L’Italia non riparte: anche nel II trimestre quadro fragile. Confindustria, prossima manovra sarà difficile
L’Italia non cresce e il quadro rimarrà fragile e incerto anche nei prossimi mesi. E’ il parere del Centro Studi Confindustria, secondo cui gli investimenti sono attesi in calo, i consumi interni deboli e anche le previsioni per le esportazioni non sono brillanti. E sulle scelte di politica economica elaborate dal governo, l’istituto di viale dell’Astronomia è scettico, sottolineando come il Documento di Economia e Finanza (Def), approvato lo scorso 9 aprile dal Consiglio dei ministri, sia sì realistico dopo il taglio delle stime di rescita, ma dice poco su come raggiungere gli obiettivi.
Lo scenario del II trimestre resta fragile e incerto
“Il Pil italiano nei primi mesi del 2019, come atteso, ha smesso di ridursi – rileva Confindustria nel suo ultimo rapporto sulla congiuntura, diffuso oggi – Ma lo scenario a inizio II trimestre resta fragile e incerto“. La produzione industriale, seppur risalita e in recupero dal crollo di fine 2018, fa presagire una nuova flessione a breve, gli investimenti sono attesi in calo con un peggioramento delle condizioni in cui operano le aziende e i consumi interni deboli. Anche le esportazioni non sono brillanti, di riflesso alla frenata del commercio mondiale, dovuta a dazi e incertezza. E quindi le prospettive per l’export tricolore per i mesi primaverili sono fiacche: “Pesa l’indebolimento degli scambi mondiali e, in particolare, della domanda di prodotti italiani in Germania e Turchia”.
Def realistico, ma dice poco
Secondo Confindustria, il Def elaborato dal governo è realistico, in quanto si inquadra in un contesto di consumi interni quasi fermi, investimenti privati attesi in calo e, in generale, un rallentamento dell’economia mondiale. Il governo sembra consapevole della difficile fase congiunturale e rivede, realisticamente, le stime del dicembre scorso: +0,1% la crescita tendenziale per il 2019 (da +1,0) e +0,6% per il 2020 (da +1,1), in linea con le stime degli altri previsori. Tuttavia, non dice quali politiche economiche intende adottare per realizzare gli obiettivi. I pochi interventi indicati nel Def, sottolineano da Confindustria, riguardano il rifinanziamento delle politiche invariate (per missioni di pace e maggiori oneri per il pubblico impiego) e una maggiore spesa per investimenti pubblici. Le coperture finanziarie necessarie deriverebbero da misure di contrasto allʼevasione fiscale e di spending review, ma in entrambi i casi si tratta di misure solo accennate.
Guardando al futuro, l’istituto si mostra preoccupato: “La scrittura della prossima manovra sarà un arduo esercizio; non ci sono opzioni né facili, né indolori”.Il riferimento è innanzitutto agli aumenti dell’Iva e delle accise previsti dalle clausole di salvaguardia, che valgono 23,1 miliardi nel 2020. Secondo stime CSC, se scattassero gli aumenti delle imposte indirette farebbero diminuire la dinamica del Pil dello 0,3%. Il governo non dice, nel Def, come intende procedere. Si accenna a una riforma fiscale, che è una priorità, ma senza indicare dove recuperare le risorse. “L’assenza di decisioni crea incertezza, mentre andrebbe restituita fiducia”, conclude Confindustria.