Marchionne, FCA diminuirà dipendenza da diesel. Su dazi Trump: State calmi, alla fine vincerebbe Trump
Parla del tramonto del diesel, smonta i rumor su possibili takeover di FCA da parte di investitori cinesi e di qualsiasi altra nazionalità del mondo – per ora – e affronta anche il tema caldo di queste ore: l’alert sul protezionismo lanciato in tutto il mondo dopo la decisione di Donald Trump di imporre dazi doganali del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio. Alert che ha convinto lo stesso consigliere economico numero uno della Casa Bianca, Gary Cohn, a lasciare l’amministrazione Usa, viste le sue posizioni in contrasto con quelle del presidente americano. Dal Salone dell’Auto di Ginevra, dove si trova in questi giorni, l’AD di Fiat Chrysler Sergio Marchionne affronta diversi temi.
Sul diesel, l’AD di FCA afferma che la società diminuirà la dipendenza da esso nel futuro. “Se il mercato dà un messaggio chiaro contro il diesel dovremo fare così”. Ed “è chiaro che c’è un distacco del pubblico dal diesel”. Inoltre, “a causa dei regolamenti sulle emissioni che arriveranno nei prossimi decenni i costi saranno troppo alti per rimanere nel diesel”.
Detto questo, il manager ha sottolineato come, in base a quanto emerso dalla riunione dell’Acea, sembra che la Germania desideri continuare a detenere un ruolo importante nel mercato:
“C’è stato un impegno da parte dei produttori tedeschi a conservare il diesel come una parte importante (..) impegno che non ha trovato appoggio dappertutto”. Ma “i tedeschi hanno detto che le vendite sono aumentate, la gente è convinta che ha un futuro. Mah… “.
In ogni caso FCA parlerà di diesel “il 1° giugno (quando sarà presentato il piano industriale).
Per ora, Marchionne sottolinea che “se dovessimo andare verso la soluzione degli ibridi, il problema occupazionale scomparirebbe perché dovremmo continuare a fare sia il motore termico che elettrico. È solo questione di costi, bazzeccole. Avrà un impatto positivo sul livello occupazionale”.
A tal proposito Marchionne annuncia che la prima Ferrari ibrida sarà pronta “entro il 2019” e che sarà presentata dopo l’estate dell’anno prossimo al Motor Show di Francoforte.
Guardando all’Italia, il CEO rassicura che le macchine Alfa Romeo e Maserati “non saranno mai prodotte fuori dall’Italia, finchè ci sarò io come amministratore delegato non succederà mai”. E comunica che FCA in futuro potrebbe iniziare a produrre un modello jeep nello stabilimento di Pomigliano d’Arco, anche se parla in modo ipotetico, invitando la stampa ad aspettare al 1° giugno.
Tra l’altro, in generale, proprio la Jeep diventerà il brand principale del gruppo Fca.
“La strategia per Jeep è chiara: abbiamo cercato di svilupparla in modo globale, abbiamo la conferma che diventerà il più grande brand del gruppo: è un marchio eccezionale, su cui dobbiamo puntare. Sarà una parte importante del piano che lanceremo il primo giugno”.
Tornando a Trump, nessun timore sull’effetto di dazi per FCA: “Penso che possiamo assorbirli nel 2018; abbiamo già visto questo cambiamento di prezzi che è iniziato a dicembre”.
Su Ferrari, invece, i danni ammonterebbero invece a 200 milioni di dollari all’anno. Di qui, l’appello: “Spero che non lo facciano. Bisognerebbe trovare il modo di escludere l’alto di gamma. Sarebbe un peccato ma lo gestiremmo”.
In ogni caso, Marchionne invita l’Europa alla calma:
“Calmatevi tutti, fate andare avanti il processo, fateli parlare: qualcosa si risolve. Minacciare dazi con dazi non risolve assolutamente niente”. Tra l’altro, a vincere la guerra commerciale sarebbe proprio l’America: ” basta guardare il bilancio economico: importa più di quanto esporta“.
Marchionne non sembra particolarmente preoccupato neanche delle dimissioni di Gary Cohn. “La posizione di Trump sui dazi non poteva cambiare dopo due giorni. Cohn se ne è andato in maniera molto delicata, gli ha dato tempo fino alla fine del mese”.
Ma Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil, afferma che l’AD di FCA non ha comunque fornito alcuna garanzia:
“Il rischio che i dazi doganali americani impattino negativamente sulle produzioni e sull’occupazione italiana non è scongiurato, anzi è necessario che il futuro governo intervenga a scongiurare azioni protezionistiche degli USA verso l’Europa che avrebbero una ricaduta sui volumi produttivi degli stabilimenti italiani che producono per il mondo a partire dal polo del lusso fino alla Jeep”.
“Le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne non danno nessuna garanzia su tre temi chiave per i lavoratori italiani del gruppo. Intanto, la proprietà di Fca conferma di non aver abbandonato l’idea di fusione con altri player del settore, senza però dare alcuna rassicurazione per le maestranze sull’eventuale impatto occupazionale. E’ preoccupante l’affermazione dell’amministratore delegato secondo cui con il piano industriale non saranno comunicati gli obiettivi produttivi, perché questo non consentirà nessuna verifica sulla occupabilità dei nuovi modelli”.
De Palma ribadisce la necessità di un incontro con i dirigenti di FCA “a partire da Mirafiori, Pomigliano e Nola, dove abbiamo firmato i contratti di solidarietà in scadenza per i lavoratori, ma con l’obiettivo di avere una nuova missione produttiva”.
E’ inoltre necessario disporre di modelli ibridi, elettrici e di sperimentare auto a guida autonoma. De Palma continua:
“Fca conferma la scelta di diminuire la dipendenza dal diesel, ma è necessario un confronto sulla transizione verso alimentazioni alternative per i lavoratori di Pratola Serra e della VM di Cento. A pochi mesi dalla presentazione del nuovo piano, le attività procedono a singhiozzo in molti stabilimenti; in produzione e negli enti centrali sono previste nel mese di marzo le chiusure già decise dall’azienda. Il futuro premier ha già in agenda una priorità per i lavoratori del nostro Paese”.
Ma anche su tal punto, Marchionne rimanda la questione al prossimo 1° giugno.