Rapporto Consob: ricchezza famiglie italiane stabile. Il 45% investe, tra i preferiti i fondi comuni
Come si sono comportate nel 2016 le famiglie italiane in tema di investimenti? Quali sono state le principali abitudini di investimento? E ancora, come hanno portato avanti la pianificazione finanziaria e la gestione del bilancio familiare? Le risposte sono contenute nel Rapporto 2017 sulle “Scelte di investimento delle famiglie italiane“, presentato oggi dalla Consob.
Il Rapporto Consob 2017 sulle “Scelte di investimento delle famiglie italiane“ mette in evidenza come il 60% risparmia prevalentemente in maniera regolare, mentre il restante 40% non è in grado di farlo, tra vincoli di bilancio molto stringenti e debiti (a fine 2016, circa il 42% delle famiglie ha un mutuo ipotecario o un finanziamento per le spese correnti). Dalla fotografia scattata dalla Consob emerge che nel corso del 2016, in linea con gli andamenti rilevati nell’area euro, è proseguita la crescita del reddito disponibile delle famiglie italiane, la cui ricchezza netta è rimasta invece sostanzialmente stabile attorno ai livelli pre-crisi. Il tasso di risparmio domestico è lievemente aumentato, anche se continua ad attestarsi a un livello inferiore ai valori di lungo periodo e alla media dell’Eurozona. Gli indicatori di indebitamento delle famiglie – pur superiori al dato registrato prima del 2007 – rimangono significativamente più contenuti di quelli europei. Nel mercato del credito, i prestiti alle famiglie hanno raggiunto il livello più alto dell’ultimo triennio, sebbene soprattutto in Italia la domanda mostri un andamento discontinuo.
In che direzione vanno le scelte e le abitudini d’investimento?
Alla fine del 2016 il 45% degli intervistati detiene uno o più strumenti finanziari. E investe più frequentemente in fondi comuni e obbligazioni bancarie italiane, azioni quotate e titoli di Stato domestici. Una partecipazione ai mercati finanziari, si legge nel rapporto, che è positivamente correlata con le conoscenze finanziarie, l’attitudine alla sopravvalutazione delle proprie competenze, l’interesse nelle materie finanziarie e l’ottimismo. Viceversa, la tendenza a provare apprensione nella gestione delle finanze personali sembrerebbe mostrare un’associazione negativa. Più della metà degli investitori decide insieme a familiari, amici e colleghi (cosiddetta consulenza informale), un quarto sceglie dopo aver consultato un consulente finanziario ovvero delega la gestione dei suoi risparmi a un intermediario, mentre i restanti agiscono in autonomia.
C’è da dire, però, che le caratteristiche di un processo decisionale adeguato rimangono oscure per il 41% del campione, che prima di investire non valuta in maniera specifica alcun elemento tra orizzonte temporale, obiettivi, capacità economica ed emotiva di sopportare il rischio. Non solo, sebbene più della metà degli intervistati dica di controllare entrate e uscite familiari, solo il 24% lo fa in modo molto accurato, ossia con il supporto di note scritte o di strumenti digitali, e solo il 13% rispetta il budget sempre. Inoltre, l’abitudine a pianificare e monitorare gli obiettivi raggiunti nel tempo è segnalata da poco meno del 25% del campione.