Pil: Istat, nel quarto trimestre in calo dell’1,9%. Crolla la spesa delle famiglie
L’Istat conferma la contrazione dell’economia italiana nel quarto trimestre del 2020 per effetto delle nuove misure adottate per il contenimento dell’emergenza sanitaria. Nel dettaglio l’Istituto stima flessioni per il PIL, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, dell’1,9% rispetto al trimestre precedente e del 6,6% nei confronti del quarto trimestre del 2019.
Pil cala dell’1,9% rispetto al trimestre precedente
L’Istat ha così rivisto leggermente la stima diffusa a inizio febbraio, in cui aveva registrato una diminuzione del 2% in termini congiunturali e del 6,6% in termini tendenziali. La variazione acquisita per il 2021, ovvero la crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno, è pari a 2,3%.
Rispetto al trimestre precedente, tra i principali aggregati della domanda interna si registra una diminuzione dell’1,6% dei consumi finali nazionali e un incremento degli investimenti fissi lordi pari allo 0,2%. Le importazioni e le esportazioni sono aumentate, rispettivamente, del 5,4% e dell’1,3%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha fornito un contribuito negativo di 1,3 punti percentuali alla variazione del PIL, con apporti negativi per 1,6 punti percentuali dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, nullo degli investimenti fissi lordi e positivo per 0,3 punti della spesa delle amministrazioni pubbliche. Anche la variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del PIL per 0,3 punti percentuali, mentre il contributo della domanda estera netta è risultato negativo per 1 punto percentuale.
“Il dato preoccupante è quello della spesa delle famiglie residenti che precipita, nonostante nel quarto trimestre ci siano anche le spese di Natale, del 2,7% rispetto al terzo trimestre e che crolla addirittura del 9,9% sul quarto trimestre del 2019” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Purtroppo la caduta dei consumi è la cartina di tornasole della grave crisi economica che stiamo attraversando. Poiché quelli delle famiglie, stando ai dati di oggi, rappresentano il 58,65% del Pil, è di tutta evidenza che o siamo in grado con una riforma fiscale di ridare capacità di spesa ai ceto meno abbienti o non si va da nessuna parte, visto che se gli italiani non spendono i commercianti non vendono e, di conseguenza, le imprese non producono” conclude Dona.