Lavoro: stop assunzioni a causa del Covid-19, su LinkedIn il crollo è del 62%
Effetto Covid-19 sulle assunzioni, che con l’emergenza e il conseguente blocco delle attività si sono fermate. E’ ciò che emerge dall’ultima ricerca diffusa da LinkedIn, il più grande network professionale al mondo, nella quale sono presi in esame i dati aggiornati relativi ai tassi di assunzione in Italia dall’inizio dell’emergenza coronavirus. Tra i numeri principali emerge che in Italia le assunzioni sono in calo del -62% anno su anno, secondo i dati aggiornati al 10 aprile. Un calo di ben 22 punti percentuali rispetto al precedente -40% anno su anno, registrato poche settimane prima.
Cosa aspettarci in futuro?
Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), nel suo ultimo aggiornamento del World Economic Outlook, si aspetta che la crisi dovuta al coronavirus esigerà il maggior tributo sull’economia globale dalla Grande Depressione degli anni ’30. Mentre la traiettoria seguita dalla Cina, un paese che sta lentamente cercando di tornare alla normalità, sembrerebbe suggerire che la crescita economica possa tornare positiva nel corso del 2020 per molti paesi, un pieno recupero del Pil e dell’occupazione potrebbe richiedere alcuni anni e dipenderà dal superamento definitivo della crisi sanitaria. In questo contesto, l’Fmi si aspetta che la crescita economica in Italia torni non prima del 2021.
L’impatto sui diversi settori
La ripresa sarà più o meno lenta a seconda dei diversi settori. Secondo Mariano Mamertino, economista senior di LinkedIn, quelli che impiegheranno più tempo a riprendersi saranno i settori che fanno maggiore affidamento sul reddito disponibile alle famiglie e sono particolarmente esposti all’attuale mancanza di fiducia da parte dei consumatori nella salute e sicurezza personale, come la vendita al dettaglio, l’entertainment e i viaggi. Una ripresa più rapida invece è prevista in quei settori che fanno affidamento sulla spesa su beni durevoli che è stata ritardata a causa della crisi sanitaria, o in settori che possono più facilmente raggiungere un maggior numero di mercati esteri. Un pieno recupero dell’occupazione ai livelli pre-coronavirus, tuttavia, “non potrà avvenire senza il superamento efficace e definitivo della crisi sanitaria”, afferma Mamertino.
Un confronto con le recessioni del passato
Le misure di contenimento adottate per rallentare la diffusione del coronavirus hanno scatenato un enorme shock per le attività economiche a livello globale. L’analogia migliore per l’attuale recessione non è offerta dalle recessioni del passato, ma piuttosto si può trovare nelle conseguenze economiche legate ad un disastro naturale, come un uragano, che provoca un arresto quasi immediato dell’economia di un’intera regione. I dati che quantificano l’impatto economico di catastrofi naturali risultano però contrastanti, in quanto dimostrano che considerevoli impatti negativi nel breve periodo sul mercato del lavoro potrebbero essere temporanei (come successo nel caso dell’uragano Harvey negli Usa). A differenza anche dei disastri naturali più gravi, l’epidemia di coronavirus non è un fenomeno che passa rapidamente e rimane incertezza su quanto a lungo ancora possa continuare. “In definitiva – conclude l’esperto di LinkedIn – la persistenza dell’impatto del coronavirus sul mercato del lavoro dipenderà dal numero di aziende che saranno costrette a chiudere i battenti definitivamente a causa della pandemia e il conseguente impatto sull’occupazione”.