Renzi si dimette, anzi no. Salta opzione asse PD-M5S, mentre Salvini e Di Maio preparano prossime mosse
La decisione di Matteo Renzi di dimettersi dalla carica di segretario del Pd, più che compattare il partito, scatena una nuova lacerazione tra i suoi esponenti. E’ boom di polemiche, infatti, per l’annuncio di Renzi di mettersi da parte, ma non ora. L’ex presidente del Consiglio ha infatti tutta l’intenzione di restare fino a dopo le consultazioni per il nuovo governo.
Ciò significa che sarà lui a gestire la fase politica immediatamente post voto, e significa che praticamente il suo piano è di essere operativo politicamente fino alla formazione dell’esecutivo. Tant’è che le decisioni su cosa farà ora il Pd dopo le elezioni politiche italiane, le ha già prese (e comunicate durante l’annuncio sulle dimissioni).
“Mi sento garante di un impegno morale, politico e culturale – ha detto – Abbiamo detto in campagna elettorale no al governo con gli estremisti e degli estremisti, non abbiamo cambiato idea in 48 ore”.
Ancora, nella conferenza stampa indetta al Nazareno, ha precisato: “Il nostro posto è all’opposizione, lì ci hanno chiesto di stare i cittadini e lì staremo. Il Pd non diventerà la stampella delle forze anti-sistema”.
Ha deciso tutto lui, insomma, pur se dimissionario.
Le critiche non si fanno attendere. Così il capogruppo PD Luigi Zanda:
“La decisione di Renzi di dimettersi e contemporaneamente rinviare la data delle dimissioni non è comprensibile. Serve solo a prendere ancora tempo”. Ancora Zanda: “le dimissioni di un leader sono una cosa seria, o si danno o non si danno. E quando si decide, si danno senza manovre”.
Serve “collegialità che è l’opposto dei caminetti” e “annunciare le dimissioni e rinviarne l’operatività per continuare a gestire il partito e i passaggi istituzionali delle prossime settimane è impossibile da spiegare”.
Pollice verso anche da parte di Anna Finocchiaro:
“Penso che annunciare le dimissioni, e non darle, dopo avere subito una sconfitta di queste dimensioni sia vistosamente in contrasto con il senso di responsabilità, di lealtà e di chiarezza dovuti al partito, ai suoi militanti, ai suoi elettori”.
Intanto, se il PD continua a litigare, i veri vincitori di queste elezioni politiche italiane cercano di capire come muoversi.
Le elezioni hanno visto il centrodestra conquistare il 37,2%, il M5s diventare il primo partito in Italia con il 32,5%, il centrosinistra capitolare al 22,8%, a causa del tracollo del PD. (quadro fornito sulla base dei voti alla Camera, quando i dati sono quasi definitivi e mancano meno di mille sezioni da scrutinare).
A contendersi lo scranno della presidenza del Consiglio sono Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Quest’ultimo ha già escluso una possibile alleanza con i 5 Stelle, sottolineando che il movimento ha cambiato idea diverse volte e su diversi temi.
Salvini si è recato inoltre ieri ad Arcore, dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, a cui avrebbe tutta l’intenzione di rimanere fedele, nell’ambito della coalizione di centrodestra. Fonti dell’Ansa riportano che ad Arcore la decisione di Renzi di rimandare le dimissioni effettive dalla segreteria del PD ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti, visto che così si allontana uno scenario che, secondo il centrodestra, avrebbe potuto presentarsi quasi in modo matematico senza Renzi, ovvero un governo Pd-M5S.
D’altronde il candidato premier del M5S, che ieri ha celebrato la vittoria del suo movimento, annunciando l’inizio della “Terza Repubblica, una Repubblica dei cittadini italiani”, si è detto aperto a un confronto con tutte le forze politiche a partire dalle figure di garanzie che vorremo individuare per le presidenze delle due camere ma soprattutto per i temi che dovranno riguardare il programma di lavori”.