Lotta al contante: la controproposta per far lievitare da 17% a 50% quota pagamenti digitali
Dopo quella di Confindustria che ha già destato parecchio scalpore arriva un’altra proposta per favorire la tracciabilità dei sistemi di pagamento in Italia, senza costi per consumatori e imprese. E’ quella che lancia l’Ufficio economico Confesercenti e che prevede l’istituzione di un incentivo per i consumatori che utilizzino carte o altre forme digitali per i loro acquisti.
Confesercenti: sconto premio a chi usa bancomat & co
L’incentivo è costituito da uno sconto di premio del 2% sugli acquisti effettuati con carte o altre forme digitali, che verrà restituito come credito di imposta. L’ufficio economico della Confesercenti quantifica anche i costi della misura che, a suo dire, sarebbero meno del previsto. A regime, il premio costerebbe circa 9 miliardi di euro l’anno; ma l’agevolazione fiscale, sotto forma di maggiore disponibilità delle famiglie, può creare circa 8 miliardi di euro di nuova spesa, da cui il Fisco recupererebbe a sua volta circa 4 miliardi tra Iva e imposte sui redditi. Fine ultimo della misura è rilanciare i consumi e portare in tre anni dal 17% al 50% del totale la quota di pagamenti in moneta elettronica.
Per realizzare questo obiettivo però l’incentivo da solo non basta. Secondo la Confersercenti in particolare l’incentivo per i consumatori deve accompagnarsi l’azzeramento delle commissioni bancarie sui micro-pagamenti sotto i 30 euro. Nel commercio, l’importo medio delle transazioni con contanti è di 13,57 euro, ed è ancora più basso nei pubblici esercizi. Per gli esercizi di piccole dimensioni la gestione ed installazione del Pos presentano anche dei costi fissi di ammontare elevato rispetto al fatturato che necessiterebbero, quindi, di un sostegno specifico, anche nella forma di credito d’imposta. Inoltre, continua Confesercenti, va poi estesa la diffusione di carte contactless, senza le quali i pagamenti di piccole entità diventano impossibili. Per alcune categorie di esercizi caratterizzate da pagamenti di piccola entità – come i gestori carburanti, bar, tabacchi, edicole – le commissioni della moneta elettronica arrivano, in alcuni casi, ad annullare completamente il margine. “La maggiore diffusione di moneta elettronica è un obiettivo che dobbiamo tutti perseguire. Ma la ricetta non può essere quella di bastonare i consumatori che prelevano contanti”, commenta la Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise. “La crescita dei consumi è tornata ai minimi degli ultimi anni, e rimane l’interrogativo dell’Iva. Diciamo quindi no a penalizzazioni sui contanti: per una volta, scegliamo la carota e favoriamo la moneta elettronica dando un vantaggio ai consumatori. Allo stesso tempo, affrontiamo il nodo delle commissioni sui piccoli pagamenti e quello delle infrastrutture: in alcune zone del nostro Paese ci sono ancora gravi problemi di copertura, un fatto che non può essere ignorato, ciascuno deve essere libero di poter pagare in contanti o con moneta elettronica. La moneta elettronica deve essere più conveniente del contante”.
Confcommercio: no a nuove tasse, sì al credito di imposta
La proposta di Confindustria, criticata da Confesercenti, è di introdurre un credito d’imposta del 2% per pagamenti elettronici e una commissione del 2% sui prelievi Atm sopra i 1.500 euro, con un gettito stimato di 3,4 miliardi l’anno. Lo sgravio del 2% si applicherebbe a chi paga mediante carta di credito, debito e prepagate nominative o bonifico bancario: il consumatore paga il prezzo pieno ma accumula un reddito che verrà contabilizzato e comunicato dalla banca di appoggio della carta di pagamento. L’ipotesi di una tassa sui contanti “è un’idea che non ci piace” aveva sottolineato Confesercenti. “Sarebbe una stangata da miliardi di euro sui consumatori che concorrerebbe sicuramente a deprimere ancora di più la spesa delle famiglie, già in rallentamento”. L’ipotesi di tassare il contante non è la strada da seguire è anche il commento di Confcommercio. “La priorità – sottolinea l’associazione – rimane, comunque, quella di ridurre le commissioni previste per l’utilizzo della moneta elettronica sia per gli acquirenti che per i commercianti. Per questi ultimi, la riduzione può essere realizzata anche per via fiscale attraverso lo strumento del credito d’imposta. In ogni caso, i micropagamenti, quelli ad esempio al di sotto di 30 euro, dovrebbero essere esenti da commissioni a carico delle imprese del commercio”.