Non solo tassa sui contanti proposta da Confindustria, il Mef valuta piano lotta al cash
Mentre Confindustria finisce nell’occhio del ciclone per aver proposto una tassa sui contanti, arrivano indiscrezioni, secondo cui anche il Mef di Roberto Gualtieri sarebbe pronto a lanciare la lotta al cash. E’ quanto riporta il Sole 24 Ore, rendendo noto che il freno al contante avverrebbe in quattro mosse, che prevederebbero bonus a chi adotta i pagamenti elettronici e sanzioni a chi, in determinate situazione, si ostina all’utilizzo del contante.
La polemica nasce dal fatto che, a fronte delle varie autorità politiche e monetarie, che ribadiscono come le limitazioni imposte al cash siano uno strumento per combattere l’evasione fiscale, ci sono coloro, in primis i consumatori e i correntisti, che credono che le manovre siano solo un espediente per mettere in sicurezza, più che altro, le banche, tutelandole da eventuali corse agli sportelli.
Ma veniamo al piano su cui starebbe lavorando il Mef: non si tratta di un programma nato dal nulla, tutt’altro. Viene ricordato infatti che sia i tecnici, sia gli stessi esponenti del M5S stanno lavorando al piano già dalla primavera scorsa.
Ora, l’obiettivo è concretizzare la lotta al contante, che è già inserita nel programma del nuovo governo giallorosso M5S-PD.
I quattro pilastri su cui poggia il disegno sono i seguenti, stando a quanto riporta il quotidiano di Confindustria:
- Bonus e sconti fiscali riconosciuti in dichiarazione solo se il costo è tracciato o pagato con moneta elettronica.
- Abolizione delle commissioni dovute dagli esercenti per micro pagamenti o per quelli sotto una determinata soglia.
- Un sistema sanzionatorio efficace e soprattutto operativo per chi rifiuta il Pos.
- Infine, pagamenti elettronici obbligatori nei rapporti con la Pa.
LOTTA AL CONTANTE: L’IDEA CONFINDUSTRIA DELLA COMMISSIONE DEL 2% SUI PRELIEVI ATM
Le indiscrezioni arrivano poche ore dopo la tassa sui contanti proposta dal Centro studi di Confindustria: l’idea è di arginare l’evasione fiscale con un credito d’imposta del 2% per pagamenti elettronici e una commissione del 2% sui prelievi Atm sopra i 1.500 euro, con un gettito stimato di 3,4 miliardi l’anno.
Il tutto senza oneri per lo Stato. Lo sgravio del 2% si applicherebbe a chi paga mediante carta di credito, debito e prepagate nominative o bonifico bancario: il consumatore paga il prezzo pieno ma accumula un reddito che verrà contabilizzato e comunicato dalla banca di appoggio della carta di pagamento.
Ieri è arrivata la forte critica di Confesercenti:
L’ipotesi di una tassa sui contanti “è un’idea che non ci piace”. “Sarebbe una stangata da miliardi di euro sui consumatori che concorrerebbe sicuramente a deprimere ancora di più la spesa delle famiglie, già in rallentamento. Ci chiediamo anche quale sarebbe l’impatto di una misura del genere sulla popolazione più anziana del nostro paese. Siamo assolutamente convinti – si legge ancora nella nota- della necessità di promuovere la diffusione della moneta elettronica, non solo per ragioni di tracciabilità e trasparenza, ma anche di sicurezza degli operatori commerciali. Ma al bastone preferiremmo la carota: quella della tassa sui contanti non è la strada giusta, meglio incentivare l’utilizzo di carte di credito e bancomat, con agevolazioni per i consumatori e minori costi per le imprese”.
ALTOLA’ A TASSA SUI CONTANTI DA EX MINISTRO VINCENZO VISCO
Un altolà alla tassa sui contanti è arrivato anche dall’ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, nel corso di un’intervista rilasciata alla trasmissione “L’Italia s’è desta”, in onda su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano:
“La proposta di Confindustria su contanti non serve a molto. Se uno mette una tassa del 2% sul prelievo, queste vengono aggirate comodamente. Dopodichè l’evasione non dipende soltanto dall’uso del contante al consumo, gran parte dell’evasione avviene senza contante, semplicemente manipolando i bilanci delle imprese. Tuttavia evitare l’uso del contante è giusto, uno dei principali delitti del governo Renzi fu quello di alzare la soglia da mille a tremila euro. Il messaggio era chiarissimo: rendere più facile non solo l’evasione fiscale ma anche il riciclaggio”.
Ancora Visco:
“La fatturazione elettronica è stata fatta male, senza sanzioni, limitata, ma nonostante ciò sta dando risultati rilevanti. Il M5S pensa al carcere per l’evasione? Ma neanche tanto, perché hanno fatto condoni per un anno. I manettari non si ricordano che noi l’abbiamo avuta una legge del genere, che stabilì che era reato tutto. Quello che accadde è che le scrivanie dei giudici erano sommerse da decine di migliaia di denunce della Gdf e i giudici non ne portavano avanti neanche una. Quindi col primo governo Prodi ci furono i magistrati che chiesero di mettere delle soglie di non punibilità penale perché così qualcuno magari riuscivano a mandarlo in galera”.