Prezzi e fase post lockdown: voli nazionali in vetta ai rincari di giugno. Bar e ristoranti sul fondo
Rialzi per voli e vacanze e tempo libero. Nessuna stangata, invece, per parrucchieri, bar e ristoranti. L’Unione Nazionale Consumatori (Unc) ha fatto il punto della situazione prezzi, elaborando gli ultimi dati Istat per stilare la classifica dei prodotti che hanno subito più rincari nel mese di giugno, ossia nella fase post lockdown.
Con la ripresa degli spostamenti liberi, ci sono stati degli aumenti per i viaggi: i voli nazionali si collocano al primo posto, essendo saliti del 36,4% in un solo mese e del 22,6% su base annua, mentre il trasporto ferroviario è aumentato del 4,5% (+2,9% nei dodici mesi), trasporto marittimo +3,2%. Secondo i calcoli effettuati da Unc, anche gli spostamenti in auto sarebbero diventati un po’ più cari, visto che pedaggi e parchimetri sono cresciuti del 3,1% rispetto a maggio. Nella top ten dei rincari mensili trovano posto anche gli aumenti legati a vacanze e tempo libero: macchine fotografiche e videocamere sono al secondo posto (+15,5%), villaggi vacanze al quarto (+13,4), giochi e hobby al quinto (+9,2%), palestre e piscine al settimo (+3,8%), pacchetti vacanza internazionali chiudono la top ten con +3,1%.
Non è arrivata, invece, nessuna stangata per i parrucchieri ed i trattamenti di bellezza, che segnano incremento mensile contenuto dell’1% (+1,9% su base annua, +1,8% i parrucchieri per uomo e +2,3% per donna). I trattamenti di bellezza, in particolare, mostrano un leggero aumento rispetto a maggio di appena lo 0,6% (+0,7% su giugno 2019). Anche per la voce ristoranti, bar e simili (anche se bisognerà attendere i dati definitivi Istat, mancando ancora all’appello le voci dettagliate) la variazione mensile è solo dello 0,2%, +1,1% il dato tendenziale.
“Parrucchieri, baristi, ristoratori, centri estetici hanno compreso, almeno per ora, che, con la crisi in atto, la politica di alzare i prezzi sarebbe stata controproducente e dannosa e si sarebbe tradotta in minori ricavi. Insomma, la tassa Covid, da noi denunciata, certo c’era ma, come detto fin dall’inizio, riguardava casi isolati, non era generalizzata e non consentiva di parlare di rialzi medi. Finora, quindi, è stata ininfluente ai fini statistici”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
Nella top ten dei rincari annui, ci sono le spese legate allo smart working: computer e tablet sono al secondo posto con +13,9%, i telefoni fissi, che non potevano bastare quando tutta la famiglia era chiusa in casa, sono al sesto posto con +10,7%, monitor e stampanti in nona posizione con +5,9%, in undicesima posizione le cartucce delle stampanti con +5%. In classifica, spiccano il volo gioielleria, in seconda posizione con +13,6%, condizionatori, in quarta con +12,1%, frutta fresca in quinta posizione con +11,1%, spese bancarie in decima posizione con +5,1%.