Mef accelera su privatizzazioni, vaglia cessione di una quota Eni a CDP. Ma c’è rischio svendita
Accelerare sulla strada delle privatizzazioni, per tagliare il debito pubblico. E’ questa l’intenzione del Ministero dell’economia e delle finanze che, oltre alla vendita alla Cassa depositi e prestiti della quota del 53% che detiene in Enav, punta a cedere anche parte della partecipazione residua che ha in ENI. Da segnalare che la partecipazione che il Mef ha nel colosso del cane a sei zampe è pari al 4,34%.
Secondo quanto appreso da indiscrezioni stampa e in particolare da Il Sole 24 Ore, il Mef starebbe vagliando la cessione del 2,15% di Eni a Cdp per un valore di 1 miliardo. In generale, lo smobilizzo delle quote in Enav ed Eni va considerato nell’ambito di un piano volto ad ampliare le partecipazioni da cedere per arrivare a incassare, entro la fine dell’anno, tra i 2,5 e i 3 miliardi.
Su Eni, “questa discussione c’è, anche se non sono ancora stati definiti nel dettaglio il valore e gli aspetti qualitativi – ha riferito a Reuters una fonte vicina al dossier – L’idea è quella di ottenere il massimo possibile a breve per abbattere il debito pubblico, con il minor impatto politico”.
Le fonti precisano che l’opzione Eni è ancora al vaglio e che il Tesoro sta valutando possibili mosse anche sulle partecipazioni che detiene in altre società, come STMicroelectronis, pari al 50%, in Leonardo, pari al 30,20%, in Poste Italiane (29,26%), in Enel (23,58%).
In ogni caso su Eni, al momento controllata dalla Cassa depositi e prestiti con il 25,76%, l’intenzione sarebbe quella di cedere solo la metà della quota rimanente nell’azienda, ovvero il 2,15% circa del 4,34%, anche per evitare che la Cassa depositi e prestiti veda salire la sua partecipazione nella società al 30% e venga costretta così a lanciare un’Opa totalitaria.
Il Sole 24 Ore scrive:
“La questione di fondo, però, riguarda il valore del titolo, che quota ai minimi storici degli ultimi anni, anche se ha ripreso nelle ultime settimane sulla scia dell’aumento del prezzo del petrolio”. C’è insomma il rischio di una svendita, “visto che nel capitale della Cassa ci sono anche le fondazioni bancarie”.
(in fase di scrittura)