Parità di genere: per il 16% delle manager italiane ai vertici è irraggiungibile
Le donne vivono una condizione di grande insoddisfazione sui luoghi di lavoro con circa il 30% delle lavoratrici tra i 30 e i 50 anni che ritiene la propria posizione professionale non in linea con le proprie competenze e aspettative, mentre il 36% non ritiene adeguatamente valorizzate le proprie competenze e oltre il 40% ritiene inadeguata la propria retribuzione.
Così emerge dalla Survey EY – SWG che indaga la presenza e il ruolo delle donne all’interno delle aziende italiane secondo cui, tanto nella percezione delle lavoratrici quanto in quella dei dirigenti (sia uomini sia donne), in oltre la metà delle imprese i ruoli dirigenziali continuano a parlare principalmente al maschile e, anche laddove hanno acquisito ruoli dirigenziali, le donne si trovano a gestire un numero inferiore di risorse rispetto ai colleghi maschi.
Nella percezione delle lavoratrici e dei dirigenti intervistati sono ancora poche le aziende che si sono dotate di una reale struttura organizzativa per ridurre le differenze di genere: nel 68% delle aziende non è presente una struttura che si occupi dell’inclusione delle donne e solo il 21% ne prevede l’adozione nei prossimi anni. A mancare sono soprattutto le strutture che possono favorire la conciliabilità tra lavoro e famiglia – considerata peraltro il principale problema per l’inclusione e la leadership femminile – ma anche sistemi organizzati di misurazione del gender gap (nel 70% delle aziende attualmente non è previsto un sistema di monitoraggio dei progressi per raggiungere la parità di genere). L’obiettivo di raggiungere la parità di genere nei ruoli dirigenziali non appare facile da raggiungere nel breve periodo: per il 16% delle dirigenti donne intervistate sarà comunque irraggiungibile, mentre per il 35% delle intervistate ci vorranno più di 10 anni.