Mattarella pronto ad agire: governo neutro per evitare spauracchio aumento IVA
A due mesi esatti dalle elezioni dello scorso 4 marzo il Colle si prepara a prendere l’iniziativa alla luce dell’assenza di possibili maggioranze politiche per la formazione del nuovo governo. Ieri il Quirinale ha annunciato per lunedì un terzo giro di consultazioni, che durerà una sola giornata, volto a verificare se i partiti abbiano altre prospettive di maggioranza di governo.
Difficilmente da qui a lunedì lo scenario cambierà con il Pd che ha confermato la non disponibilità ad appoggiare esecutivi con M5S o centrodestra. Mattarella è quindi pronto a mettere in atto il piano B, con un “governo di tregua” o “neutro” che quindi non indossi alcuna bandiera politica e porti avanti l’obiettivo minimo di varare la legge di Stabilità entro la fine dell’anno, approvare una nuova legge elettorale con elezioni non prima della primavera del 2019. Lo scenario di elezioni anticipate già in autunno appare invece al momento lontano.
Barclays crede ancora in un governo misto
“Continuiamo a credere che un governo misto comprendente sia i partiti tradizionali sia quelli anti-establishment sia più probabile delle elezioni anticipate”, argomenta Fabio Fois, economista di Barclays, che non esclude, se il terzo ciclo non dovesse generare un accordo, la formazione di un governo unitario/temporaneo, incaricato di riformare il sistema elettorale e approvare il bilancio (comprese le misure fiscali necessarie per disattivare le clausole fiscali 2019). In questo secondo caso, la prospettiva è di un ritorno alle urne il prossimo anno, molto probabilmente nel secondo trimestre, insieme alle elezioni europee.
Con aumento Iva salasso da 317 euro a famiglia
A detta di Barclays ci sono due motivi per cui la soluzione di un governo misto è da ritenere la più probabile:
In primo luogo senza una riforma del sistema elettorale, i sondaggi elettorali indicano che l’attuale impasse politica verrebbe probabilmente replicata e in secondo luogo le elezioni anticipate a settembre sarebbero troppo vicine all’inizio della stagione di approvazione della legge di bilancio. “Ciò darebbe un tempo molto limitato per identificare misure fiscali alternative necessarie per evitare di innescare, dal 1 ° gennaio 2019, clausole di sicurezza fiscale legislative, compresi aumenti dell’IVA di 2,2 punti per l’aliquota normale (al 24,2%) e 1,5 punti per quella agevolata (11,5%), per un valore di circa 15 miliardi di euro.
L’aumento di Iva ed accise, secondo uno studio pubblicato da Il Sole 24 Ore, porterebbe nel 2019 ad un aggravio di spese per le famiglie di circa 317 euro.