MES: Gentiloni incoraggia a usarlo, ma perchè gli stati sono così indecisi? L’analisi di BG Saxo
“Abbiamo il MES, nessuno Stato membro lo ha chiesto finora, ma noi incoraggiamo gli Stati a usarlo”. Così il commissario agli Affari economici e monetari, Paolo Gentiloni, ha parlato ieri sera, durante la videoconferenza stampa al termine della riunione dell’Eurogruppo. Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) continua a separare le opinioni di leader e cittadini. Da una parte ci si domanda perché un paese europeo non debba approfittare dell’opportunità di finanziarsi a basso costo in una situazione di emergenza come quella attuale, dall’altra si sostiene che non convenga chiedere un prestito a quelle condizioni. Per chiarire le idee, il centro studi di BG Saxo ha condotto un’analisi, partendo innanzitutto da come funziona.
Come funziona il MES?
Per capire perché gli Stati europei stanno decidendo se accedere o meno al MES è necessario innanzitutto capire come funziona nel dettaglio. Come prima cosa, il MES concede fondi solo per le spese legate al Covid-19 che sono già state sostenute, il che significa che una nazione deve prima aumentare il proprio deficit fiscale per poter chiedere un prestito. A seguire, l’ammontare massimo che una nazione può richiedere è pari al 2% del Pil del 2019. Nel caso dell’Italia, dato che il Pil del 2019 era di circa 1,8 trilioni di euro, potrebbe chiedere un prestito al MES per circa 36 miliardi di euro. In più, non è possibile ricevere l’intera somma direttamente all’inizio, ma il MES prevede più tranche per la durata di circa 7 mesi, in quanto è possibile ricevere solo fino al 15% dell’ammontare del prestito alla volta. L’ufficio studi di BG Saxo sottolinea inoltre un altro aspetto: l’Italia non potrebbe chiedere 36 miliardi di euro di fondi in quanto non ha speso tale ammontare per fronteggiare l’emergenza Covid. Fino ad ora, in base ai dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, l’Italia ha stanziato 9,5 miliardi di euro per investimenti nel sistema sanitario. Inoltre, le spese riconducibili ai servizi sanitari nazionali nel 2019 ammontano a circa 114 miliardi di euro, ciò rende difficile per l’Italia dimostrare che il 30% del budget sanitario sia destinato esclusivamente alle spese relative al Covid-19.
Che differenza c’è con il finanziamento sul mercato dei capitali?
I fondi del MES presentano aspetti molto diversi dal debito sovrano. Nel dettaglio, l’ufficio studi di BG Saxo sottolinea queste principali differenze:
– I fondi del MES sono senior rispetto ai crediti sovrani. Questo porta ad un rischio di diluizione, che può influire negativamente sulla struttura del debito della nazione che ne fa ricorso. In pratica, questo significa che per ricevere 9 miliardi di euro di fondi, l’Italia deve cambiare la struttura del rimborso del debito, concedendo la priorità al MES a discapito dei creditori sovrani, i quali richiederebbero maggiori rendimenti sui titoli di Stato, dato l’ingresso di nuovi creditori da dover rimborsare prima di loro. Quindi, in caso di accensione del MES, c’è il rischio che scatti un repricing dei titoli di Stato, con conseguente aumento dei tassi e dello spread.
– Il MES impone condizionalità, il debito sovrano no. Al contrario di quel che avviene sul mercato dei capitali, accedendo al MES, una nazione viene messa sotto sorveglianza speciale per garantire che il debito sia ripagato. Questo implica l’applicazione di una serie di condizioni economiche e fiscali che ne assicurano il rimborso alla scadenza.
– I tassi di interesse sul MES sono variabili e dipendono dallo schema di finanziamento del programma. Ad esempio, la Spagna aveva fatto ricorso ai prestiti del MES nel 2013 ad un tasso di 40bps ma è arrivata a pagare fino a 100bps nel 2014 perché la strategia di finanziamento del MES è passata dall’emissione di titoli a breve termine a quelli a lungo termine. Quando l’Italia emette i BTP può scegliere una scadenza e il costo del finanziamento, cosa che non potrebbe fare con il MES.
– Il ricorso al MES potrebbe far sembrare che la nazione è finanziariamente instabile, fornendo un quadro distorto rispetto alla situazione italiana. L’Italia può accedere al mercato dei capitali senza problemi al momento attuale e non ha problemi di rifinanziamento.
Al momento, l’Italia può raccogliere fondi al tasso più basso mai visto nella storia: tassi di interesse negativi per i titoli con scadenza a 3 e 4anni e intorno ai 12bps per i titoli con scadenza a 5 anni. Nella giornata del 22 ottobre, ricordano da BG Saxo, il paese ha emesso 8 miliardi di euro di Btp con scadenza a 30 anni a fronte dei quali ha ricevuto ordini per 90 miliardi di euro: “Non sta decisamente dimostrando instabilità finanziaria e sta raccogliendo molta liquidità”.
Conclusioni: non ha senso accedere al MES quando un paese può finanziarsi sul mercato dei capitali
Dalle analisi fatte, BG Saxo arriva alla conclusione che alle nazioni europee conviene raccogliere i fondi sul mercato dei capitali piuttosto che accedere al MES: “non è uno strumento di beneficenza a sostegno dei più bisognosi, ma svolge un attività profittevole, come una normale banca e concede prestiti a basso costo in cambio di tasse ed impegni economici”. “I fondi del MES somigliano molto alla mela di Biancaneve: dalla forma e dal colore perfetto ma avvelenata – affermano – Dal nostro punto di vista, è chiaro che il MES si tratti di uno strumento obsoleto creato per le nazioni in difficoltà finanziaria durante la crisi bancaria del 2012”.