Lavoro: 1 trentenne su 3 vive con paghetta, 7 su 10 convinti che serva la raccomandazione per trovare un posto
Più di 1 trentenne italiano su 3 (vale a dire il 35%) vive con la paghetta dei genitori. Ma se si considerano tutti i giovani tra i 18 e i 34 anni, la percentuale di chi è costretto a farsi mantenere da mamma e papà sale al 55%, più un altro 6 per cento che si affida alla pensione dei nonni. Non solo. Ben il 68 per cento dei giovani italiani, ossia quasi 7 trentenni su 10, vive ancora in famiglia. E’ quanto emerge dalla prima analisi Coldiretti/Ixè su “I giovani italiani, la vita e il lavoro”, confermando la difficile situazione delle generazioni che entrano nel mondo del lavoro. Secondo lo studio presentato dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) in questi giorni a Davos, 1 giovane su 4 è a rischio povertà nell’Europa mediterranea.
Il 72% convinto che per trovare il posto serva la raccomandazione
I giovani che si sono dati alla ricerca attiva del lavoro nell’ultimo anno hanno presentato in media 14 curriculum, ma una percentuale del 34 per cento per rassegnazione e sfiducia non ha inviato alcuna domanda di assunzione o lavoro. Una minoranza del 5 per cento di giovani poi ha ricevuto oltre 50 porte sbattute in faccia, risposte mancanti o negative, di fronte alla richiesta di lavoro. L’invio dei curriculum resta il canale principale usato dai ragazzi per cercare lavoro, davanti al passaparola e agli annunci sui social, mentre le agenzie di lavoro interinale si trovano solo al quarto posto e nessuno indica ormai i concorsi, sempre più sovraffollati, come possibilità per trovare impiego. Preoccupa il dato che mostra come il 72 per cento dei giovani under 35 dichiari di conoscere qualcuno che ha trovato lavoro grazie alle raccomandazioni. Dinanzi a questa situazione non deve sorprendere che il 34 per cento si dica disposto a cambiare nazione per trovare un impiego e un 22 per cento sia convinto che il suo futuro sarà all’estero.
A 30 anni cambiati in media cinque lavori
I giovani italiani sono diventati sempre più flessibili e disposti a fare lavori meno gratificanti pur di riuscire a mantenersi in un contesto in cui il tasso disoccupazione giovanile è del 32,7%, in calo anche se resta il terzo dato piu’ alto d’Europa dopo Grecia e Spagna secondo gli ultimi dati Istat. Se un posto da operatore ecologico sarebbe accettato dal 56 per cento degli under 35 disoccupati, poco più della metà (51 per cento) punterebbe a un lavoro nella food delivery (consegna di cibo a domicilio) e un 50 per cento farebbe il dog sitter, che si piazza ben davanti a pony express (39 per cento) e operatore di call center (37 per cento) mentre solo uno su quattro (24 per cento) vorrebbe fare il badante. Nell’attesa i giovani si arrangiano come possono tanto che 3 su 4 hanno già avuto esperienze lavorative multiple per una media di quasi 4 lavori già cambiati, che salgono a 5 se si considera la fascia tra i 30 e i 34 anni.
Cresce numero imprese agricole condotte da under 35
In questo contesto, nuove e interessanti prospettive giungono dal cibo Made in Italy. Sempre secondo la ricerca, è cresciuto del 9% il numero di imprese agricole italiane condotte da under 35. Un dato che evidenzia la forte attrattività del settore per le nuove generazioni e che porta l’Italia al vertice in Europa per numero di aziende condotte da giovani, con 53.475 imprese agricole italiane.