Notiziario Notizie Italia Mps e l’aumento di capitale: Anima c’è ma il contributo verrà soprattutto dalla francese Axa. E dai fondi esteri

Mps e l’aumento di capitale: Anima c’è ma il contributo verrà soprattutto dalla francese Axa. E dai fondi esteri

14 Ottobre 2022 10:45

Aumento di capitale di Mps, la società di gestione del risparmio italiana Anima conferma i rumor degli ultimi giorni.

Con un comunicato che segue la riunione del cda e che viene diffuso in tarda serata, Anima rende noto che parteciperà all’operazione di ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena con un intervento di 25 milioni di euro: davvero poca cosa rispetto alla disponibilità iniziale di 200 milioni di euro, che era stata data all’inizio delle trattative con il ceo di Mps Luigi Lovaglio, a patto tuttavia di un rafforzamento della partnership in essere con la banca. Rafforzamento che l’AD non ha voluto: di conseguenza, Anima ha fatto un deciso passo indietro riducendo il suo contributo a 25 milioni, in cambio di un’alleanza con Mps che rimane invariata.

Il Consiglio di Amministrazione di Anima Holding spa ha deliberato in data odierna (ieri per chi legge) di concorrere al rafforzamento patrimoniale di Banca Monte dei Paschi di Siena spa, nell’ambito della prevista ricapitalizzazione autorizzata dall’assemblea dei soci della Banca in data 15 settembre 2022, mediante un investimento finanziario per un importo massimo di euro 25 milioni in relazione al quale sono in corso interlocuzioni con i Joint Global Coordinators dell’aumento di capitale”, si legge nel comunicato.

A Piazza Affari il titolo Mps non apre, rimanendo in asta di volatilità con un calo teorico del 12%, dopo aver chiuso in ribasso del 33% la sessione di ieri, giorno in cui la banca ha fatto il grande annuncio sui dettagli dell’operazione di ricapitalizzazione da 2,5 miliardi: operazione che sarà lanciata lunedì 17 ottobre, previo il via libera del prospetto da parte della Consob, e che si concluderà il 3 novembre. Con il crollo di ieri, la capitalizzazione di mercato di Mps è scivolata a 171 milioni di euro, 1/15 dei 2,5 miliardi di euro che il Monte dei Paschi vuole raggiungere con la ricapitalizzazione.

Ad attendere l’arrivo di nuovi mezzi freschi è anche una platea decisamente nutrita dei dipendenti di Mps, che hanno scelto la via delle uscite anticipate: le richieste di esodi sono state infatti di 4.125 unità , ben oltre le 3.500 uscite anticipate che erano state previste e l’AD Lovaglio è stato chiaro nel sottolineare come più di un terzo dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi di Banca Mps serva per gli esodi volontari del personale.

LEGGI Mps, le banche del Monte hanno detto sì. L’aumento di capitale si può fare: sarà il settimo in 15 anni

Il trend del titolo Mps si spiega con la “natura iperdiluitiva” dell’operazione di aumento di capitale – che lo stesso Monte di Stato ha messo in evidenza nel comunicato –   che prevede un concambio di 374 nuove azioni per ogni tre azioni Mps possedute. Allo stesso tempo, che l’aumento di capitale fosse molto diluitivo era cosa già nota, e dunque non sufficiente a spiegare il tonfo del titolo di ieri che, dopo essere stato sospeso per eccesso di ribasso, ha chiuso con un crollo del 33%.

Le nuove azioni, si ricorda, verranno emesse al prezzo di 2 euro, a sconto del 7,79% rispetto al prezzo TERP, prezzo teorico dopo lo stacco del diritto di opzione.

I soldi Mps alla fine li ha trovati, grazie agli impegni delle banche del consorzio di garanzia per 807 milioni e le garanzie anche del fondo Algebris per 50 milioni.

Vale la pena fare un passo indietro per capire come la banca sia uscita dalla situazione di stallo delle ultime settimane, quando si è parlato addirittura del rischio di un dietrofront delle banche del consorzio di garanzia per la ricapitalizzazione e di burden sharing. Burden sharing è la parola chiave. Con l’aumento di capitale Monte dei Paschi punta a raccogliere 2,5 miliardi di nuovi mezzi freschi: il Mef principale azionista del Monte di Stato si impegnerà pro-quota versando 1,6 miliardi. E questo lo si sapeva da un po’.

Dovendo essere la ricapitalizzazione una operazione di mercato, era necessario trovare la somma restante, ovvero 900 milioni, di capitali privati. Il punto è che le banche del consorzio non volevano certo accollarsi un inoptato pari a una somma del genere, senza il previo impegno dei capitali privati, ovvero senza la garanzia che ci fossero privati disponibili a entrare nel capitale di Siena contribuendo alla sua ricapitalizzazione.

Questi capitali privati sono stati alla fine trovati.

Soprattutto c’è stato l’impegno di alcuni investitori che, come spiega oggi un articolo de Il Sole 24 Ore, agiranno da “sub-writer” ovvero “interverranno quindi prima delle banche d’affari, trasformandosi quindi realisticamente in azionisti della banca”. Investitori che si sono esposti fino a coprire, dei 900 milioni da rastrellare, una somma di 500 milioni in caso di inoptato, ovvero di mancata sottoscrizione delle azioni.

Tra di loro ci sono gli obbligazionisti che hanno fatto shopping dei bond Tier 2 della banca, e che non vogliono certo rischiare che l’aumento di capitale faccia flop: in quel caso, scatterebbe infatti il burden sharing, spettro che si è riaffacciato a Siena negli ultimi giorni, quando si è parlato del rischio che il rafforzamento di capitale del Monte di Stato neanche partisse.

Quali sono questi investitori che sono disposti a intervenire, in caso di inoptato, ancora prima delle banche del consorzio?

Il Sole 24 Ore fa i nomi “di fondi come Pimco, BlueBay, Malquart, che nel complesso tireranno fuori una cifra vicino ai 200 milioni. Altri 200 milioni circa li fornirà Axa”.

Ci sono poi i contributi dell’imprenditore francese Denis Dumont (30 milioni), il fondo Algebris di David Serra (20 milioni), le Fondazioni toscane, “che verseranno circa 30 milioni, da spartire tra CariFirenze (10), Fondazionde Mps (10), e CariLucca (5)”.

E ora c’è il contributo ufficiale di Anima, il cui impegno è stato confermato per l’appunto nella serata di ieri dallo stesso cda. Ci sarebbero poi anche altri fondi disposti a entrare nel capitale.

Così Equita SIM nella nota odierna commenta il contributo di Anima alla ricapitalizzazione del Monte con un apporto di 25 milioni di euro:

“Il coinvolgimento di Anima nell’aumento di capitale, seppur per un ammontare contenuto (ca. 2.5% della market cap) senza un rafforzamento immediato della partnership è una notizia al margine deludente, mentre il successo dell’operazione di ricapitalizzazione di MPS e conseguente attuazione del piano di rilancio è una notizia positiva. A nostro avviso il titolo, a 7.5x il P/E adj. 2022E, non scontava un rafforzamento della partnership con MPS, ma nel breve viene meno una mancata opportunità”.

LEGGI ANCHE

Mps: primo shock che riporta alla realtà Giorgia Meloni e FdI. L’appunto dalla Germania

I prossimi mal di testa di Giorgia Meloni: banche esposte ai BTP, dossier TIM, nuove danze tra Mps e UniCredit

Banche e BTP, con tassi più alti (ri)scatta focus su doom loop. E la spesa per interessi è destinata a salire

Da Meloni sì ad aumento di capitale. Ma Monte di Stato continua a fare paura

Crisi governo: senza Draghi banche italiane in pericolo. Più di tutte Mps, il dossier che scotta ora rischia di andare a monte.