Finanza Notizie Italia Pop Bari e le azioni invendibili piazzate a nonnine e contadini 

Pop Bari e le azioni invendibili piazzate a nonnine e contadini 

19 Luglio 2019 11:26

Titoli comprati a valutazioni esorbitanti e che ora sono carta straccia. Le storie di tanti piccoli soci della Popolare di Bari tornano d’attualità alla vigilia dell’assemblea di domenica che dovrebbe sancire l’uscita di scena della famiglia Jacobini, proprietaria da sempre della maggiore banca del Sud.

 

In attesa di vedere quale sarà il futuro della banca, con la ricerca di partner per una fusione che appare ancora in alto mare proprio a causa delle sue grandi dimensioni e della forte incertezza sui conti (420 mln la perdita 2018) e valutazione delle azioni.

 

L’istituto pugliese si è reso protagonista di innumerevoli vendite di azioni a piccoli risparmiatori a prezzi superiori a 9 euro dissimulando in molti casi il grado di rischio che quell’investimento comportava, come prevede la legge, o comunque non rappresentandolo in modo corretto. Adesso il valore di tali titoli supera di poco i 2 euro e sono illiquidi, quindi non vendibili.

 

Un articolo odierno di Repubblica racconta alcune di queste storie a partire da quella della risparmiatrice zero da cui è partita l’indagine per truffa della Procura di Bari chiusa nel marzo scorso. Mentre concedevano fidi e prestiti milionari a imprenditori tecnicamente falliti, i funzionari della banca le facevano firmare un questionario di profilatura nel quale la pensionata di 84 anni dichiarava di “sopportare forti oscillazioni di valore” del suo investimento. E questo, nonostante anni prima avesse al contrario dichiarato di scegliere “investimenti che le consentissero di proteggere il capitale e ricevere flussi di cassa periodici, costanti e prevedibili”. La signora ha così perso centomila euro. Altro caso citato dall’articolo di Repubblica è quello di Stefano Francavilla, impiegato della provincia di Brindisi, si era ritrovato, insieme a due suoi cugini, unico erede dei due zii che erano dei contadini. I suoi zii avevano i loro risparmi depositati nella filiale della Popolare di Bari, conoscevano il direttore della filiale e avevano grande fiducia del consulente, che spesso incontravo anche a casa loro. La banca gli inviava i cesti per Natale, e quando c’era qualcosa da firmare gli portava le carte a casa. Quasi ignari gli zii di Stefano Francavilla avevano investito tutto quello che avevano in azioni della Popolare.

 

Assemblea e poi obiettivo fusione con altre banche del Sud

Domenica i vertici della banca dovranno tentare di calmierare l’insofferenza dei piccoli soci. E dopo partirà la sfida per dare un futuro alla banca, che nei piani del governo dovrebbe fondersi con altre realtà del Sud al fine di agevolarsi dell’emendamento ‘Salva Bari’ al Decreto Crescita che prevede un’agevolazione fiscale volta a incentivare le aggregazioni bancarie nel Mezzogiorno. La Popolare di Bari è la principale beneficiaria. L’emendamento consente di trasformare le Dta (deferred tax asset, crediti fiscali differiti) in crediti d’imposta in caso di aggregazioni. Il tetto è stato fissato a 500 milioni di euro. I crediti d’imposta sono computabili ai fini del calcolo del Cet1, il principale parametro di solidità di una banca.