Finanza Notizie Italia Quota 100 e reddito di cittadinanza in pericolo? Ecco a chi andrà l’assegno intero di 780 euro

Quota 100 e reddito di cittadinanza in pericolo? Ecco a chi andrà l’assegno intero di 780 euro

29 Ottobre 2018 10:34

Quota 100 e reddito di cittadinanza costretti a essere amputati per non far salire troppo la febbre dello spread? Sul reddito di cittadinanza un chiarimento arriva da Pasquale Tridico, economista e docente di Economia del Lavoro e Politica economica all’Università Roma Tre e principale consulente del vicepremier Luigi Di Maio proprio sui temi che riguardano le politiche per il lavoro.

Intervistato dal Corriere della Sera, Tridico precisa che l’assegno intero verrà erogato solo a chi non ha entrate ed è in affitto. 

Il testo sul cavallo di battaglia del M5S – spiega – arriverà molto presto, in modo da poter garantire l’erogazione da aprile. La domanda per usufruire del reddito potrà essere presentata, secondo il consulente del vicepremier pentastellato, dal prossimo primo marzo.

“Sarà necessaria la domanda, anche se a regime, con l’Isee precompilato, per i possibili beneficiari ci sarà un meccanismo quasi automatico di conoscenza del diritto al beneficio e della possibilità di fare domanda”.

Alla domanda cruciale: “riuscirete a dare 780 euro a tutti da Nord a Sud?”, la risposta è la seguente:

“La misura sarà uniforme su tutto il territorio. Tuttavia vorrei chiarire una questione: la misura piena, cioè 780 euro al mese, è per un individuo che paga un affitto e ha Isee zero. Se è già proprietario di casa, l’importo si riduce. C’è in sostanza un “housing support’ sul modello che c’è in altri paesi d’Europa. E quindi non è vero come dicono alcuni che il nostro reddito di cittadinanza sarebbe più generoso”.

Il professore sottolinea che in Italia “si sta ragionando su una misura fino a 500 euro più 280 per l’affitto. In questa ipotesi, chi vive nella casa di proprietà prenderebbe al massimo intorno a 500 euro”.

A livello geografico, aggiunge, “il 46,5% dei possibili beneficiari si trova al Centro Nord. E si stima che il 20% di tutti i potenziali beneficiari ha la casa di proprietà, e la quota maggiore è concentrata nel Sud”.

Fatte queste precisazioni, a questo punto agli aspiranti beneficiari tocca attendere il testo.

La Stampa riporta intanto che, in un clima in cui la paura per lo spread rimane alta, il governo starebbe pensando di amputare, piuttosto, la riforma pensionistica fortemente caldeggiata dal leader della Lega con il provvedimento di quota 100: è proprio la rottamazione della legge Fornero, d’altronde, lo scenario che inquieta tutte le istituzioni, Fondo Monetario Internazionale incluso.

Il quotidiano parla della possibilità che, per evitare lo scontro diretto con l’Unione europea e il procedimento di infrazione per deficit eccessivo, il governo possa alla fine decidere di fare dietrofront sul target sul deficit-Pil che ha fissato per il 2019, al 2,4%.

“È soprattutto sul versante leghista, quello del sottosegretario Giancarlo Giorgetti e del suo fedelissimo Massimo Garavaglia, che cresce la convinzione di una correzione del deficit previsto per il 2019. Non subito, solo quando lo scontro con Bruxelles si dovesse accendere sullo sfondo di una crisi di banche e Btp. Scendere da 2,4 per cento a 2,1 per cento, o addirittura a 2 sarebbe un segnale inequivocabile all’Europa e ai mercati. Certo, per Matteo Salvini e Luigi Di Maio sarebbe anche un cedimento, ma in fondo si tratta dell’ipotesi attorno alla quale era stata costruita la prima bozza del Documento di economia e finanza”.

E a farne le spese sarebbe quota 100. Così La Stampa:

“La soluzione è la modifica dei coefficienti di trasformazione per chi andrà in pensione prima dei 67 anni: non nella parte contributiva del calcolo, bensì in quella retributiva, che garantisce ancora trattamenti troppo generosi rispetto a quanto effettivamente versato. Salvini – escludendole – le ha sempre chiamate «penalizzazioni», in realtà si tratta di un modo per evitare di penalizzare chi decide di restare al lavoro. L’impatto sui conti pubblici sarebbe rilevante, e quantomeno renderebbe credibile la stima del costo di quota cento fatta nel Def: 6,7 miliardi il primo anno e 7 il secondo. Oggi negli uffici studi di banche e istituti indipendenti nessuno la considera tale”.  

Per Il quotidiano, insomma, un piano B esiste ecccome. E, sulla base delle indiscrezioni, è molto probabile che losarà lo spread a dettare legge, malgrado le dichiarazioni di Salvini e Di Maio, insieme alle banche: motivo per cui un agnello sacrificale dovrà esserci per forza: e il suo nome dovrebbe essere proprio quota 100.