Manovra, Conte cede con taglio deficit al 2,04%. Ma Moscovici: ‘non ci siamo ancora’
Finalmente, dopo la carrellata di indiscrezioni degli ultimi giorni, il governo M5S-Lega svela agli italiani e al mondo fino a che punto è disposto ad abbassare il target sul deficit, rispetto a quel livello del 2,4%, fumo negli occhi della Commissione europea, che ha provocato la bocciatura della manovra. A rivelare il nuovo target è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo l’attesissimo incontro avvenuto ieri a Bruxelles con il numero uno della Commissione europea, Jean-Claude Juncker: il numero è pari al 2,04%.
Una bella sforbiciata, che va oltre i desiderata dei due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che avevano fissato come soglia intoccabile, secondo i rumor, il 2,2%, e che va incontro alle richieste Ue di un rapporto deficit-Pil all’1,95%.
Ma una sforbiciata che non sembra soddisfare ancora il commissario francese agli Affari economici e monetari dell’Ue, il francese Pierre Moscovici, che stamattina dice: “Non ci siamo ancora” sul deficit. È un passo nella giusta direzione, ma voglio dire che non ci siamo ancora. Ci sono ancora passi da fare, forse da entrambe le parti”. Insomma, Moscovici torna ad affossare le speranze dell’esecutivo.
Così il premier Conte dopo l’incontro con Juncker:
Nella negoziazione con l’Ue per il saldo della manovra “dal 2,4% siamo potuti scendere al 2,04%”, con la Commissione che ha giudicato il taglio alla stregua di una modifica “significativa e molto importante”. La riduzione è stata possibile, ha spiegato Conte, in quanto “abbiamo recuperato alcune risorse finanziarie” dopo “le stime tecniche” che hanno rivisto le misure previste dalla manovra.
Il premier ha parlato anche di un miglioramento del “piano di dismissioni” immobiliari che, secondo quanto spiega oggi Il Sole 24 Ore, ha “aperto lo spazio per scendere al 2,04%”.
Precisamente, sottolinea il quotidiano di Confindustria, sono stati “messi in campo 2,9 miliardi di tagli aggiuntivi al disavanzo grazie al piano di vendita del mattone e un mini-intervento ulteriore sulla spending review; ancora, 3,6 miliardi di minori spese su quota 100 e reddito di cittadinanza”.
Tutto questo non è detto che basti per raggiungere un accordo con Bruxelles e scongiurare, di conseguenza, la minaccia della procedura di infrazione. Ma nella Commissione parlano di “buoni progressi”, facendo sapere che la proposta sarà valutata nei prossimi giorni.
Musi lunghi dei due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il cui gelo, anche con la stampa italiana, è stato evidente quando, insieme a Conte,sono usxciti dal ristorante romano ‘Arancio d’oro’ dove hanno cenato insieme.
L’agenzia Askanews riporta che “Di Maio si allontana senza rispondere alle domande dei cronisti. Salvini, con felpa e cappellino della Protezione civile, si limita a dire che “parla il presidente del Consiglio”, prima di allontanarsi frettolosamente. Tanto che quando Conte, fatte poche decine di metri, chiede “dov’è Matteo?”, per salutarlo, gli rispondono che “è andato avanti”.
Il premier è tornato a rassicurare su quota 100 e reddito di cittadinanza, le misure che stanno più a cuore degli elettori del M5S e della Lega:
“Siamo un governo che rispetta gli impegni presi; il mio governo rispetta la fiducia degli italiani, vuole conservare la fiducia degli italiani, ma è anche ragionevole. Nel momento in cui ce ne è stata offerta la possibilità, abbiamo messo sul tavolo della negoziazione una proposta seria, ragionevole e confidiamo che questo negoziato possa concludersi nell’interesse di tutti, e in particolare dei cittadini italiani, con una soluzione positiva pienamente condivisa”.
“Abbiamo illustrato la nostra proposta, una proposta che ci consente di dire che non tradiamo affatto la fiducia dei cittadini italiani, che rispettiamo gli impegni presi, con particolare riguardo alle misure di riforma che hanno il maggiore impatto sociale: reddito di cittadinanza e ‘quota 100’, perché rispettiamo sia la platea dei destinatari che abbiamo preannunciato, sia gli importi di cui beneficeranno i destinatari”.
Ma quei 3,6 miliardi di spese minori per entrambe le due misure sono chiaramente un segnale di allarme. Se poi si considera che dietro il taglio del deficit c’è stata – così riportano i giornali – stata la mano (in)visibile del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si considera come la regia non sia stata solo del governo M5S-Lega.