Manovra 2020: riforma ticket sanitari. Addio Superticket, si pagherà in base ai redditi
Lo aveva annunciato il ministro della Sanità Roberto Speranza dal suo profilo Facebook, nel pomeriggio di ieri: “Abbiamo deciso di affrontare con forza la questione del superticket, un balzello di 10 euro che purtroppo non consente a troppi cittadini di accedere al nostro Ssn e ieri abbiamo scritto per la prima volta che è sbagliato, produce discriminazioni, produce diseguaglianze e quindi ci impegniamo a superarlo”.
Ancora Speranza: “Mi batterò nei prossimi mesi per questo. Inoltre abbiamo deciso di collegare alla legge finanziaria un ddl di riordino della materia del ticket. Lo faremo con un criterio di progressività: chi ha di più deve pagare di più, chi ha di meno deve pagare di meno. E’ l’idea di un servizio sanitario universale, dove non conta quanti soldi hai in che regione vivi, il colore della tua pelle, hai il diritto sacrosanto di essere curato”.
D’altronde, si legge ancora nel post, “Oggi non conta se sei miliardario o in difficoltà economica“. Il punto, infatti, è che “al di là delle soglie di esenzione, si paga sempre la stessa cosa”, mentre “quello che ci guiderà è e resta l’articolo 32 della Costituzione che dice che la salute è un diritto fondamentale dell’individuo e un interesse della collettività».
E così, mentre infuria ancora la polemica sull’Iva da pagare più alta per chi usa il contante come mezzo di pagamento, l’attenzione si focalizza anche sulla questione dei ticket, la cui riforma è dunque contemplata nella legge di bilancio 2020 del governo M5S-PD.
Il Corriere della Sera apre oggi dedicando un articolo al nuovo caso: “I ticket in base al reddito”, in riferimento alla proposta di Speranza. Ben più duro il Giornale: “Conte nuoce alla salute” e “Arriva la sanità comunista”. Nel sommario si legge “Addio superticket, curarsi costerà di più: stangata sui redditi medi”.
Così il Messaggero spiega in cosa consisterebbe la riforma dei ticket.
“In pratica, si legge su una bozza del ddl in gestazione, il costo ticket sanitari sarà stabilito in base al costo delle prestazioni e del «reddito familiare equivalente», vale a dire del reddito prodotto dal «nucleo familiare fiscale rapportato alla numerosità del nucleo familiare». E questo anche stabilendo un importo come limite massimo annuale di spesa per i ticket, al raggiungimento del quale cesserà l’obbligo dell’assistito di versare il contributo e partecipare al finanziamento del sistema sanitario”.
A favore della proposta è l’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi della Regione Toscana, che fa notare come il costo dei ticket in base al reddito sia una misura che vige in Toscana dal 2011:
“Di fronte a un provvedimento governativo del 2011 che imponeva il superticket – ricorda l’assessore al diritto alla Salute-, la Toscana fece la scelta di graduare il ticket sui farmaci e il ticket aggiuntivo sulla specialstica ambulatoriale in base a quattro fasce di reddito, proporzionate al reddito familiare fiscale o, in alternativa, all’indicatore Isee: da 0 a 36.000 annui (esenti), da 36.000 a 70.000, da 70.000 a 100.000, oltre i 100.000. Questa decisione ha consentito all’81% dei toscani di essere esenti dal ticket aggiuntivo. E anche gli utenti appartenenti alle fasce economiche non esenti dal ticket aggiuntivo pagano ticket più che sostenibili per ricetta, che variano da 37 a 54 euro“.
“La Toscana inoltre – sottolinea ancora l’assessore – è l’unica Regione che permette di avvalersi anche dell’Isee per l’attestazione della fascia economica di appartenenza. Inoltre, dallo scorso 1° aprile, la Toscana ha abolito il contributo di 10 euro per la digitalizzazione, fino a quella data dovuto da tutti gli utenti per le prestazioni specialistiche di diagnostica per immagini: un contributo che ci sembrava ormai anacronistico, per questo abbiamo deciso di abolirlo. Infine in Toscana sono esenti da ticket per le prestazioni specialistiche ambulatoriali i lavoratori disoccupati, in cassa integrazione o in mobilità, e i loro familiari a carico”.