Marchionne: possibile altra Jeep in Italia, mentre è tensione con Fiom. Su Renzi: non capisco cosa gli sia successo
Torna a parlare degli obiettivi di FCA in Italia, confermando il suo impegno nel paese, e chiedendo fiducia. Ma torna a dire la sua anche sulle imminenti elezioni politiche del 4 marzo, e ammette di non riconoscere più l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Da Detroit, in occasione del Salone dell’Auto, l’AD di Fiat Chrysler annuncia anche che la produzione di un’altra Jeep in Italia “è possibile”, anche se precisa che “potremmo riempire tutti gli stabilimenti con Alfa Romeo e Maserati, è più intelligente da fare di altro“.
Oltre che sul futuro dell’azienda negli Stati Uniti, Marchionne mostra comunque l’intenzione di voler mantenere le promesse anche per quanto concerne la rete industriale italiana e afferma deciso che “dobbiamo completare lo sviluppo di Alfa Romeo e Maserati, è un atto dovuto, fa parte del piano“.
A chi gli domanda se preveda la piena occupazione in Italia entro la fine dell’anno, tuttavia, risponde: “Non lo so”. E consiglia di aspettare, prima di tirare le somme:
“Come l’impegno lo abbiamo preso qui – riferendosi agli Stati Uniti – lo prendiamo anche in Italia“.
Negli Stati Uniti, “stiamo aumentando l’organico a 60 mila persone e adesso ne aggiungiamo 2.500. Se lo gestiamo bene, lo stesso futuro arriverà anche in Italia. Dateci il tempo per farlo“.
In realtà, la posizione di Marchionne sull’Italia non convince la Fiom-Cgil che ieri ha lanciato un allarme, prima che l’AD rispondesse comunque con “non lo so” alla questione della piena occupazione in Italia.
Così Michele De Palma, segretario nazionale del sindacato, nel chiedere un confronto urgente con l’azienda e il governo:
“L’amministratore delegato di Fca ha purtroppo confermato da Detroit che l’obiettivo della piena occupazione nel 2018 non ci sarà. I numeri parlavano già chiaro, ma ora è il momento di aprire un confronto, per affrontare l’emergenza occupazionale dei lavoratori di Mirafiori, Pomigliano e Nola“.
De Palma ha ricordato che a settembre scadrà il contratto di solidarietà a Mirafiori e successivamente anche negli stabilimenti campani, e ha sottolineato che, di conseguenza, “è urgente un confronto con l’azienda e il governo, perché è evidente un disallineamento tra il piano produttivo e occupazionale dell’azienda e gli ammortizzatori sociali”.
In particolare, a suo avviso, i ritardi sui modelli di Alfa e Maserati “hanno determinato l’incertezza sul futuro, cui si è aggiunta una riduzione dei volumi dell’ultimo trimestre”.
E “a Cassino si concretizza il rischio che i 500 lavoratori, a cui non è stato rinnovato il contratto, a novembre non rientrino, e senza un aumento dei volumi, sono addirittura a rischio cassa ordinaria anche i lavoratori di Modena”.
Su Melfi, tra l’altro, ha puntualizzato De Palma, il calo dei volumi “ha già determinato l’utilizzo di cassa ordinaria”.
Tutto ciò dimostrebbe, secondo il segretario nazionale della Fiom, che “gli stabilimenti italiani non sono al centro dell’attenzione” di FCA, che “ha raggiunto gli obiettivi finanziari di riduzione del debito industriale e si appresta ad azzerarlo”: ma tale target non deve essere pagato dai “lavoratori degli stabilimenti italiani”.
Da Detroit, intanto, Sergio Marchionne ha lanciato anche una stoccata all’ex premier Matteo Renzi: “Renzi mi è sempre piaciuto come persona. Quello che gli è successo non lo capisco. Quel Renzi che appoggiavo non l’ho visto da un po’ di tempo“.