Moody’s: improbabile che M5S ottenga maggioranza. Renzi, WSJ: Demolition Man affonda nei sondaggi
“Solo l’Italia ha un outlook negativo”, e questo “riflette il rischio che le future politiche del Governo non affrontino in modo sostenibile la vulnerabilità del Paese a uno choc economico o finanziario”. Parola di Moody’s, che mette l’Italia e gli investitori sull’attenti, in vista delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo. L’agenzia di rating affronta la questione nell’outlook sui debiti sovrani dell’Eurozona previsto per il 2018.
Un riferimento esplicito viene fatto anche alle probabilità di successo, nelle elezioni, del M5S di Beppe Grillo.
“Il Movimento 5 Stelle probabilmente andrà bene nelle elezioni politiche italiane, ma è improbabile che riesca a ottenere una maggioranza sufficiente a formare un governo”
In ogni caso, “l’importanza delle elezioni sul credito è legata in particolare alla volontà del nuovo governo e alla capacità di promuovere riforme strutturali che promuovano la crescita, in un momento in cui il contesto dei tassi di interesse è ancora favorevole”.
Nel suo “Sovereign Outlook per l’Area Euro”, Moody’s fa notare in generale che il calendario elettorale dell’Eurozona “è più tranquillo quest’anno, rispetto a quello del 2017”, considerate le “elezioni attese a Cipro, Finlandia, Italia, Lussemburgo e Irlanda”.
Tuttavia, “solo le elezioni in Italia hanno il potenziale di produrre conseguenze politiche di più ampia portata per l’Unione monetaria, a causa della dipendenza del paese dalle riforme strutturali per sostenere i tassi di crescita”.
Il giudizio arriva dopo quello dell’agenzia canadese DBRS, che ha reiterato i rating “BBB (high)/R-1 (low)” dell’Italia con trend stabile.
L’outlook si spiega con la convinzione, da parte di DBRS, che i progressi compiuti dall’Italia sia sul fronte economico che su quello dei conti pubblici aiuteranno a compensare l’incertezza legata all’esito del voto, il problema degli NPL che rimane ancora cruciale da risolvere, e il debito pubblico tuttora elevato.
Certo, il rischio politico non viene ignorato. Tutt’altro: per gli esperti le elezioni non conferiranno la maggioranza a nessun partito.
Intanto il Wall Street Journal dedica un articolo all’Italia, in particolare all’ex premier e segretario del PD Matteo Renzi.
Nell’articolo “Renzi’s Comeback Hopes Fade as Italy’s Self Styled ‘Demolition Man” Sinks in Polls“, il quotidiano certifica il calo della popolarità di Renzi. Lo stesso che, sottolinea, “nel 2014 elettrizzò gli elettori italiani”, promettendo di rottamare l’establishment politico e di ridare lustro a un’economia che “è ancora ferita dalla crisi dei debiti sovrani”.
Renzi viene ricordato come il Rottamatore, ovvero “Demolition Man” e anche come l’uomo politico che, con le sue politiche di centro perseguite all’epoca in cui è stato presidente del Consiglio, “in particolare quelle legate al mercato del lavoro, ha alienato i suoi sostenitori di sinistra“. Al punto che oggi “il Partito Democratico attira solo il 23% delle intenzioni voto”.
L’ex sindaco di Firenze, insomma, “affonda nei sondaggi” e trascina con sé il proprio partito. Sicuramente, spiega il Wall Street Journal – che comunque non disdegna diverse riforme compiute dall’esecutivo Renzi, in primis il Jobs Act, – Renzi ha pagato la crisi che ha investito le banche italiane negli ultimi anni.
Il modo in cui sono state salvate, la decisione in particolare del “governo di spendere miliardi per salvare o liquidare sette banche in difficoltà”, e le conseguenti “forti perdite che sono state imposte a centinaia di migliaia di azionisti e obbligazionisti”, hanno rovinato “la reputazione di Renzi”.
Allo stesso tempo, proprio il forte calo della popolarità di Renzi e del suo partito, secondo il quotidiano finanziario americano, potrebbe rappresentare un rischio per l’Italia intera e per gli altri partiti politici.
Il fatto che il PD abbia perso così tanti voti, rende infatti fragile una qualsiasi eventuale grande coalizione che fosse necessaria formare dopo il voto.
Così il WSJ:
“La frammentazione dell’elettorato – combinata con il declino del PD nei sondaggi – riduce in modo netto la probabilità che qualsiasi gruppo emerga con una maggioranza parlamentare, nel voto di marzo. E se nessuno ci riuscirà, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella potrebbe chiedere ai principali partiti, incluso quello di centro-destra dell’ex premier Silvio Berlusconi, Forza Italia, di formare una Grande Coalizione con il Partito Democratico. Ma, con il PD che perde colpi, anche una coalizione del genere potrebbe faticare a raggiungere una maggioranza, aumentando il rischio che si torni di nuovo al voto.
“Più il PD si indebolisce, più la prospettiva di una Grande Coalizione diventa irrealistica“, ha commentato al Wall Street Journal Federico Santi, analista presso l’Eurasia Group.
Tutto questo, mentre si evince subito che il timore dell’agenzia di rating Moody’s è quello che l’esecutivo che emergerà dalle elezioni politiche -se emergerà, viene da dire – decida di mollare la strada del risanamento dei conti pubblici, snobbando gli appelli che arrivano da più parti sulla necessità di portare avanti le riforme strutturali fin ora lanciate dai governi attuale e precedente.