Manovra: a bocciarla sarà alla fine Mattarella? Nuovo affondo Austria, istiga risposta Ue
E se alla fine il ruolo di guardiano dei conti pubblici, a cui è evidente che il ministro Tria abbia deciso di abdicare, verrà ricoperto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, convinto europeista? E se dunque alla fine, stremato da un confronto Roma-Bruxelles che continua a basarsi, stando alle dichiarazioni che arrivano principalmente dalla coppia Di Maio-Salvini, piuttosto su uno scontro, Mattarella decidesse di non firmare la manovra? E’ questo lo scenario che il quotidiano La Stampa paventa oggi, riferendosi all’amarezza che il capo dello Stato starebbe provando in queste ore, ben spiegata nelle stesse dichiarazioni rilasciate nelle ultime ore.
Così Mattarella nel discorso proferito ieri all’università di Lund in Svezia:
“E’ dirimente un chiarimento introspettivo sulla direzione di marcia che i popoli europei intendono percorrere”. Il presidente della Repubblica, ha ricordato “il Trattato di Lisbona” che, “nel suo preambolo, pone esplicitamente l’obiettivo di ‘creare una Unione sempre più stretta tra i popoli d’Europa’, le cui decisioni ‘vengano assunte il più vicino possibile ai cittadini, secondo il principio di sussidiarietà. Non siamo, cioè, una semplice unione doganale, non siamo una sorta di comitato d’affari”.
Così, basandosi sulle ultime dichiarazioni del capo dello Stato, La Stampa prevede quelle che potrebbero essere le sue prossime reazioni:
“Un vecchio europeista come Mattarella non può asisstere indifferente allo scambio di colpi tra Roma e Bruxelles”, e di fronte a una questione che lo vede comunque nella “sua veste di garante della Costituzione”. Tra l’altro, continua il quotidiano, “una manovra rifiutata dall’Europa e addirittura bollata come ‘volontaria violazione degli impegni assunti (cioè lo scenario più tenuto tra i consiglieri quirinalizi) molto difficilmente rientrerebbe nei canoni costituzionali. Chiunque si domanderebbe cosa ci sta a fare l’articolo 97; i nostri partner europei si sentirebbero presi in giro, visto che il pareggio di bilancio venne inserito nell’articolo 81 proprio per garantire dopo il 2011: “Mai più noi italiani ci comporteremo come cicale”. Maastricht, come pure il ‘Six Pack’, il ‘Fiscal Compact’ e gli altri accordi invisi ai sovranisti, è parte inalienabile della Carta. Cosicché un domani potrebbe calare su questa manovra la mannaia della Consulta, attivata dalla Corte dei Conti in sede di rendiconto o anche (pare) da una singola Regione. Ancor prima scatterebbero le multe di Bruxelles, le ritorsioni sui nostri fondi comunitari. le rappresaglie sull’Unione bancaria. Come potrebbe Mattarella dare il via libera a tutto ciò? E nello stesso tempo, come non darlo?”.
Un nuovo attacco all’Italia arriva intanto dal ministro delle Finanze dell’Austria, il Paese che ha anche la presidenza di turno dell’Unione europea. Hartwig Loeger torna a prendere la parola, dopo le dichiarazioni forti rilasciate qualche giorno fa, con cui ha accusato l’esecutivo giallo-verde di tenere in ostaggio il popolo italiano e con cui si è detto pronto a dare il suo sostegno a una eventuale decisione della Commissione europea di procedere a una procedura di infrazione contro Roma.
“Per noi la risposta dell’Italia non è soddisfacente”, ha detto, in occasione della riunione dell’Ecofin dedicata al Bilancio comunitario.
Roma “ha parlato di dialogo costruttivo ma finora non vedo passi in avanti. Mi aspetto una chiara reazione della Commissione europea e do’ per scontato che saranno necessari altri colloqui”. Questo, mentre da Bruxelles arrivano indiscrezioni secondo cui è probabile che il rapporto della Commissione europea sul debito pubblico italiano – rapporto che potrebbe dare il via alla procedura per deficit eccessivo – venga presentato già il 21 novembre, insieme ai pareri dell’Ue sui bilanci.
Dal canto suo, il ministro Tria torna a premere il tasto della crescita e, in un videomessaggio alla platea di private bankers riuniti a Milano per il XIV Forum del Private Banking, ribadisce che “il governo è impegnato a concretizzare la sua strategia di investimenti pubblici in piena cooperazione con tutti gli stakeholder interessati a realizzare un obiettivo comune: sprigionare il potenziale di crescita dell’Italia”.