Ocse rivede al rialzo stime Pil globale e Italia, avverte su aiuti a zombie economy. E Visco (Bankitalia) lancia attenti NPL
Buone notizie dal fronte dell’Ocse, che rivede al rialzo le stime sull’economia globale relative al 2020. Così come ha fatto la Bce la scorsa settimana, anche l’organizzazione parigina ha confermato che la contrazione generata dalla crisi della pandemia non sarà così forte come temuto: il Pil mondiale scenderà infatti del 4,5% quest’anno, meno del -6% atteso nell’outlook di giugno.
Detto questo, il ritmo della ripresa dell’attività sta già diminuendo e, in molti paesi esaminati, l’attività economica rimarrà inferiore ai livelli precedenti l’emergenza sanitaria fino alla fine del 2021. Permangono inoltre i rischi di danni di lungo termine, così come di fallimenti e perdite di posti di lavoro.
Tra i pericoli, anche quello di veder esplodere deficit e debiti di diversi paesi per un periodo di tempo più lungo, visto che le misure di stimoli fiscali potrebbero rendersi necessarie anche il prossimo anno.
Gli stessi programmi di assistenza, come ha avvertito la Banca delle banche centrali, ovvero la Banca dei Regolamenti Internazionali, devono evolvere, per tenere in vita progetti e imprese che abbiano fondamenta per continuare a vivere. Bisogna così evitare di aiutare quelle società zombie, evitare dunque di far rimanere attaccati alla flebo pazienti ormai morenti.
Nel caso dell’Italia, l’Ocse ha rivisto al rialzo anche in questo caso l’outlook sul Pil: l’upgrade non indora però di molto la pillola, visto che la contrazione attesa per l’economia italiana è pari a -10,5%, certo meglio di 0,8 punti rispetto al tonfo del Pil -11,3% precedentemente stimato, ma comunque sempre molto forte. A questo si aggiunge il fatto che la ripresa del 2021 è stata rivista al ribasso di ben 2,3 punti a +5,4%.
Per l’Eurozona nel complesso, attesa una caduta del 7,9% quest’anno e una ripresa del 5,1% il prossimo.
A confermare la serietà del danno inflitto all’Italia dalla pandemia anche Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, intervenuto al comitato esecutivo dell’Abi, nel discorso “L’economia italiana e le banche: implicazioni della pandemia e prospettive”.
Il governatore ha definito la crisi mondiale provocata dalla pandemia “gravissima”, parlando di rischi ancora importanti che gravano “sulle prospettive di crescita”:
“Le conseguenze della gravissima crisi globale causata dalla diffusione del nuovo coronavirus sono ancora molto difficili da valutare. La portata di questo evento senza precedenti nella storia recente è evidente nei costi che tuttora produce in termini di vite umane, di relazioni sociali, di risultati economici. L’incertezza sulle prospettive incide negativamente sulle decisioni di spesa delle famiglie e delle imprese. Nonostante una recente, leggera, tendenza al miglioramento, la fiducia rimane, non solo in Italia, su valori molto bassi”.
Bankitalia ha confermato le stime sul crollo del Pil italiano a una caduta, quest’anno, poco inferiore a -10%.
C’è però il rischio che l’elevata propensione a risparmiare freni la ripresa. A tal proposito, “nei nostri sondaggi – prosegue Visco – la propensione alla riduzione delle spese considerate comprimibili, quali quelle per viaggi, vacanze, ristoranti, cinema e teatro, sembra interessare finora non solo i nuclei con maggiori difficoltà economiche, ma anche una quota rilevante di famiglie che non sono incorse in perdite di reddito significative e che non prevedono di subirle neanche in futuro”.
Il numero uno di Palazzo Koch ha lanciato un avvertimento anche sul rischio NPL (crediti deteriorati) che incombe tuttora sulle banche italiane, pur ammettendo la presenza di progressi:
“Finora è proseguita la riduzione dei crediti deteriorati: tra dicembre scorso e giugno di quest’anno, al netto delle rettifiche di valore, essi sono scesi dal 3,3 al 3,1 per cento del complesso dei finanziamenti (dal 6,6 al 6,1 per cento, al lordo delle rettifiche); il rapporto tra i nuovi prestiti deteriorati e l’ammontare dei prestiti in bonis è rimasto stabile, all’1,3 per cento”.
E’ vero che “questa dinamica ha però beneficiato degli effetti delle misure di supporto alle imprese e alle famiglie varate dal Governo, dirette, come moratorie e garanzie, e indirette, come sussidi, contributi e cassa integrazione. Le perdite su crediti hanno riflesso le indicazioni fornite dalle autorità di vigilanza sull’utilizzo di margini di flessibilità nella classificazione dei prestiti coperti da garanzie pubbliche e di maggiore gradualità negli accantonamenti a fronte dei crediti deteriorati”.
E’ dunque necessario che le banche facciano uso di questa flessibilità loro concessa “con attenzione” e “senza rinviare l’emersione di perdite altamente probabili”. Insomma, “nei prossimi anni sarà fondamentale continuare a gestire con efficacia i crediti deteriorati per evitare che essi si accumulino nei bilanci, ostacolando le azioni di rafforzamento e incrinando la fiducia del mercato e degli investitori“.
Tra l’altro, “i crediti deteriorati delle banche rischiano di aumentare per la crisi del coronavirus e gli istituti di credito devono quindi provvedere a rafforzare il patrimonio”.
Monito anche sulle modalità di utilizzo delle risorse del Recovery Fund o Next Generation EU, negli stessi giorni in cui il governo italiano e altri governi dell’Ue lavorano sui rispettivi piani di riforme – Recovery Plan – da presentare alla Commissione europea entro il prossimo 15 ottobre.
“Il programma Next Generation EU rappresenta da questo punto di vista una occasione importante, da non perdere. I benefici che l’Italia potrà trarne dipenderanno dalla capacità di proporre interventi mirati e coerenti con gli obiettivi e i requisiti del programma e di attuarli in tempi rapidi e senza sprechi“.