Mps, sindacati: ‘Mef rimanga a tempo indeterminato’. Rumor: arrivata lettera dalla Bce
Mps pronta a fare il grande salto e a diventare privata? Chissà. Visti i tempi, i sindacati non sembrano credere che sia questo il momento giusto perché lo Stato, in particolare il Mef, lasci la banca, di cui è diventato principale azionista nel 2017.
I sindacati richiamano sia il governo che il Mef nello specifico alle loro responsabilità, qualche ora prima dell’assemblea degli azionisti dell’istituto di credito, che sarà convocata oggi, lunedì 18 maggio, per nominare il cda e il nuovo AD che, dopo l’uscita di scena di Marco Morelli, sarà Guido Bastianini. La carica di presidente sarà ricoperta da Patrizia Grieco.
Nello stesso giorno, stando alle indiscrezioni riportate da Radiocor, si apprende che la Bce ha inviato al Monte dei Paschi 11 raccomandazioni su azioni da svolgere per migliorare la gestione e il governo del rischio. Si parla di una mina di 4,8mld di rischi legali. “La Bce, emerge dalla risposte di Banca Mps ai quesiti dei soci consultate da Radiocor, ha consegnato la lettera con i ‘compiti a casa’ per il Monte dei Paschi dieci giorni fa. La Vigilanza di Francoforte, in particolare, chiede di migliorare: la supervisione da parte del Cda, la struttura organizzativa, il ruolo del risk management, i controlli di primo livello, i meccanismi di reporting e le attivita’ di internal audit. Le undici raccomandazioni vanno attuate da Banca Mps entro tempi definiti che la banca, tuttavia, non rende noti”.
Tornando alla richiesta dei sindacati, le organizzazioni chiedono praticamente che il Tesoro mantenga la propria quota a tempo indeterminato:
“La permanenza a tempo indeterminato del MEF nel capitale azionario del Gruppo potrebbe essere un importante strumento per assicurare stabilità prospettica all’attività della Banca e per ottimizzare il sostegno all’economia reale del Paese – si legge nella nota congiunta delle organizzazioni sindacali, firmata dalle segreterie Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin dei Coordinamenti Banca Mps, che prosegue – Per questi motivi, le Organizzazioni Sindacali richiamano il Governo ed il MEF all’assunzione delle specifiche responsabilità che loro competono, in virtù del ruolo dagli stessi esercitato all’interno della compagine proprietaria della Banca. È infatti indispensabile che qualunque proposta e qualunque programma aventi per obiettivo il risanamento del Monte dei Paschi, non possano prescindere dalla piena partecipazione di tutte le Lavoratrici e di tutti i Lavoratori alla definizione dei progetti che riguardano il loro futuro professionale e personale”.
Nella nota si fa riferimento a “uno scenario di grande cambiamento dell’economia e conseguentemente del sistema creditizio italiano – il cui ruolo, ancor più in seguito all’emergenza sanitaria e sociale in atto, risulta essere fondamentale per il rilancio del Paese”.
Di conseguenza, “dal nuovo Consiglio e dal nuovo Amministratore Delegato ci aspettiamo sia una piena apertura al confronto con le Organizzazioni Sindacali, che una chiarezza sugli obiettivi strategici della Banca e sull’attuazione del Piano di Ristrutturazione 2017/2021, per un necessario e definitivo rilancio del Gruppo Monte Paschi. Il futuro del Gruppo, infatti, non potrà che avere come punti fermi la totale salvaguardia dei livelli occupazionali e salariali dei Dipendenti e la valorizzazione interna di Lavoratrici e Lavoratori attraverso l’ascolto e l’accoglimento dei loro bisogni, la tutela del loro benessere psico-fisico ed il rispetto e l’implementazione della loro professionalità, che sino ad oggi hanno permesso al Gruppo MPS di continuare a competere sul mercato”.
I sindacati sottolineano anche che “risultano imprescindibili il mantenimento dell’integrità societaria ed organizzativa del Gruppo e la conservazione dell’attuale insediamento territoriale della Banca, elemento fondamentale per confermare il Monte come punto di riferimento per il sostegno economico a famiglie ed imprese”-
“Riteniamo anche – si legge ancora – considerata la congiuntura economica e finanziaria in cui il settore bancario ha operato negli ultimi anni, che alcuni dei vincoli stabiliti con la Commissione Europea nel Piano di Ristrutturazione originario siano ormai da considerarsi non più coerenti con il mutato contesto socio-economico”.