Reddito cittadinanza, misura affossata. Tra opzioni stop assegno tre mesi ed esclusione per chi possiede secondo immobile
E’ stato lo stesso ministro dell’economia Giovanni Tria, nelle ultime ore, a blindare le misure più importanti del contratto di governo M5S-Lega: quella firmata dal M5S di Luigi Di Maio, ovvero il reddito (ma anche le pensioni) di cittadinanza; e quella targata soprattutto Lega, ovvero quota 100, con tanto di rottamazione della riforma Fornero sulle pensioni. Tria, intervenuto ieri sulla manovra a più riprese, prima a margine dell’Ecofin, poi in commissione Bilancio alla Camera, ha precisato che le due misure si faranno, in quanto si tratta di “priorità politiche” che devono essere “salvaguardate”.
Quota 100 e reddito di cittadinanza, ha assicurato dunque Tria, “non sono in discussione”, ma è necessario definirne i costi mentre si trata “in tempi stretti con l’Ue” per evitare la procedura di infrazione. Dopo qualche ora Tria, che ha anche ‘litigato’ con l’opposizione in Commissione bilancio, ha precisato ancora che “qualsiasi accordo è subordinato al fatto che non si toccano le priorità di intervento comunicate al Parlamento”.
Il titolare del Tesoro ha ammesso tuttavia il rischio che i finanziamenti inizialmente stanziati per i due provvedimenti vengano però tagliati:
“La prima questione è verificare se le due misure avranno bisogno di risorse inferiori rispetto a quanto stanziato, ha detto, nella sua informativa alla Camera.
Se serviranno meno risorse, “ci sarà quindi la valutazione su come utilizzare le maggiori risorse. Se impiegarle o meno a riduzione del deficit attraverso una interlocuzione con la Commissione”.
E sul rischio che in particolare sia il reddito di cittadinanza a essere azzoppato parla oggi chiaramente Il Messaggero:
circolano nuovamente indiscrezioni su come la misura del reddito di cittadinanza sia destinata a essere sfoltita. A rilanciarle, il quotidiano Il Messaggero.
“Dopo la Lega sulle pensioni «Quota 100», anche il Movimento Cinque Stelle prova a tagliare i costi della sua proposta bandiera, il reddito di cittadinanza – si legge nell’articolo del quotidiano romano – Allo studio dei tecnici del ministero del lavoro, ci sarebbero nuovi paletti per abbassare l’impatto finanziario sui conti pubblici del sussidio” (::) e “nel complesso, grazie all’avvio ritardato (aprile-maggio), allo stop di tre mesi dell’assegno e agli altri paletti, anche sul Reddito si riuscirebbero a risparmiare circa 2 miliardi”.
Le proposte sul tavolo sono diverse. Tra queste quella che prevede che il reddito venga “corrisposto agli aventi diritto per 18 mesi. Al termine di questi verrebbe effettuata una verifica se i requisiti che hanno portato alla concessione del beneficio sussistono ancora. Questo check up comporterebbe uno stop di tre mesi all’erogazione dell’assegno che, nel caso in cui il beneficiario ne avesse ancora diritto, potrebbe essere riconfermato al massimo per altri 12 mesi”.
“Questo sistema – continua Il Messaggero – permetterebbe di ridurre l’impatto della misura di circa un miliardo di euro l’anno. Ci sarebbero altri schemi con dei tempi di stop prolungati fino a sei mesi che consentirebbero risparmi anche maggiori, ma al momento sarebbero stati scartati. Anche sui requisiti per l’accesso al sussidio il cantiere è ancora aperto. Affianco al requisito Isee (Indicatore della situazione economica equivalente), fissato a 9.360 euro, verrebbe introdotto anche l’Isre, l’indicatore della situazione reddituale equivalente, che tiene conto solo dei redditi e non anche del patrimonio mobiliare e immobiliare. Nelle prime bozze era previsto anche che il Reddito sarebbe stato pagato anche ai possessori di una seconda casa del valore massimo di 30 mila euro. Si starebbe invece ragionando della possibilità di escludere coloro che sono possessori di un secondo immobile a prescindere dal valore”.
“Un minor costo, poi, ci dovrebbe essere anche per le «pensioni di cittadinanza», l’integrazione fino a 780 euro di quelle al di sotto di questa soglia. La platea degli aventi diritto sarà drasticamente ridotta grazie all’utilizzo dell’Isee. Non solo. Sul tavolo c’è anche l’ipotesi di escludere anche i proprietari di casa anche se hanno un assegno sociale inferiore a 780 euro. In questo modo l’esborso non supererebbe gli 800 milioni di euro”.