Finanza Notizie Italia Migranti: governo Merkel sempre più in bilico, Salvini minaccia Schengen e ricatta su contributi Ue

Migranti: governo Merkel sempre più in bilico, Salvini minaccia Schengen e ricatta su contributi Ue

21 Giugno 2018 10:05

La flat tax? “Spero sia operativa dall’anno prossimo, prima per le imprese e poi per le famiglie”. Così il vice premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, ospite di Porta a Porta. Sulle pensioni, “entro il 2018 ritengo giusto dare un segno riportando quota 100“.

Ma Salvini non parla solo di quelle che sono le proposte chiave del contratto di governo M5S-Lega. In un momento in cui tema particolarmente caldo è quello dell’immigrazione, il neo ministro mette i puntini sulle “i” e fa ancora la voce grossa contro l’Europa, in particolare contro l’Europa della Germania di Merkel e della Francia di Macron.

Nel bilaterale di due giorni fa, l’asse franco-tedesco si è detto sì d’accordo ad aiutare l’Italia: ma per il leader della Lega la promessa è solo di facciata, visto che comunque Merkel e Macron si sono mostrati aperti alla proposta-ricatto del leader del CSU – partito considerato gemello al CDU della Merkel – e ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer, da cui dipende praticamente la sopravvivenza del governo Merkel.

Seehofer ha dato infatti alla cancelliera un ultimatum sulla questione dei migranti: venga trovata una soluzione europea, altrimenti sarà lui stesso a ordinare a chi pattuglia le frontiere di rimandare indietro i migranti.

Ma rimandare indietro i migranti significa rimandarli in Italia. Ed è così che, stando a quanto si legge in apertura stamattina sul sito de La Repubblica, Salvini ora minaccia di chiudere le frontiere e di far saltare anche Schengen. Il suo no a una soluzione europea che sia “un compitino scritto” da Macron e Merkel rischia dunque ora di far cadere non solo la testa di Angela Merkel ma anche uno dei pilastri dell’Unione europea.

“Se andiamo a Buxelles per avere il compitino già scritto da Francia e Germania, se pensano di mandarci altri migranti invece di aiutarci, allora non andiamo nemmeno, risparmiamo i soldi del viaggio”.

Ancora: “Spero che Conte vada a far valere le nostre ragioni, ma l’Italia non è più scontata, il popolo italiano non è più in vendita”. E, sfruttando i riflettori perennemente puntati su di lui, agita di nuovo l’arma dei contributi al bilancio comunitario.

“Siamo il secondo paese per contributi all’Europa, secondi per migranti accolti, vogliamo essere ascoltati, non è possibile che dettino legge francesi e tedeschi, mentre l’Italia paga e accoglie e questo vale anche per pesca, turismo, banche. Il premier Conte ha tutto il mio sostegno e quello del popolo italiano. Macron è un chiacchierone e pure Sanchez, anche se è lì da poco. Parlano di bontà e generosità? lo dimostrino“, dice a Porta a porta. Aggiungendo: “Ogni volta che faccio qualcosa arriva l’Internazionale dei rosiconi che sta andando avanti a Maalox dal 4 marzo. Se ne facciano una ragione”.

Parlando stamattina ad Agorà, Salvini insiste: “un’immigrazione fuori controllo porta allo scontro sociale e porta danni sia agli italiani, sia agli stranieri. Voglio semplicemente il rispetto delle regole e dare un taglio al business dell’immigrazione clandestina”. E riguardo alla minaccia di tagliare i contributi al bilancio comunitario, incalza di nuovo: “l’Italia ogni anno regala 6 miliardi ad UE. Non posso mandare i soldi in Europa per avere in cambio due dita negli occhi. Non vorrei ridiscutere questo contributo”.

SALVINI: CHIUDERE CARTELLE ESATTORIALI SOTTO 100.000 EURO

Ancora prima del suo intervento a Porta a Porta, Salvini aveva rilanciato ieri un altro suo cavallo di battaglia: chiudere immediatamente tutte le cartelle esattoriali di Equitalia sotto i 100 mila euro, per liberare dal giogo del fisco milioni di italiani, definiti ostaggi, e farli tornare a “lavorare, sorridere e pagare le tasse”, aveva detto, partecipando alle celebrazioni del 224° anniversario della Fondazione della Guardia di Finanza.

“Ora tocca al governo semplificare il sistema fiscale e ridurre le tasse”.

Dunque, via libera alla cosiddetta pace fiscale che, come indica il contratto di governo, mira al “preventivo e definitivo smaltimento della mole di debiti iscritti a ruolo, datati e difficilmente riscuotibili per insolvenza dei contribuenti”.

Ora, stando agli ultimi dati disponibili dalla ex Equitalia e dalla Giustizia Tributaria e, stando a quanto riportato dall’Ansa, la possibilità di ‘chiudere da subito’, le cartelle sotto i 100.000 euro interessa il 94% dei crediti fiscali, in pratica delle iscrizioni a ruolo delle cartelle esattoriali in lavorazione alla fine del 2016, e l’86,4% dei ricorsi incardinati nei vari gradi della giustizia tributaria alla fine del 2017.

La Lega stima circa mille miliardi di cartelle esattoriali non riscosse, di cui il 50% considerato inesigibile e l’altro 50% possibile fonte di entrate per lo Stato.