Manovra: rumor su rinvio pensioni di cittadinanza. Intanto Moscovici: ‘buone speranze su accordo, lavoro ventre a terra’
“L’Europa chiede altre garanzie, pensioni di cittadinanza rinviate”. Così il Messaggero, nell’articolo pubblicato in prima pagina nell’edizione odierna. “Bruxelles vuole chiarezza sui tre miliardi di coperture annunciati dal premier Giuseppe Conte per presentare una manovra con il deficit al 2,04% (..) Tra le correzioni, l’avvio delle pensioni di cittadinanza spostato al 2020″.
Il quotidiano precisa che la pensione di cittadinanza “potrebbe finire in una legge delega e quindi di fatto slittare al 2020, contribuendo così alla riduzione del fondo da 9 miliardi per il reddito di cittadinanza, che doveva contenere al suo interno anche il nuovo sussidio “calibrato” per i pensionati. E’ questa una delle ultime novità sul tavolo del governo”.
Immediata la reazione del governo, con fonti di Palazzo Chigi che hanno smentito prontamente le indiscrezioni.
“Nessuno slittamento delle pensioni di cittadinanza”, sottolineano le fonti, mentre altri rumor arrivano dal Corriere su presunte tensioni tra Roma e Bruxelles sul deficit strutturale.
“L’obiettivo di deficit «nominale» al 2,04% del prodotto lordo, che il governo difende come un nuovo totem, sulla carta sarebbe irrilevante. Per evitare una procedura sui conti, all’Italia la Commissione Ue chiede solo di non peggiorare o di ridurre di pochissimo il deficit «strutturale»”.
Praticamente, Bruxelles starebbe chiedendo all’Italia altri tre miliardi di risparmi per scongiurare un eventuale rialzo del deficit strutturale.
“L’ultima proposta inviata dal governo a Bruxelles contiene troppe entrate che incidono per un solo anno, da quelle per le vendite di immobili pubblici alla «eco-tassa» sulle auto di grossa taglia. Invece la Commissione Ue chiede fra 2,5 e tre miliardi di misure «strutturali» e non solo temporanee in più (pari allo 0,15% o 0,20% del prodotto lordo)”.
Il tempo stringe, in teoria una procedura di infrazione potrebbe essere lanciata anche domani, mercoledì 19 dicembre.
Un avvertimento in tal senso era stato lanciato qualche giorno fa appena dallo stesso vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis. Ma un’apertura arriva da collega di Dombrovskis e firmatario di diverse letterine inviate all’Italia, il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici:
Così, in un’intervista rilasciata alla radio francese Rtl:
“Sto lavorando alacremente, giorno e notte, ventre a terra perché l’Italia non venga sanzionata. Sono costantemente in contatto con il ministro dell’Economia Giovanni Tria e il premier Giuseppe Conte, ieri sera e di nuovo stamattina. Lavoriamo alacremente per fare in modo che l’Italia possa condurre le politiche che ritiene rispettando le regole europee e ho buone speranze che ci riusciamo, perché non solo non utilizziamo due pesi e due misure (rispetto alla Francia) ma non mi piace l’ingiustizia”.
Allo stesso tempo, Moscovici si dice fiducioso sul fatto che non ci sarà nessuna procedura di infrazione per deficit eccessivo per la sua Francia, pur essendo costretto ad ammettere che l’anno prossimo “sarà l’unico Paese con un disavanzo sopra il 3 per cento del Pil”.
“Le regole – precisa il Commissario – nel suo caso comunque lo consentono, visto che la deviazione è “limitata, eccezionale e temporanea”. E sul paragone tra la Francia e l’Italia, Moscovici parla di “grandi differenze”, visto che “la Francia fa fronte a una emergenza sociale, a misure eccezionali su un anno con uno sforamento temporaneo, che è autorizzato dalle regole”, mentre “sull’Italia c’è una politica di rilancio su 3 anni”.