Proposta Letta tassa successione scatena pandemonio. Ma in Italia è tra le più basse in Europa
La tassa di successione proposta dal segretario del Pd Enrico Letta per finanziare la dote ai giovani ha scatenato e sta scatenando tuttora un polverone: i commenti si sprecano, soprattutto dopo che, interpellato sulla questione durante la conferenza stampa indetta per presentare il Decreto Sostegni bis, Mario Draghi ha frenato: “Non è il momento”.
Diversi italiani si sono scatenati sui social, su Twitter l’hashtag #tassadisuccessione è diventato subito trend: c’è chi ha quasi gridato allo scandalo, chi invece ha invitato alla calma, consigliando in primis di leggere bene la proposta.
La reazione a caldo è stata furiosa, ma probabilmente è stata dovuta anche al terrore di quella parola: “tassa”. Come è scritto nero su bianco sul sul sito del PD, la tassa colpirebbe l’1% degli italiani che ricevono eredità e donazioni superiori al valore di 5 milioni di euro.
Un dettaglio che probabilmente è andato perso in mezzo al furore dei vari commenti. E che lo stesso Enrico Letta aveva ben evidenziato in un suo tweet:
“Su @7Corriere-lancio proposta di dote per i diciottenni. Per la generazione più in crisi un aiuto concreto per studi, lavoro, casa. Per essere seri va finanziata non a debito (lo ripagherebbero loro) ma chiedendo all’1% più ricco del paese di pagarla con la tassa di successione”.
La proposta mette in evidenza che “l’aliquota di tassazione per eredità o donazioni superiori a 5 milioni di euro tra genitori e figli è tra le più basse d’Europa: in Italia è di appena il 4%, rispetto al 30% della Germania, al 34% della Spagna, del 40% della Gran Bretagna, del 45% della Francia”.
Fattore che porta oggi l’Italia a incassare dalle tasse di successione “circa 800 milioni, contro i 6 miliardi della Gran Bretagna, i 7 miliardi della Germania e i 14 miliardi della Francia”.
Così Letta nell’intervista rilasciata all’inserto 7 del Corriere della Sera:
“Per la dote ai diciottenni sarei disposto a venire a patti anche con la legge elettorale. Il mio sogno è trattenere i ragazzi italiani in Italia, senza però farli restare a casa con mamma e papà fino a 30 anni. Il problema principale del nostro Paese è che non fa più figli. Ci vuole una dote per i giovani, finanziata con una parte dei proventi della tassa di successione e un accesso ai mutui-abitazioni anche per chi non ha i genitori in grado di fornire garanzie”
Sul sito del Pd si legge che la proposta “è un modo per garantire a tutti le stesse opportunità: ogni anno 280.000 tra ragazze e ragazzi potranno prendere in mano il proprio futuro senza dover pesare sulle spalle dei genitori. L’1% degli italiani può così finanziare con quasi 3 miliardi di euro una proposta di giustizia sociale perché il diritto al futuro nessuno deve toglierlo alle nuove generazioni”.
“Ogni anno la dote arriverà a circa 280.000 ragazze e ragazzi, la metà circa dei 18enni che, al 1° gennaio 2021, erano 566.547; riceverà la dote il 50% di chi diventa maggiorenne, sulla base dell’ISEE familiare”.
La precisazione è che “la dote non sostituisce diritto allo studio e welfare studentesco, che intendiamo continuare a rafforzare”.
La dote verrebbe assegnata alla generazione Covid, ovvero a tutti i giovani che oggi hanno un’età compresa tra i 13 e i 17 anni. E’ stato lo stesso Letta a parlare di “generazione Covid”.
La dote di 10.000 euro andrebbe alla metà dei 18 enni ma dovrebbe essere spesa per motivi ben precisi: ovvero per la formazione e l’istruzione; per il lavoro e la piccola imprenditoria; per la casa e l’alloggio”
Ancora, si legge che “il costo è di circa 2,8 miliardi annui, finanziabili tramite la revisione in senso progressivo delle aliquote sull’imposta sulle successioni e donazioni; mantenendo la franchigia di 1 milione di euro e portando al 20% l’aliquota massima di tassazione per le eredità e le donazioni tra genitori e figli superiori a 5 milioni di euro”. Nel testo viene fatto infatti notare che “in Italia i soldi guadagnati sono tassati troppo; quelli ricevuti da grosse eredità poco o nulla”.