Luigi Di Maio: dalla crisi Pernigotti una legge ad hoc che leghi i marchi al territorio
Si riaccendono i riflettori sul caso Pernigotti, storica azienda dolciaria di Novi Ligure a rischio chiusura. Oggi al Mise il tavolo sul futuro dello stabilimento dopo che il 6 novembre scorso il gruppo turco Toksoz, proprietario dell’azienda, annuncia la chiusura dello stabilimento, un fulmine a ciel sereno per circa 100 lavoratori che da quel giorno sono in assemblea permanente in attesa di conoscere le sorti dell’azienda.
La crisi della Pernigotti
I fratelli turchi hanno annunciato di voler chiudere lo stabilimento ed esternalizzare la produzione. Dopo numerose polemiche si è arrivati a fine novembre quando, a seguito dell’incontro che si è tenuto a Palazzo Chigi tra il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, il vicepresidente e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, e la Toksoz, i vertici della Pernigotti hanno accolto le richieste del governo e sospeso la procedura di licenziamenti, seppure temporaneamente, fino al 31 dicembre. Obiettivo dichiarato è lavorare sulla reindustrializzazione del sito produttivo di Novi Ligure e a questo scopo si annuncia la nomina di un soggetto terzo con il compito di verificare, analizzare e valutare le opportunità produttive. Intanto l’azienda ha avanzato richiesta di cassa integrazione con causale di reindustrializzazione al fine di garantire l’ammortizzatore sociale ai propri dipendenti (100 diretti e 150 stagionali) e permettere la reindustrializzazione del sito produttivo e delle attività dell’azienda.
Le manifestazioni di interesse: da Sperlari alle realtà locali
Nel corso delle settimane arrivano indiscrezioni che parlano della possibilità dei turchi della Toksoz disposti a vendere il marchio. A manifestare interesse in pole position la cremonese Sperlari, brand di caramelle e torroni, di proprietà della tedesca Katjes International Gmbh, un fondo indiano, che avrebbe affidato l’incarico di sondare il terreno a una società svizzera e da ultimo, secondo indiscrezioni raccolte da Radiocor, anche la Laica di Novara e alcune realtà locali interessate ai macchinari, come la Suissa.
Il tavolo al Mise
Sabato al Ministero del Lavoro si è tenuto il tavolo con i lavoratori. “Se servirà più tempo alla proprietà per trovare partner industriali siamo pronti a concederglielo – ha affermato il vicepremier Di Maio – l’interesse primario del Governo è che lo stabilimento resti aperto e che le persone possano continuare a lavorare. Non si può dividere il marchio Pernigotti dai lavoratori che ne hanno costruito la storia”. Oggi nuovo tavolo al ministero dello Sviluppo economico ad oggetto la firma dell’accordo per la concessione di 12 mesi di cassa integrazione ai circa 100 lavoratori (che sono in assemblea permanente ormai da due mesi) dell’impianto. Il ministro del lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha aperto alla possibilità che il Parlamento approvi una legge derivante dal caso Pernigotti che leghi i marchi del made in Italy al territorio. “Ogni battaglia – ha spiegato Di Maio rivolgendosi ai lavoratori – produce qualcosa di più grande. Dalla vertenza Bekaert in Toscana è stata reintrodotta la cassa integrazione per cessazione, o meglio per reindustrializzazione, abolita dal Jobs Act. Dal caso Pernigotti arriverà in parlamento la legge che impone ai marchi italiani di restare nel territorio in cui sono nati, legati alle comunità che li hanno fatti nascere, sviluppare e che li hanno resi grandi nel mondo”.