Lavoro: i giovani tornano alla terra, Italia leader in Europa. Il maggior freno? La burocrazia
In Italia i giovani tornano alla terra, più che nel resto d’Europa. Si contano oltre 56mila giovani under 35 alla guida di imprese agricole, un primato a livello europeo con un aumento del +12% negli ultimi cinque anni. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti su dati Infocamere al terzo trimestre 2019. Una tendenza che potrebbe essere spiegata dall’ancora elevato tasso di disoccupazione in Italia (al 9,8% e al 26,8% quella giovanile, secondo gli ultimi dati Istat), rispetto alla media in Ue. “E’ in atto un cambiamento epocale che non accadeva dalla rivoluzione industriale – sottolinea Coldiretti – il mestiere della terra non è più considerato l’ultima spiaggia di chi non ha un’istruzione e ha paura di aprirsi al mondo, ma è la nuova strada del futuro per le giovani generazioni istruite”.
Una presenza che ha di fatto rivoluzionato il lavoro della terra dove sette imprese under 35 su dieci operano in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.
La rinnovata attrattività della campagna per i giovani – sottolinea Coldiretti – si riflette nella convinzione comune che l’agricoltura sia diventata un settore capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale. Lo confermano i numeri: la capacità di innovazione e di crescita multifunzionale porta le aziende agricole dei giovani ad avere una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più.
E se tra i giovani imprenditori agricoli c’è chi ha scelto di raccogliere il testimone dai genitori, la vera novità rispetto al passato sono gli under 35 arrivati da altri settori o da diverse esperienze familiari che hanno deciso di scommettere sulla campagna, i cosiddetti agricoltori di prima generazione e tra questi nuovi giovani imprenditori della terra, ben la metà è laureata, il 57% ha fatto innovazione, ma soprattutto il 74% è orgoglioso del lavoro fatto e il 78% è più contento di prima. Ed è rilevante tra i giovani imprenditori anche la presenza femminile che sfiora 1/3 del totale (32 per cento), secondo una analisi Coldiretti/Ixè.
La burocrazia spegne i sogni di 1 giovane su 2
La burocrazia però rischia di spegnere il sogno di oltre 1 giovane italiano su 2 (55%) fra i quasi 39mila che hanno presentato domanda per l’insediamento in agricoltura con progetti imprenditoriali respinti per colpa degli errori di programmazione delle amministrazioni regionali. Ma anche per quanto riguarda le domande presentate e ammesse a finanziamento solo poco più della metà (55%), denuncia la Coldiretti, è stata effettivamente pagata, con le conseguenti difficoltà per chi ha già effettuato gli investimenti e rischia ora di trovarsi “scoperto” dal punto di vista finanziario. Il risultato è la perdita di un potenziale di mezzo miliardo all’anno di valore aggiunto che le giovani imprese avrebbero potuto sviluppare.
L’andamento regionale sui progetti giovani presentati per i bandi è molto differenziato da Nord a Sud. Se in Lombardia è stato bocciato solo il 13% delle domande, in Emilia Romagna il 16%, in Trentino il 22% e in Valle d’Aosta il 23%, record negativi si registrano invece in Basilicata con il 78%, in Calabria con il 76%, in Puglia con il 75%.