Oggi lettera Ue, Juncker a Conte: ‘manovra bis o sanzioni’. Monti: ‘sì a sovranismo. Ma europeo’
Il vicepremier leghista Matteo Salvini che, con le sue continue dichiarazioni, sembra ancora in piena campagna elettorale, dice “basta letterine” dall’Ue. Ma la letterina arriverà, e sarà solo il preludio di un ennesimo confronto tra Roma e Bruxelles che, visto il pieno di consensi che la Lega ha incassato nelle elezioni europee, ha tutte le premesse per confermarsi più acceso di quelli precedenti.
L’Italia rimane osservata speciale per la sua ostinazione a non volere fare i compiti, e dunque per il deficit e il debito che lo stesso Def dà in rialzo. E una bella lezione starebbe arrivando, nonostante i toni concilianti del commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici.
La Commissione europea, infatti, “è pronta ad aprire una procedura sul debito italiano che toglierà sovranità in politica economica al Paese nei prossimi anni”. E’ quanto riporta La Repubblica, indicando le intenzioni del numero uno Jean-Claude Juncker.
“In sostanza è questo che il capo dell’esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker, ha comunicato ieri al premier Giuseppe Conte a margine del vertice Ue di Bruxelles dedicato alle nomine europee. Oggi i commissari europei nella loro consueta riunione settimanale parleranno del caso Italia, ma secondo le aspettative della vigilia nessuno di loro prenderà le parti di Roma. Così al termine della seduta da Bruxelles partirà la lettera Ue che darà al governo appena 48 ore per giustificare il mancato rispetto delle regole europee, l’aumento costante di deficit e debito con un buco di 11 miliardi tra il 2018 e il 2019. Un rischio per la tenuta dell’intera eurozona”
E mentre Salvini auspica una conferenza in Europa che inauguri una nuova fase, in cui la Bce diventi addirittura garante dei debiti europei, l’ex premier Mario Monti ammette che sì: “prima o poi bisognerà approdare a una nuova conferenza intergovernativa” per una revisione dei Trattati europei. Ma per una sovranità dell’Europa, come conferma il professore nell’intervista rilasciata ad Avvenire.
“Credo che, per un governo che ha una nuova forza elettorale da spendere ai tavoli europei, piuttosto che lanciarsi in esercizi ambiziosi che mirino a ridiscutere dalle fondamenta la politica economica europea sia più proficuo concentrare il fuoco su piste già aperte, ma alle quali alcuni Paesi – penso alla Germania e all’Olanda . Monti cita “ad esempio” lo scorporo degli investimenti pubblici dal Patto di stabilità e aggiunge che non “conviene prendere di mira la disciplina di bilancio in quanto tale, contestandone il principio, magari chiedendo l’abolizione del Patto di stabilità; bensì concentrarsi su quelle lacune, quelle pecche, quelle carenze di razionalità che ci sono nelle regole in materia”.
Monti arriva anche a dire che “un Salvini forte potrebbe contribuire a far fare un passo avanti alle regole europee, con vantaggio generale”. Detto questo, il successo dei sovranisti “è certo una minaccia per la Ue”, anche se questa volta non è stata “vincente” (in quanto nel Parlamento europeo prevarrà comunque l’ala europeista).
E’ importante però, suggerisce Monti, non abbassare la guardia: “Questo non deve indurre a un atteggiamento di scampato pericolo, per tornare così a una gestione della normalità” “altrimenti la prossima volta prenderanno la maggioranza in Europa”. E, riguardo alla natura della Bce, l’ex presidente del Consiglio sottolinea:
“Bisogna tener presente che l’istituto di Francoforte ha già fatto negli anni scorsi quello che anche altri hanno chiesto prima che Salvini si appassionasse a questi temi, contribuendo a tenere bassi i tassi di interesse e gli spread, che oggi è alto infatti solo in Italia, soprattutto per le dichiarazioni incaute che periodicamente e inutilmente turbano i mercati. Fu proprio su spinta dell’Italia, con uno dei governi che Salvini ama descrivere come inginocchiati di fronte alla Merkel, che nel Consiglio Europeo del giugno 2012, con la cancelliera tedesca messa all’angolo, si crearono le condizioni politiche che avrebbero di lì a poco facilitato la svolta di Mario Draghi. Se si vuole la continuazione di una politica monetaria più accomodante consiglierei di abbassare i toni sulla Bce. Alzarli, specialmente da parte italiana, diventa la miglior garanzia che venga scelto un ‘falco’ come successore di Draghi”.
Intanto Repubblica anticipa che “oggi partirà la lettera, entro venerdì arriverà la risposta del Tesoro (già pronta e nelle attese della Ue insufficiente)”.
Successivamente, “mercoledì prossimo la Commissione pubblicherà raccomandazioni e rapporto sul debito italiano, concludendo che il governo gialloverde non rispetta le regole sul debito. A quel punto, con la pistola europea sul tavolo, partirà il vero, disperato, negoziato tra Bruxelles e Roma. E se l’8 luglio la procedura sul debito scatterà davvero, il Paese dovrà risanare i conti fino ad azzerare il deficit (ora al 2,5% e proiettato al 3,5% nel 2020) in modo da assicurare un abbassamento del debito. Ci vorranno almeno cinque anni. Se non lo farà, potrà ricevere dure sanzioni come una multa dello 0,2% del Pil (3,5 miliardi) e soprattutto il taglio dei fondi strutturali. Soldi vitali per l’Italia, specialmente per il Sud”