Quei conti lasciati in banca da chi muore e prelevati dallo Stato. Un tesoro da 2 miliardi
Sono degli italiani, ma finiscono nelle mani dello Stato, spesso senza che nessuno se ne accorga. Sono i “conti dimenticati” in banca: quelli dei correntisti deceduti che, prima della morte, non hanno informato nessuno dell’esistenza delle somme.
A rivelarlo è il quotidiano La Repubblica, che scrive come tali conti dormienti accumulati negli anni abbiano un valore di 2 miliardi circa. Due miliardi, ora nelle mani dello Stato.
Com’è possibile? Tutto nasce del fatto che, una volta avvenuto il decesso del correntista, le banche non sono obbligate a informare i familiari dell’esistenza dei conti.
“Polizze, assegni, libretti di risparmio e conti non movimentati per dieci anni che finiscono nelle casse pubbliche, come previsto dalla norma approvata nel 2005 e caldeggiata dall’allora ministro Giulio Tremonti“, scrive La Repubblica.
Soldi di decine di migliaia di italiani che, per legge, vengono “trasferiti al capitolo 3382 delle entrate del bilancio dello Stato, una sorta di salvadanaio dei salvadanai dove ogni anno istituti di credito e assicurazioni versano i proventi dei cosiddetti “rapporti dormienti”. In teoria, tali risorse sarebbero destinate a un fondo ad hoc “per indennizzare i risparmiatori vittime di frodi finanziarie”: la verità, continua il quotidiano, è che sono state “oggetto negli anni di ripetuti tentativi di saccheggio da parte dei governi”.
Magra consolazione: qualche somma è tornata anche ai familiari, attraverso la Consap, controllata del ministero del Tesoro, a cui è stato affidato il compito di gestire i rimborsi di chi ha il diritto di rivendicare le somme andate a finire nelle casse pubbliche, tra leggittimi titolari o eredi.
“Chi si è accorto troppo tardi che i suoi soldi non ci sono più ha altri 10 anni di tempo per recuperarli dallo Stato. E così i suoi parenti, sempre che qualcuno li avverta. Dal 2010 al 2016, ultimo dato disponibile, la società ha finalizzato 39.780 istanze per un totale di 215,6 milioni di euro restituiti”.
Ma si tratta di casi isolati, in quanto la maggior parte delle volte quei soldi dei correntisti deceduti vanno a finire nei conti dormienti. E, di qui, nelle casse pubbliche, a fronte di eredi completamente ignari.
Scrive La Repubblica: “secondo i dati del Rendiconto generale dello Stato, dal 2007 ad oggi sono arrivati dai risparmi “dimenticati” oltre 2 miliardi di euro. Se si guarda soltanto agli ultimi anni, i numeri restano consistenti: 184 milioni nel 2013, 203 nel 2014, 142 nel 2015 e 101 nel 2016″.
La Repubblica cita la storia straordinaria di Antonio F., residente in un comune della provincia di Salerno, che muore diversi anni fa lasciando dimenticato un conto da oltre 41.000 euro. Nessuno, tra i suoi parenti, ha lontanamente idea dell’esistenza di questi soldi. Sono somme che rimangono parcheggiate lì fino a quando lo Stato, il 30 marzo del 2016, le preleva e le trasferisce nelle casse pubbliche.
“Perché così dice la legge. Anche se i suoi parenti avrebbero avuto diritto, sempre secondo la legge, a ereditare quella somma. Il punto è che nessuno li ha avvisati, perché nessuno era obbligato a farlo. E anche questo lo dice la legge”.
“Repubblica ha provato a rintracciarli. I titolari dei conti, se ancora in vita, o i loro familiari. E ha trovato la conferma di quanto le banche affermano: nessuno li ha cercati. Nessuna delle persone rintracciate ha ricevuto comunicazioni dalla banca, che probabilmente si è limitata ad inviare una raccomandata all’ultimo indirizzo noto”.