L’America First di Donald Trump pronta a colpire anche l’Italia. Dazi, l’allarme di Coldiretti su agroalimentare
Donald Trump fa sul serio. Se Stati Uniti e Cina non riusciranno a trovare alcun accordo commerciale entro venerdì, l’America farà scattare quello stesso giorno un aumento dei dazi doganali su $200 miliardi di prodotti cinesi dall’attuale 10% al 25%. La conferma delle intenzioni del presidente americano è arrivata nelle ultime ore dal rappresentante al commercio Usa Robert Lighthizer e dal segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin.
Entrambi hanno sottolineato l’impegno dell’amministrazione Usa ad agire: a quei due tweet con cui il presidente americano ha espresso la sua furia nei confronti della Cina, insomma, l’America First di Trump è pronta a far seguire i fatti. Che cosa si è rotto in quei negoziati che per alcuni mesi sono riusciti a congelare la guerra commerciale Usa-Cina?
L’ultima parola non è ancora detta, ma Lighthizer ha reso noto che, nel corso dell’ultima settimana, l’amministrazione Usa ha rilevato “un’erosione nella volontà di impegnarsida parte della Cina”.
Le trattative per un accordo commerciale, ha aggiunto, proseguono, e una delegazione cinese sarà a Washington nelle giornate di giovedì e venerdì. Il funzionario prevede anche che il vicepremier cinese parteciperà ai negoziati e una conferma in tal senso è arrivata anche da Pechino, che ha reso noto che Liu He sarà presente nel nuovo round di trattative previste a Washington per il 9 e il 10 maggio.
Lighthizer ha ammesso che una nota positiva è che c’è stato un buon impegno da parte della Cina a eliminare quei sussidi che distorcono i mercati. Anche il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha rilasciato dichiarazioni dai toni chiaro-scuri sullo scoglio contro cui si sarebbero arenate nelle ultime ore le trattative commerciali.
In particolare, ha detto, nel week end è emerso che i negoziati Usa-Cina hanno fatto notevoli passi indietro, e che Trump sta valutando l’opzione di incontrare il presidente cinese Xi Jinping.
“Sarebbe un peccato se non riuscissimo a raggiungere un accordo – ha continuato Mnuchin, precisando che l’intero team economico è compatto nel raccomandare a Trump di imporre le tariffe in caso di mancato accordo entro la giornata di venerdì.
Lighthizer ha confermato che probabilmente nella giornata di oggi l’amministrazione Trump diramerà un comunicato relativo alla decisione di aumentare i dazi al 25% su $200 miliardi di prodotti cinesi.
Intanto, i principali quotidiani italiani aprono con l’incubo guerra commerciale che agita i sonni di tutto il mondo, mettendo in evidenza cosa rischierebbe, in particolare, l’economia italiana.
Ieri un alert sulle conseguenze era arrivato dalla stessa associazione Coldiretti, con la seguente nota:
“L’accelerazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sui dazi alla Cina fa tremare anche l’Unione Europea dopo l’avvio ufficiale della procedura per mettere i dazi anche sui prodotti europei per un importo complessivo di 11 miliardi di dollari“.
Tra l’altro Coldiretti ha ricordato che, oltre alle minacce di Trump, proprio ieri 6 maggio è iniziata l’indagine del Dipartimento del Commercio Usa (USTR) sulla proposta di imporre dazi pure sulle importazioni per una lunga lista di prodotti provenienti dall’Unione europea.
“La procedurasi concluderà il 28 maggio e prevede l’audizione pubblica delle parti interessate e il successivo invio di considerazioni scritte sulle misure proposte dall’Amministrazione in risposta agli aiuti europei all’Airbus che danneggiano la Boeing. La black list dei prodotti europei da colpire con dazi comprende anche importanti prodotti agricoli e alimentari di interesse nazionale come i vini tra i quali il Prosecco ed il Marsala, formaggi, ma anche l’olio di oliva, gli agrumi, l’uva, le marmellate, i succhi di frutta, l’acqua e i superalcolici tra gli alimentari e le bevande colpite. Una scure che, secondo l’analisi di Coldiretti, si abbatte sul principale mercato di sbocco dei prodotti agroalimentari Made in Italy fuori dai confini comunitari dove nel 2018 si è registrato il record per un valore di 4,2 miliardi (+2%)”. “Se con un valore delle esportazioni di 1,5 miliardi di euro nel 2018 – prosegue Coldiretti – il vino è il prodotto Made in Italy più colpito, in pericolo ci sono anche altri prodotti simbolo dell’agroalimentare nazionale a partire dall’olio di oliva con le esportazioni che nel 2018 sono state pari a 436 milioni ma ad essere minacciati sono anche i formaggi italiani che valgono 273 milioni. E’ il caso del Pecorino Romano con gli Usa che rappresentano circa i 2/3 del totale export mentre per Grana Padano e Parmigiano Reggiano gli Usa sono il secondo paese per importanza, dopo la Germania”.
Nel mirino del presidente degli Stati Uniti Donald Trump in particolare è finita secondo Coldiretti circa la metà (50%) degli alimentari e delle bevande Made in Italy dirette in Usa che saranno protagoniste di Tuttofood la World Food Exibition alla Fiera di Milano dal 6 al 9 maggio.
Attenzione inoltre all’articolo-avvertimento su un’escalation della guerra commerciale anche contro l’Ue, firmato da Ettore Livini su Repubblica:
Ettore Livini sottolinea come nessuno, in caso di escalation di guerra commerciale, scamperebbe alla furia di Trump. Tanto meno l’Italia, la cui economia dipende così tanto dall’export.
“La guerra dei dazi è già costata lo scorso anno 1,7 miliardi all’Italia. E se scoppierà su tutti i fronti comprese le sanzioni americane contro la Ue – il pedaggio potrebbe salire (stime del centro studi Confindustria) a 8,5 miliardi entro il 2021. Le scaramucce commerciali degli ultimi mesi hanno già sforbiciato la crescita mondiale, scesa dal 3,8% del primo semestre 2018 al 3,2% del secondo. E l’Fmi ha appena tagliato dello 0,4 le stime sul 2019, dando la colpa alle tensioni tra Usa, Cina ed Europa. Quali sono i rischi per il nostro Paese? Se il focolaio di crisi rimanesse isolato al braccio di ferro tra Washington e Pechino, la situazione sarebbe gestibile: secondo l’ufficio studi di Confindustria, anzi, nel primo anno di dazi il Pil italiano potrebbe avere un piccolo effetto positivo. Tendenza che si invertirebbe (di poco) in negativo nei due anni successivi. Se a fine maggio invece Donald Trump concretizzasse i dazi all’Europa gli effetti per l’Italia sarebbero ben più gravi: per Confindustria perderemmo lo 0,5 del Pil in due anni. «Il danno per la nostra manifattura è scontato», commenta Andrea Montanino, capo economista di Viale dell’Astronomia”.