Pensioni: ecco chi si salverà dall’adeguamento all’aspettativa di vita
L’aspettativa di vita cresce e così, per vedere la pensione, bisogna aspettare un po’ più a lungo. Questo dice la Legge Fornero. Alcune categorie di lavori “gravosi” saranno però esentate dall’adeguamento
Nel 2019, secondo quanto previsto dalla riforma Fornero, si potrà andare in pensione a 67 anni e non più a 66 anni e 7 mesi. Cinque mesi in più da scontare sul posto di lavoro legati all’allungamento dell’aspettativa di vita. Secondo le stime dell’Istat, infatti, chi ha 65 anni ha al giorno d’oggi davanti a se altri 20,7 anni in media, cinque mesi in più rispetto alla precedente indicazione. Cinque mesi da trascorrere lavorando.
Un innalzamento inevitabile in quanto, secondo l’Istituto nazionale di statistica, il mancato adeguamento costerebbe 141 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. Le polemiche e i tentativi di fermare l’adeguamento si sono infranti contro questa cifra. Il governo, tuttavia, sta pensando di evitare a chi svolge lavori usuranti cinque ulteriori mesi di purgatorio. Il riferimento per individuare i lavori gravosi da mettere al riparo dall’aumento dell’età per la pensione sono le 11 categorie dell’Ape social.
Chi si salva dall’adeguamento dell’età pensionabile
L’Ape social è un’indennità a carico dello Stato che viene erogata dall’Inps a soggetti con almeno 63 anni e che si trovino in determinate condizioni, fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione. Tra chi ha diritto all’Ape social si trovano anche le 11 categorie di lavori gravosi. Ecco quali sono:
- operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici;
- conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
- conciatori di pelli e di pellicce;
- conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
- conduttori di mezzi pesanti e camion;
- personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;
- addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
- insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido;
- facchini, addetti allo spostamento merci ed assimilati;
- personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
- operatori ecologici ed altri raccoglitori e separatori di rifiuti.