Manovra, Tria: ‘tasso crescita non si negozia’. Occhio ad Ance e Abi su investimenti irrealizzabili e fondo garanzia prima casa
“Il tasso di crescita non si negozia”. Così il ministro dell’economia Giovanni Tria commenta alcune indiscrezioni stampa, secondo cui nel governo M5S-Lega si starebbe discutendo della possibilità di dare una risposta a Bruxelles che preveda non tanto la revisione del target deficit-Pil fissato al 2,4% per il 2019, ma le stime sulla crescita del Pil, considerate troppo ottimistiche, fissate all’1,5% per il prossimo anno.
“Le previsioni di crescita sono infatti il risultato di valutazione squisitamente tecnica. Per questo non possono diventare oggetto di negoziato alcuno dentro o fuori dal Governo”, ha detto il titolare del Tesoro.
Oggi, martedì 13 novembre, è il giorno in cui il governo M5S-Lega darà una risposta all‘ultimatum della Commissione europea, che ha bocciato la legge di bilancio, chiedendone una nuova entro il termine stabilito.
In attesa della risposta italiana, diverse sono le opinioni che provengono da più parti, come quella del presidente della Commissione finanze del Senato, Alberto Bagnai, che parla di un’Europa che fa un processo alle intenzioni.
“Quello che è veramente paradossale è il fatto che in questo momento l’Europa sta facendo il processo alle intenzioni. Che si apra una procedura di infrazione su delle previsioni, laddove non è stata aperta sui risultati di altri paesi che hanno grossolanamente violato la regola del 3% dovrebbe far suonare il campanello d’allarme”, ha detto Bagnai, intervistato da Radio anch’io (Rai Radio1).
Il punto è che dal mondo delle istituzioni e associazioni di settore continuano ad arrivare vari alert. Come ieri quando, nel corso delle audizioni il presidente dell’Ance Gabriele Buia ha detto chiaramente che gli obiettivi della manovra sul fronte degli investimenti sono “allo stato attuale irrealizzabili”.
Così Buia: “Si tratta di circa 15 miliardi di euro di investimenti pubblici aggiuntivi previsti nei prossimi 3 anni, dei quali 3,5 miliardi già nel 2019. Se questa attesa venisse confermata, il 2019 registrerebbe una vera e propria inversione di tendenza: +15% di investimenti pubblici dopo il -5% del 2017 e il -2% del 2018. Una vera e propria svolta su cui si regge l’intero equilibrio del bilancio dello Stato nel 2019. Le risorse stanziate, indispensabili per il nostro Paese, sono destinate a rimanere mere postazioni contabili e non produrranno alcun effetto in termini di spesa effettiva perchè si scontreranno con procedure che bloccano la realizzazione di qualsiasi iniziativa, seppur finanziata”, ha puntualizzato.
Altra questione, sollevata invece da Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, è quella relativa al Fondo di garanzia per la prima casa:
Il “fondo di garanzia per la prima casa, gestito da Consap Spa, che rilascia una garanzia a prima richiesta, pari al 50% dell’importo di mutui erogati per un ammontare inferiore a 250.000 euro, ed è controgarantito dallo Stato, esaurirà le risorse entro il 2018 – ha ricordato Sabatini, snocciolando alcuni numeri che confermano l’efficienza dell’iniziativa.
Il Fondo, ha continuato, “sta rappresentando un esempio di successo nel favorire l’acquisto della prima casa. Dall’avvio della sua operatività (gennaio 2015) in base ai dati di Consap al 25 settembre 2018, ha conseguito i seguenti i risultati: 90.170 operazioni di mutuo ammesse per un controvalore di circa 10,1 miliardi di euro; il 58 per cento delle operazioni di finanziamento riguarda giovani di età compresa tra i 20 e i 35 anni; circa 300 sono le richieste medie giornaliere di accesso al Fondo”.
“Si segnala che in base alle informazioni ottenute da Consap SpA, le disponibilità finanziarie del Fondo stanno per terminare. E’ previsto che l’operatività del Fondo terminerà a fine dicembre 2018“.
L’Abi suggerisce dunque di “intervenire con un rifinanziamento del Fondo per consentire il prolungamento dell’operatività di uno strumento di garanzia che ha finora perseguito un duplice risultato: favorire l’acquisto della prima casa per molte famiglie, soprattutto composte da giovani di età inferiore ai 35 anni, senza che siano richieste ulteriori garanzie oltre all’ipoteca sull’immobile da adibire ad abitazione principale; sostenere il mercato immobiliare residenziale che negli ultimi anni ha registrato una significativa riduzione delle compravendite e dei valori di mercato”.