Monito di Fitch, ma per ora niente downgrade. Tria: ‘Italia non è fragile, non è malato Europa’
Il ministro dell’economia e delle finanze Giovanni Tria ne è convinto: lo spread scenderà. Lo ripete in un’intervista a La Repubblica, in cui fa tuttavia anche una importante ammissione: l’Italia subirà un contraccolpo con la fine del QE della Bce, attesa per ques’anno. Subiremo un contraccolpo come gli altri, con la differenza che da noi la crescita è meno forte”. E’ vero comunque che il piano “non era un supporto al debito italiano ma alle dinamiche di trasmissione monetaria dell’area euro”. Inoltre, “l”acquisto di titoli ha riguardato in modo proporzionale tutti i Paesi”. Per Tria, inoltre, “l‘Italia non è fragile, non è il malato d’Europa. Il governo ha ribadito più volte che le riforme verrano portate avanti nell’ambito dell’equilibrio dei conti pubblici e a fine mese, quando questo impegno diventerà un fatto con la Nota di aggiornamento del Def, lo spread si sgonfierà”.
Le parole di Tria arrivano in un momento in cui si apre, per l’Italia, un fronte molto caldo: quello della nota di aggiornamento al Def e della legge di bilancio.
Agenzie di rating – Moody’s ha rinviato la sua decisione proprio per avere un quadro più completo dell’Italia, in particolare su cosa il governo M5S-Lega ha intenzione di fare per proseguire nella fase discendente del debito – ed economisti temono che le misure di politica fiscale troppo espansive auspicate dal governo M5S-Lega finiscano per zavorrare ulteriormemte i conti.
Nella nota di venerdì scorso, Fitch ha confermato la propria valutazione, abbassando tuttavia l’outlook da stabile a negativo.
Il rating sul debito italiano rimane per ora a “BBB”, ma i rischi di un declassamento sono concreti, e ravvisabili nei moniti e negli attenti che Fitch rivolge all’Italia. Viene certificato un rischio maggiore di elezioni anticipate dal 2019, in quanto l’agenzia non ritiene che il governo M5S-Lega ”duri l’intero mandato”.
Le spiegazioni di tale scetticismo sono diverse: “la natura nuova e non collaudata del governo, le considerevoli differenze politiche fra i partner della coalizione e le contraddizioni fra gli elevati costi dell’attuazione degli impegni presi nel ‘Contratto’ e l’obiettivo di ridurre il debito pubblico. Non è chiaro come queste tensioni politiche saranno risolte”, si legge nella nota.
Sul rischio di un’uscita dell’Italia dall’euro, si parla di “basse possibilità”, ma Fitch sottolinea anche come ”l’avversione di alcune parti del governo nei confronti dell’Ue e dell’euro sia in ogni caso un rischio”.
In attesa di conoscere gli obiettivi di bilancio che saranno presentati con il Def e la legge di bilancio per il 2019, Fitch prevede un aumento del deficit italiano nel 2019 al 2,2%, e al 2,6% nel 2020: ”Riteniamo che il rischio di un’instabilità sul mercato finanziario agirà come principale limite del grado di espansione di bilancio”, continua l’agenzia di rating, che ritiene improbabile la completa esecuzione del contratto di governo, in quanto troppo caratterizzata da misure di politica fiscale espansiva (riforma Fornero, flat tax, reddito di cittadinanza)“.
Sul debito, le stime sono dunque di ”lieve” calo dal 131,8% del 2017 al 130,4% del 2020. In ogni caso, “il debito pubblico rimarrà ”molto elevato”, fattore che lascerà il paese ”più esposto a potenziali shock”.
C’è poi anche il timore che l’Italia faccia dietrofront su riforme strutturali considerate cruciali.
“A nostro avviso, il rischio di un’inversione delle riforme strutturali che ha un impatto negativo sui fondamentali di credito dell’Italia è leggermente aumentato. Il recente ‘Decreto sulla dignità’ avrà probabilmente un effetto limitato sulle dinamiche del mercato del lavoro, ma una più ampia liquidazione delle precedenti riforme strutturali del mercato del lavoro e del sistema pensionistico potrebbe avere un impatto moderatamente negativo sulla crescita a medio termine dell’Italia e finanze pubbliche”.
Riguardo al giudizio di Fitch, e di altri in sospeso, il ministro Tria ha detto che, con la Nota di aggiornamento del Def, le intenzioni del governo “si tradurranno in azioni e allora lo spread scenderà. La discontinuità del governo non si vede dal livello del deficit ma dal contenuto delle politiche, proprio come una famiglia si giudica da come usa le proprie risorse”.