L’economia sommersa e illegale aumenta, vale il 12% del Pil. Si diffonde il lavoro nero
Aumenta l’economia non osservata, ossia quella parte di attività che sfugge all’osservazione e ai controlli fiscali. Mentre il governo sta approvando il Documento programmatico con i numeri della prossima legge di Bilancio da inviare a Bruxelles, in cui la lotta all’evasione è uno dei capisaldi, spuntano i numeri dell’Istat che mostrano come l’economia sommersa e le attività illegali è aumentata: nel 2017 il valore è salito dell’1,5% attestandosi a circa 211 miliardi di euro. Il suo valore incide sul 12,1% del Pil dell’Italia.
Guardando nel dettaglio emerge che la sotto-dichiarazione (vale a dire l’occultamento di una parte del reddito, attraverso dichiarazioni errate del fatturato e/o dei costi) è la voce preponderante, con un valore di 97 miliardi. Il fenomeno riguarda soprattutto il settore del commercio, trasporti, alloggio e ristorazione.
Preponderante anche l’impiego di lavoro irregolare con 3,7 milioni di posti in nero, per un valore di 79 miliardi. “Il ricorso al lavoro non regolare da parte di imprese e famiglie è una caratteristica strutturale del mercato del lavoro italiano”, si legge nel rapporto Istat. L’aumento della componente non regolare (+0,7% rispetto al 2016) segna la ripresa di un fenomeno che nel 2016 si era invece attenuato.
UNC: “Serve battaglia contro lavoro nero”
“Dati sconfortanti – commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Non c’è una sola voce che migliori rispetto al 2016. Serve una battaglia non solo contro gli evasori, ma anche contro il lavoro nero. Una guerra che nessuno ha voluto ancora iniziare”.
Secondo l’UNC, fino a quando il lavoratore che denuncia il lavoro in nero rischia di passare per evasore e di dover pagare le tasse arretrate, il problema non potrà essere combattutto in maniera efficace.