Nadef, Bankitalia guarda con favore a incentivi uso moneta elettronica. Su evasione Upb avverte governo: ‘7 MLD obiettivo ambizioso’
Bankitalia “guarda con favore a iniziative che incentivino l’uso di strumenti di pagamento tracciabili, che tendano a ridurre i tempi e i costi delle transazioni e che possano contribuire a contrastare, oltre all’evasione, altri comportamenti illegali”. Così, nel corso della sua audizione al Parlamento sul Nadef, il vicedirettore di Bankitalia, Luigi Federico Signorini.
I commenti del numero due di Palazzo Koch si riferiscono al dibattito che si sta facendo sempre più acceso, in Italia, dopo che si è appreso che il governo M5S-PD starebbe valutando di rafforzare la lotta all’evasione fiscale prendendo di mira il contante.
Tra le misure, ci sarebbe per esempio quella di garantire uno sconto fiscale a chi, invece di utilizzare il contante, effettua un pagamento con la moneta elettronica, dunque con carte di credito etc. Nel commentare le misure al vaglio dell’esecutivo – si starebbe valutando anche l’opzione di far pagare un’Iva più alta a chi utilizza i contanti e un’Iva più bassa a chi fa uso della moneta elettronica”, Signorini ha parlato comunque della necessità, anche, che vengano assicurati per questi interventi “i presidi necessari per evitare invadenze indebite nella sfera privata delle persone e per tutelare chi ha ancora difficoltà a utilizzare modalità di pagamento moderne”.
In generale, ha sottolineato, “è opportuno che tali strumenti siano disegnati in base a un’adeguata riflessione tecnica, per minimizzarne il costo, la complessità concettuale e operativa, nonché gli eventuali effetti distorsivi, e quindi per massimizzarne l’efficacia”.
E “ovviamente – ha detto SIgnorini, rispondendo alle domande dei parlamentari, stando a quanto riporta l’agenzia di stampa Askanews – non è che i pagamenti su carta siano senza costi. Le banche e le aziende che forniscono i servizi di pagamento forniscono un servizio che deve essere pagato e penso che la concorrenza tra operatori sia lo strumento migliore”. E’ vero, inoltre, che, “dove si è deciso di premere per la diffusione di questi strumenti ai fini di evasione fiscale” c’è stato anche un sostegno da parte dello Stato.
Dal canto suo, anche lui in audizione davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato,il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha affermato:
“Non intendiamo assolutamente tassare il contante, questa è un altra fake news“. Aggiungendo che quella “era una proposta contenuta in un rapporto di Confidustria che noi non intendiamo sposare”.
Nell’affrontare la piaga italiana dell’evasione fiscale, riserve sulla capacità del governo di recuperare un gettito di ben 7 miliardi di euro con la lotta all’evasione sono arrivate sia dalla Corte dei Conti, che dall’Ufficio parlamentare di bilancio.
Così Giuseppe Pisauro, numero uno dell’Upb, anche lui in un’audizione sul Nadef alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato: “La parte preponderante (circa l’80 per cento) degli interventi correttivi ipotizzati per il 2020 (14 miliardi) è affidata a incrementi di entrate, di cui circa 7 miliardi (lo 0,4 per cento del PIL) deriverebbero da misure di contrasto all’evasione”. Si tratta per l’appunto – ha continuato -di un obiettivo piuttosto ambizioso, specie se confrontato con i risultati ottenuti nel recente passato su tale fronte e difficilmente conseguibile solo attraverso strumenti per favorire il conflitto d’interessi”.
“Inoltre, come spesso ricordato, sembrerebbe opportuno non fare affidamento su risorse incerte e a volte di natura non permanente ai fini dell’aggiustamento dei conti pubblici”.
Dal canto suo, la Corte dei Conti ha fatto notare che, “nonostante la netta riduzione della spesa per interessi, a cui è dovuto il miglioramento dell’indebitamento tendenziale”, che “i margini rimangono particolarmente stretti. Lo dimostra del resto, già a partire dal 2020, il ricorso massiccio (oltre 7 miliardi), per la copertura delle misure prefigurate con la manovra, alle risorse che si intendono recuperare dalla lotta all’evasione e all’elusione fiscale”. “Una dimensione – ha aggiunto Biscema – che rafforza le riserve più volte espresse dalla Corte su tale modalità di copertura. Ciò specie in un paese caratterizzato da un elevato debito”.