Padoan: senza governo stabile dopo voto in balia dell’asse franco-tedesco. Spaventa tetto BTP in banche
L’asse franco-tedesco spaventa il ministro delle finanze Pier Carlo Padoan. Lo dice lui stesso, nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa.
Il timore è tanto più giustificato, se si considera il recente appello che 14 economisti, tra francesi e tedeschi, hanno lanciato all’Europa: appello in cui hanno auspicato, tra le tante cose, che venga imposto un tetto massimo alla quantità di bond sovrani che le banche dell’Eurozona possono detenere nei loro bilanci.
La questione viene ripresa anche da Padoan, che avverte l’Italia sul rischio, in assenza di un governo stabile, di tornare alla mercé di Francia e Germania.
“Ora che la Germania si avvia ad avere finalmente un governo con una maggioranza parlamentare, il rischio è che si accordi con la Francia per una riforma delle istituzioni europee passando sopra la nostra testa”.
In particolare, continua il ministro, “penso a misure che potrebbero avere conseguenze ben più pesanti del fiscal compact o del bail-in. Per esempio l’idea di imporre un tetto al possesso di titoli di Stato alle banche. Davanti a un governo incapace di promuovere uno sviluppo sostenibile e duraturo le istituzioni europee finirebbero con l’adottare regole sempre più rigide. Un governo antieuropeo a quel punto avrebbe buon gioco a dire ‘ce ne andiamo’ e davanti a noi si aprirebbe un baratro“.
Nell’intervista al quotidiano, Padoan lo dice subito:
“Ciò che dobbiamo temere soprattutto è un governo debole, che non sia in grado di dire la sua ai tavoli che contano”.
Riferendosi alle formazioni politiche che si apprestano a sfidarsi il prossimo 4 marzo, Padoan sottolinea di vedere in campo “tre posizioni”, elencandole:
“Quella dei demolitori, che vogliono abolire quanto fatto in questi anni senza alcuna proposta. Poi c’è la bacchetta magica, agitata da chi promette di fare sparire in un colpo solo problemi accumulati in vent’anni. E poi ci siamo noi, che in quattro anni abbiamo trainato il paese fuori dalle secche delle crisi. Abbiamo tracciato una strada per il futuro. La partita è costruttori contro demolitori“.
Senza ombra di dubbio, il paper stilato dai 14 economisti franco-tedeschi è tornato ba rinfocolare la paura, in Italia, che la Germania e la Francia, nel loro asse rinnovato Merkel-Macron tornino ad alzare la voce, come al tempo della crisi dei debiti sovrani in Europa e come fecero nell’annus horribilis per l’Italia (il 2011), contro i paesi sudeuropei più deboli.
Nessuno dimentica quello sguardo di complicità che Merkel e l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy si scambiarono nel corso di una conferenza stampa, a sentire la sola parola Italia. Sguardo di complicità e di derisione verso il paese, che è rimasto nella storia.
E ora i dettami franco-tedeschi potrebbero avere la meglio, soprattutto nel caso di un governo debole in Italia post voto, incapace di portare avanti le riforme approvate negli ultimi anni.
La lettera di quegli economisti fa paura in quanto è improbabile che venga ignorata, sia da Parigi che da Francoforte. Tra gli autori del paper, ci sono infatti Clement Fuest, responsabile dell’Ifo Institute e Beatrice Weder di Mauro, ex membro del Consiglio degli esperti economici del precedente governo tedesco.
Tra i francesi, spiccano Jean Pisani-Ferry, principale architetto della campagna presidenziale di Macron, e Philippe Martin, professore di economia presso Sciences Po, ed ex consigliere del presidente francese.
Gli esperti sono stati chiari:
“Le debolezze che persistono nel sistema bancario devono essere affrontate. Ciò significa limitare l’ammontare dei debiti sovrani che le banche possono detenere nei loro bilanci; ridurre gli stock degli NPL, e completare lo schema di garanzia sui depositi bancari, che aiuterebbe a evitare una eventuale corsa agli sportelli in casi di crisi”.
La doccia fredda per l’Italia potrebbe arrivare soprattutto nel caso in cui le autorità europee decidessero di affrontare una volta per tutte la presenza dei titoli di debito pubblico nei bilanci bancari. Una presenza che riguarda soprattutto le banche italiane, esposte ai BTP.
Oltre all’imposizione di un limite, gli economisti hanno parlato tra l’altro della possibilità che, a fronte di una eventuale maggiore quota di debiti sovrani detenuta, la banca interessata sia costretta ad aumentare il proprio patrimonio.
Una eventualità che è tornata ad agitare in Italia lo spettro del rischio di nuovi aumenti di capitale.