L’importanza del debito: da Tria no a reddito cittadinanza e decreto dignità. E flat tax per pochi
L’importanza del debito, seppur in modo meno plateale rispetto agli altri esecutivi, si manifesta sempre di più regista occulto delle mosse del governo M5S-Lega, checché ne dicano. Le indiscrezioni riportate dalla stampa italiana vanno tutte in quella direzione.
Ci sono i rumor del quotidiano La Repubblica, ben espressi nel titolo dell’articolo “No al reddito di cittadinanza e Flat tax solo per pochi. La manovra di Tria è ‘povera’”. E ci sono poi le voci sullo schiaffo con cui sempre Tria si appresterebbe a colpire Luigi Di Maio, anche nell’altro suo cavallo di battaglia: il decreto dignità.
E’ quanto scrive La Stampa, rivelando sulla base di fonti che “il ministro Tria si allea con la Lega e fa saltare il ‘decreto dignità'”. Per non parlare poi di quanto ha affermato il neo presidente della Commissione Finanze al Senato, Alberto Bagnai che, in un’intervista a Reuters, sottolinea tra le altre cose che, se la crescita italiana manterrà il passo, l’esecutivo potrebbe anche confermare gli obiettivi di taglio del deficit che sono stati stabiliti dal precedente governo di centro-sinistra.
Populisti fuori, come tutti gli altri dentro? +
Sicuramente, il nodo delle coperture finanziare per mettere in pratica le promesse sbandierate dal contratto di governo M5S-Lega esiste, e nessuno può snobbarlo, neanche se l’esecutivo ha la firma giallo-verde. C’è poi più di una divergenza tra il pensiero politico della Lega di Matteo Salvini e quello del M5S di Luigi Di Maio.
La Stampa scrive che la verità sul decreto di dignità è che “il decreto legge è stato stoppato dal ministro dell’Economia Giovanni Tria”. Motivo?
“Gli uffici della Ragioneria avrebbero avuto da ridire sulle coperture finanziarie di alcune misure, giudicate insufficienti e inadeguate. A cominciare dall’abolizione dell’obbligo dello split payment, un meccanismo tributario mirato a contrastare l’evasione del pagamento dell’Iva quando si ha a che fare con la pubblica amministrazione“.
Inoltre, viene rilevato che, a fronte di un Luigi Di Maio in versione Robin Hood, che vuole risolvere i problemi dei poveri e dei precari del mercato del lavoro proponendo misure come reddito di cittadinanza e decreto dignità, la Lega di Salvini si è fatta sempre paladina degli interessi delle imprese. E ieri, nota il quotidiano, “Confindustria, Confesercenti e Confcommercio hanno protestato contro questa misura (decreto di dignità). Una protesta, pare, che avrebbe trovato ascolto sia al ministero dell’Economia che al quartiere generale della Lega”, scrive La Stampa.
Non che la Lega potrà tuttavia brindare se, come anticipa La Repubblica, Tria, nella sua “manovra povera”, starebbe contemplando la flat tax soltanto per pochi. Ma, come ha avvertito ieri il numero uno dell’Osservatorio dei Conti Pubblici, Carlo Cottarelli, evidentemente i conti davvero non tornano.
E, dunque, via alla sforbiciata sulle promesse elettorali.