Occupazione in calo, disoccupazione sale al 10,7% a febbraio. Giovanile: rimane scarto di 14 punti da minimo pre-crisi
Niente da fare. Le previsioni sulla crescita economica italiana continuano a rimanere fosche, e i dati non sembrano altro che confermare il peggioramento dei fondamentali. Reso noto oggi il dato relativo all’occupazione e disoccupazione italiana, che ha messo in evidenza il deterioramento del mercato del lavoro.
Questo, dopo che la scorsa settimana sono emerse alcune indiscrezioni secondo cui il governo M5S-Lega sarebbe pronto a incidere nel Def atteso entro il prossimo 10 aprile una stima sul Pil italiano pari ad appena +0,1%, dopo quell’outlook considerato eccessivamente roseo dell’esecutivo, fino a dicembre fiducioso in una crescita pari a +1% (anzi, prima di raggiungere un compromesso con l’Ue sulla legge di bilancio, la stima era di un ben +1,5%).
Una maxi revisione al ribasso, che è stata tra l’altro superata nei risultati da quella snocciolata nello stesso giorno dal Centro Studi di Confindustria.
Oggi, l’ennesima prova del nove, che difficilmente la Tria-de Conte, Salvini e Di Maio potrà imputare al governo Gentiloni, come ha fatto il leader del M5S quando è stato appreso che l’Italia è entrata in recessione tecnica nel secondo semestre del 2018.
L’Istat ha appena comunicato che nel mese di febbraio la stima sugli occupati è in lieve calo rispetto a gennaio (-0,1%, pari a -14 mila unità), e che il tasso di occupazione ha segnato una lieve flessione, attestandosi al 58,6% (-0,1 punti percentuali).
A pesare sull’occupazione, è stata la diminuzione dei dipendenti (-44mila), sia permanenti (-33 mila) sia a termine (-11 mila): a soffrire le conseguenze sono stati soprattutto gli occupati dell’età centrale dei 35-49enni (-74 mila), mentre in generale sono aumentati gli occupati indipendenti (+30 mila) e gli occupati ultracinquantenni (+51 mila).
Non proprio una buona notizia per l’occupazione che i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini speravano di sostenere con le varie misure finora lanciate. La disoccupazione, inoltre, è salita, con il tasso di disoccupazione avanzato dal 10,5% al 10,7%, in rialzo di 0,1 punti percentuali.
Scesa comunque la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,1%, pari a -14mila unità). Il calo ha riguardato solo le donne (-20 mila) e si è concentrato tra i 25-34enni (-16 mila) e gli ultracinquantenni (-29 mila).
Il tasso di inattività è restato tuttavia stabile al 34,3% per il quarto mese consecutivo.
In generale l’Istat ha rilevato che, nei mesi compresi tra il dicembre del 2018 e il febbraio 2019 l’occupazione, sia nel complesso sia per genere, ha riportato una sostanziale stabilità rispetto ai tre mesi precedenti e che, nello stesso periodo, sono calati i dipendenti a termine, mentre sono saliti i dipendenti permanenti.
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24enni) a febbraio si è infine attestato al 32,8%, in “lieve” diminuzione rispetto a gennaio (-0,1 punti percentuali), ma superiore, ancora, di quasi 14 punti dal minimo pre-crisi (19,4%, del febbraio 2007).
Occhio intanto alle dichiarazioni rilasciate dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, intervistato da Lucia Annunziata a ‘In 1/2 ora in più’ su Rai3 nella giornata di ieri.
Boccia ha spiegato che “il punto non è dibattere sui decimali” del Pil “ma come reagire come Paese. Dobbiamo reagire noi, recuperare fiducia e lavorare sui fondamentali. Bisogna evitare la stagione degli alibi e delle colpe, non generare ansia nel sistema economico e costruire una capacità di risposta, non subire il rallentamento economico ma reagire”. “Vogliamo dare una sveglia al governo – ha continuato Boccia -, una sfida in positivo, passare dal contratto di governo a un patto per lo sviluppo e la crescita è determinante. Il governo ha avuto la sfortuna di subire il rallentamento economico” ma “non possiamo dibattere su due-tre questioni del contratto e non avere un intervento organico”.
Tra l’altro, ha avvertito Boccia, “se le divergenze” tra M5s e Lega “sono strutturali bisogna prenderne atto e non andare avanti, non galleggiare” anche perchè “c’è una manovra da fare”. “Vediamo che ci sono divisioni, in un momento delicato ci vorrebbe compattezza. Noi lo abbiamo dimostrato con i sindacati, speriamo che anche i due partiti di maggioranza lo facciano. Passino dalle politiche tattiche alle politiche dei fini, si diano obiettivi al di là del contratto di governo”.
E a Lucia Annuziata che gli ha chiesto che, se in caso di crisi di governo, non sarebbe meglio andare a votare o cercare un’altra maggioranza, il numero uno di Confindustria ha risposto: “Non possiamo escludere nulla”. Una stoccata a Confindustria è arrivata stimattina dal vicepremier e leader della Lega e ministro dell’Interno Matteo Salvini:
“Confindustria – che recentemente ha lanciato più di un alert sull’economia italiana – ci desse una mano, facesse delle proposte. Sui giornali ci attacca e poi chiede incontri”, ha detto il vicepremier, intervistato da Lady Radio, emittente fiorentina, nel giorno della sua visita a Firenze.
“Giusto, parliamo – continua il ministro dell’Interno – Io tutti i giorni incontro piccoli imprenditori, artigiani, commercianti. Forse i grandi industriali erano abituati bene dalla sinistra: qualunque cosa chiedevano si concedeva, ma l’Italia è fatta dai piccoli imprenditori, dagli artigiani, dai commercianti, dai professionisti. Non ci sono solo le grandi banche, le grandi imprese. Noi siamo partiti dai piccoli e magari qualcuno ci è rimasto male. Confindustria ci dia una mano”.