Lavoro: non solo la “Grande Dimissione, i 5 trend che cambieranno il futuro
Il mondo del lavoro non sarà mai più lo stesso dopo la pandemia. Lo dimostra il fenomeno della Grande Dimissione (Leggi QUI) e lo conferma il rapporto “The Working Future” di Bain & Company, che ha analizzato i cambiamenti e i nuovi trend in atto attraverso un sondaggio su oltre 20.000 lavoratori in 10 paesi (Stati Uniti, Cina, Germania, Francia, Italia, Giappone, India, Indonesia, Nigeria e Brasile), che rappresentano circa il 65% del Pil globale. Ebbene, dalla ricerca emerge che la maggior parte dei lavoratori nel mondo, il 58% per la precisione, ritiene che la pandemia abbia rappresentato un punto di rottura, costringendo le persone a ripensare l’equilibrio tra lavoro e vita personale.
I cinque trend che stanno rivoluzionando il mondo del lavoro
La ricerca ha individuato cinque trend chiave che stanno rimodellando il futuro del lavoro:
1 – Le motivazioni stanno cambiando: si cerca più flessibilità
I miglioramenti negli standard di vita negli ultimi 150 anni ci stanno permettendo di spendere un numero inferiore di ore a lavorare e stanno contribuendo a migliorare le aspettative su ciò che un posto di lavoro dovrebbe offrire. Sebbene il compenso sia ancora sul podio delle priorità della maggior parte dei lavoratori, in Italia solo 1 lavoratore su 5 lo classifica come il fattore principale per la scelta di un lavoro, con la flessibilità che assume un ruolo sempre più importante: per il 12% dei lavoratori italiani è già il primo motivo per scegliere un posto di lavoro.
2 – La definizione di “buon lavoro” dipende da che lavoratore sei
Anche la definizione di “buon posto di lavoro” sta cambiando, andando incontro a diverse esigenze. Bain ha infatti individuato un diverso mix di priorità a seconda dell’archetipo di lavoratore. Per esempio, i Worker Bees trovano significato e autostima principalmente al di fuori del loro lavoro, considerando la loro occupazione come un mezzo, non sono motivati dallo status o dall’autonomia, e preferiscono stabilità e prevedibilità. Ci sono invece i Givers che trovano motivazione nei lavori che migliorano la vita degli altri, come la medicina o l’insegnamento. La loro natura empatica si traduce tipicamente in profonde relazioni interpersonali. Gli Artisans cercano un lavoro che li affascini o li ispiri, e amano essere apprezzati per la loro competenza, desiderano un alto grado di autonomia, dando meno importanza al lavoro di team. Gli Explorers cercano invece carriere che forniscano un alto grado di varietà ed eccitazione, tendono ad adottare un approccio pragmatico allo sviluppo professionale, ottenendo solo il livello di competenza necessario. Per gli Strivers, la motivazione arriva dal successo professionale, e apprezzano lo status e il compenso, sono disposti a tollerare lavori più di routine, purché sia utile al raggiungimento dei loro obiettivi di lungo termine. Infine, i Pioneers si identificano profondamente con il loro lavoro e attraverso la loro professione desiderano cambiare il mondo, sono disposti a fare grandi sacrifici in nome della propria visione e mettono la loro energia al servizio dei cambiamenti.
3 – L’automazione sta (ri)umanizzando il lavoro
Le qualità tipicamente umane – cioè la capacità di risolvere i problemi, l’empatia e la creatività – stanno crescendo d’importanza, mentre l’automazione andrà a sostituire progressivamente il lavoro di routine. Bain si aspetta uno spostamento del mix occupazionale nelle economie sviluppate che favorirà le qualità umane, e questo richiederà una grande riqualificazione della forza lavoro.
4 – Il digitale favorisce lo smartworking
Il boom di smartworking ha modificato in modo significativo le modalità in cui i lavoratori interagiscono con l’azienda. Questi cambiamenti hanno ridotto i costi aziendali e hanno generato miglioramenti per i lavoratori, soprattutto sotto il profilo della qualità della vita, ma anche fatto emergere alcune difficoltà che devono ancora essere superate, come quello di connessione tra colleghi.
5- Le nuove generazioni sono sempre più stressate
I giovani sono sottoposti a una crescente tensione psicologica che si riflette nella loro vita lavorativa. Se questo trend si manifesta in maniera diffusa in tutte le geografie prese in considerazione, l’Italia è sul podio, dopo Giappone e Brasile: il 64% dei lavoratori italiani sotto i 35 anni intervistati si sente sopraffatto o sotto stress, mentre solo il 54% degli over 35 e il 44% degli over 55 cita lavoro e stabilità economica come elementi di preoccupazione. In generale, solo il 60% dei lavoratori italiani intervistati è soddisfatto della propria professione.
Come questi trend impattano le aziende?
Tenendo conto di tutti questi trend, Bain & Company ha individuato tre aree in cui le aziende che vorranno avere successo dovranno investire. In primo luogo, queste realtà dovranno passeranno dall’essere “a caccia di talenti” (talent taker) a “sviluppatori di talenti” (talent maker): questo richiede investimenti di scala nella formazione e nella creatività, concentrandosi sui percorsi di carriera delle risorse e coltivando una mentalità di crescita all’interno dell’organizzazione. In secondo luogo, le aziende leader dovranno spingere i dipendenti a lavorare sulle capacità personali e a costruire una carriera che corrisponda alla loro idea soggettiva di vita.