Messina (Intesa) e premier Conte non fanno drammi su spread. Su Carige Salvini se la prende con bail-in
Spread e Carige, le due spine nel fianco dell’Italia pre elezioni europee. Lo spread balza a 290 punti base, record in tre mesi, dopo le parole pronunciate ieri da Matteo Salvini, che si è detto disposto, in caso di necessità, a sforare i limiti del 3% di deficit e del 130-140% del debito. Il vicepremier leghista ha rincarato la dose nella giornata di oggi, affermando che, “con tutto il rispetto per lo spread, vengono prima gli italiani: l’ennesima prova del nove di come la questione dei conti pubblici non interessi minimamente a Salvini, tutto proiettato verso l’appuntamento elettorale del prossimo 26 maggio.
Torna inoltre lo spettro della crisi di governo, a causa dell’escalation delle tensioni tra il ministro dell’Interno e l’altro vicepremier, il leader del M5S Luigi Di Maio.
Risultato: sui mercati si ripresenta il rischio Italia.
Ma la tensione sul mercato dei titoli di stato italiani non sembra preoccupare troppo neanche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che sembra quasi liquidare il problema, pur affermando che non gli fa “affatto piacere che lo spread salga”, nel momento in cui sottolinea che l’agitazione dei mercati, a suo avviso, può essere ricollegata alla “competizione elettorale”, visto che “tutti i partiti stanno rimarcando il loro spazio politico per raggiungere dei successi”.
Insomma, precisa Conte, “ci sono dichiarazioni anche molto forti ma confido che tutto verrà ricondotto nei giusti binari, che sono i fondamentali dell’economia che stanno bene, il giorno dopo le elezioni”.
Sarà così? Vedremo.
A non dare eccessiva importanza allo spread è addirittura Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa SanPaolo, che parla di volatilità prevedibile prima delle elezioni europee. Certo, Messina indica tra le priorità dell’Italia post voto quella della riduzione del debito, ma afferma anche che il trend dello spread non è “niente di preoccupante”.
Il numero uno di Intesa SanPaolo – che già diverse volte ha sdrammatizzato i problemi italiani, e che fa parlare spesso di sé anche per essere favorevole alla misura del reddito di cittadinanza voluta dal M5S – spezza inoltre l’ennesima lancia a favore dell’Italia, sottolineando che, a parte il caso Carige, il sistema bancario italiano è migliore di quello tedesco.
“Mi sembra francamente che il sistema bancario italiano sia in una condizione positiva a parte il caso Carige da gestire e sicuramente molto meglio di altri sistemi bancari e in particolare di quello tedesco”.
Insomma, a fronte di diversi economisti che lanciano l’allarme Italia paventando i peggiori scenari, Carlo Messina conferma la sua fiducia nell’economia e anche nel sistema finanziario del paese.
Il banchiere non ha parlato oggi “solo” di spread. In un momento in cui si fa fatica a immaginare come Banca Carige possa risolvere i suoi problemi ed essere soprattutto salvata, ora che è rimasta orfana dell’opzione BlackRock, l’AD di Intesa ha affrontato il caso, dicendo no ad altri fondi all’Fitd a favore dell’istituto genovese.
A margine di un evento alla Bocconi, alla domanda sulla possibilità di un ulteriore intervento nell’istituto genovese, Messina è stato chiaro: “Per quanto mi riguarda escludo totalmente i contributi volontari”. Anche perché, ha precisato, “significherebbe portare il Fitd ad avere il controllo di questa banca e questo non è sano“.
“Io non vedo oggi ragionevole e nemmeno nell’interesse di nessuno che Carige vada nel controllo del fondo interbancario – ha continuato Messina – Non mi sembra che avere un azionista fatto da tutto il sistema bancario italiano sia un meccanismo di governance eccellente. Il Fitd volontario non può avere il controllo di banche“.
Posizione, questa, che il manager aveva già espresso nelle ore precedenti:
“Carige non può diventare la banca del Fondo tutela depositi, parte volontaria od obbligatoria – aveva detto il banchiere, che non esclude né vede come fumo negli occhi l’ipotesi di nazionalizzazione – Se l’Fitd entrerà sarà solo una soluzione transitoria, poi serve un partner strategico al 51%. Se c’è privato bene – aveva continuato – sennò anche pubblico, come in Germania, Gran Bretagna e altrove”.
A parlare di Carige oggi è stato anche il leader della Lega Salvini:
“Non fatemi dire cose che poi magari qualcuno usa per altri interessi. Mi aspetto che il voto del 26 maggio ci dia un mandato per andare in Europa a ridiscutere tutte le regole che si stanno dimostrando fallimentari”, ha detto il vicepremier, commentando la possibilità di un intervento del sistema bancario italiano a sostegno di Banca Carige.
Salvini ha citato a tal proposito, nell’ambito della continua crociata anti-Ue che sta portando avanti in questa campagna elettorale, le norme europee che, a suo avviso, “mettono a rischio anche il sistema bancario perché la direttiva del ‘bail-in’ e le norme che rendono sempre più difficile erogare credito bloccano il sistema economico”.