Mps, Sileoni (FABI): se deve essere macelleria sociale, allora meglio banca pubblica
Se proprio deve essere macelleria sociale, allora meglio una banca pubblica. Così Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il principale sindacato dei bancari, in un’intervista rilasciata a La Stampa, parla del caso Mps: la banca che, sembra, nessuno vuole tanto che lo Stato, azionista di maggioranza dal 2017 con una quota del 68%, starebbe valutando l’opzione di posticipare la sua uscita dal capitale a oltre il 2021: ipotesi rilanciata ormai da diverse fonti.
In un momento in cui si parla tanto di risiko bancario, febbre M&A, voglie varie di fusioni e di acquisizioni, Sileoni lo fa capire chiaramente: ok alle aggregazioni tra gli istituti di credito, a patto che l’occupazione venga salvaguardata.
E, nel caso del Monte dei Paschi di Siena, nel commentare il rischio di oltre 10 mila esuberi, sempre che si riesca a trovare un acquirente, sottolinea:
“Lo dico con chiarezza: non accetteremo lo spezzatino né una macelleria sociale. Con la Fisac Cgil di Nino Baseotto e con gli altri sindacati siamo perfettamente in linea. Sarebbe auspicabile ottenere una proroga dalla Bce per aspettare tempi e modalità migliori per un eventuale disimpegno dello Stato. Se invece rimarrà per sempre pubblica vorrà dire che il governo avrà ottenuto un importante successo che andrà riconosciuto”. Insomma “meglio la banca pubblica della macelleria sociale”.
Riguardo alla fusione che sta andando avanti e che ha inaugurato un nuovo ciclo di M&A nel settore bancario in Italia, ovvero quella tra Intesa SanPaolo e Ubi Banca, con la conseguente cessione degli sportelli a Bper, Sileoni fa notare la “cultura sociale ed innovativa” di Intesa, e “la fortissima simbiosi con il territorio e un importante senso di appartenenza dei lavoratori” che caratterizzano Ubi Banca. Bper invece, “è un serio e solido gruppo bancario in veloce crescita ma tutto centrato su Modena“. Di conseguenza, “per il successo dell’operazione, devono essere salvaguardate le professionalità di Ubi e noi siamo pronti a difenderle. Solo così l’integrazione avrà successo”.
Prossima grande protagonista del risiko bancario è, anche per la FABI di Sileoni, Banco BPM:
“Bpm Banco dovrà per forza crescere in dimensioni: se salvaguarderà l’occupazione anche attraverso progetti seri a sostegno dei territori e della clientela la sosterremo. Stesso discorso per Unicredit e Credit Agricole“.
E certo di Banco BPM si è parlato parecchio nelle ultime settimane, soprattutto in merito a un presunto forte interesse da parte della francese Credit Agricole, che avrebbe scaricato invece Creval. I francesi di Credit Agricole avrebbero sbattuto tra l’altro la porta in faccia, tra le altre cose, a Mps. Su BPM lo stesso amministratore delegato Giuseppe Castagna si è espresso, qualche giorno fa, sul consolidamento bancario in Italia che, a suo avviso, soprattutto dopo l’operazione Intesa-Ubi, andrà avanti.