Resilienza dei BTP in tempi di crisi politica. Conte al test del Senato, verso governo di minoranza?
Con Giuseppe Conte determinato a rimanere dov’è, l’Italia rischia un governo di minoranza: ieri il presidente del Consiglio ha incassato come previsto la fiducia alla Camera, accordatagli con 321 voti a favore, 259 contrari e 27 astenuti. Oggi, martedì 19 gennaio, è il giorno della fiducia al Senato, che potrebbe decretare la fine di Conte come premier oppure l’inizio di un governo di minoranza.
Sebbene lo spread BTP-Bund sia risalito nelle ultime sesioni, non c’è nessuna fuga conclamata dalla carta italiana. Al contrario: alcuni gestori di fondi interpellati dall’agenzia di stampa Reuters non ci pensano proprio a mollare i bond sovrani made in Italy.
La resilienza dei BTP viene confermata anche oggi, con lo spread BTP-Bund che scende più di 2 punti percentuali, posizionandosi attorno a 113 punti base.
Kaspar Hense, gestore di BlueBay Asset Management, spiega la calma degli investitori con il fatto che, a suo avviso, la prospettiva di elezioni anticipate sia piuttosto improbabile, e sottolineando che, “in questa situazione, il rischio è solo quello”. I governativi italiani hanno inoltre qualcosa che altri bond non hanno da tempo: rendimenti relativamente elevati.
Di conseguenza, molti guardano alla crisi politica in atto come a un’occasione per riposizionarsi sui BTP: anche se non importanti, le vendite che stanno colpendo la carta italiana stanno rendendo infatti i titoli di stato più convenienti, creando un bel po’ di occasioni di acquisto. Riguardo allo spread, non si prevedono grandi fiammate: interpellati anche loro dalla Reuters, gli analisti di UniCredit prevedono uno spread BTP-Bund, al momento attorno a 113 punti base, in crescita fino a 125-130 punti base, almeno fino a quando non diventerà chiaro che le elezioni anticipate sono un’opzione da scartare in toto.
BTP resistono a crisi governo. Fiducia dal mondo dei gestori
Dal canto suo, Hense di BlueBay Asset Management ha smobilizzato parte dei BTP detenuti in portafoglio, manifestando però anche l’intenzione di rientrare in prossimità di uno spread a quota 120 punti base, nei prossimi giorni. Non che gli strategist non stiano snocciolando previsioni varie nel caso di un ritorno alle urne: in questo caso, Credit Suisse stima un balzo dello spread a 150 punti base, mentre UBS ha un target di 200 punti base. Tuttavia, anche nel caso in cui il differenziale salisse fino a 200 punti senza che si manifestasse al contempo un forte ritorno dell’euroscetticismo, Royal London’s Hill, per esempio, sarebbe disposta perfino a incrementare l’esposizione verso i BTP.
Giorni fa, anche Althea Spinozzi, numero uno del reddito fisso di Saxo Bank, si era mostrata particolarmente fiduciosa nei confronti dei titoli di debito italiani, affermando che questo è il momento migliore per comprarli. La domanda è cosa farebbero però gli investitori in caso di governo di minoranza: in questo caso, l’instabilità politica diventerebbe quasi una costante, con l’esecutivo sarebbe appeso sempre a un filo.
La situazione di profonda instabilità politica in cui versa l’Italia è stata commentata nelle ultime ore da Wolfango Piccoli, co-presidente della società di consulenza internazionale Teneo: Nel far riferimento al rischio di un governo di minoranza, Piccoli ha scritto che Conte rischia di finire con il comandare una maggioranza estremamente traballante, che rischierebbe di collassare al primo voto divisivo dei prossimi mesi”.
L’esperto ricorda che, “sebbene i governi di minoranza non siano nulla di nuovo in Italia, ciò che sarebbe senza precedenti sarebbe un governo di minoranza (appoggiato da una coalizione difficile da gestire), che cercherebbe di traghettare il paese fuori dalla crisi economica più profonda dalla Seconda Guerra Mondiale nel mezzo di una pandemia, tentando allo stesso tempo di creare un piano pluriennale per gestire i 209 miliardi di euro del Recovery Fund Ue (Next Generation EU)”. Piccoli presenta anche un altro scenario reputandolo molto meno probabile, in cui Conte si aggiudicherebbe la fiducia del Senato con almeno 161 voti.
“E in questo caso – fa notare – (Conte) emergerebbe dalla crisi come chiaro vincitore nella lotta contro Renzi”.
In caso di sconfitta, invece, il presidente del Consiglio “non avrebbe altra scelta che dimettersi”. A quel punto la “palla passerebbe al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che dovrebbe consultare i partiti per trovare un’altra soluzione alla crisi. La scelta estrema e meno gradita sarebbe quella di sciogliere entrambe le camere e indire nuove elezioni, una opzione molto complessa nel mezzo di una pandemia”.
Eurogruppo: Gentiloni su Recovery Plan e crisi politica
Intanto, dalla riunione dell’Eurogruppo, è arrivato un commento positivo, ma anche un monito, riguardo alla bozza del Recovery Plan presentata dall’Italia. Nella conferenza stampa successiva alla fine della riunione, il Commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni ha affermato che la bozza ha una base molto buona, aggiungendo tuttavia che va rafforzata (ma l’appello non riguarda tuttavia solo l’Italia). Inoltre Gentiloni ha precisato che i vari Recovery Plan o Pnrr (Piani nazionali di ripresa e resilienza) che i governi dei paesi membri Ue stanno stilando al fine di ottenere i fondi del Next Generation EU-Recovery Fund, dovranno iniziare a essere presentati formalmente alla fine di febbraio, per dare alla Commissione il tempo (due mesi) per approvarli, più un altro mese per l’ok del Consiglio Ue, al fine di iniziare a erogare prefinanziamenti – che rappresentano il 13% del totale — già in estate: questo, previo completamento delle ratifiche nazionali relative dell’aumento delle risorse proprie del bilancio Ue. Sulla tempesta che imperversa in Italia, Gentiloni si è così espresso: “Sulla situazione politica interna come sapete bene non commentiamo, non è facile per me non farlo ma terrò questa linea. Ovviamente siamo contenti di avere interlocutori stabili”. E in ogni caso, “deciderà il parlamento”.
Focus sull’intervista rilasciata al Corriere della Sera da Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera, che ha commentato la situazione in corso, sottolineando che, se Conte “non avrà 161 voti dovrebbe riflettere se presentarsi dimissionario al Quirinale e consentire di formare un governo più forte e più stabile”.
Ieri sera, in un intervento al Tg4, Boschi aveva sottolineato che alla Camera “non ci saranno problemi nel voto mentre più delicata è la situazione al Senato, dove non credo che avranno i 161 voti” della maggioranza.
In ogni caso, ha detto, “per noi la politica è qualcosa di più del pallottoliere, ci interessa dare una mano al Paese. E per questo l’astensione è la strada per tenere aperto un canale di dialogo: al premier la decisione se coltivarlo o reciderlo”.
Boschi ritiene tuttavia che Conte “proverà a formare la terza maggioranza in tre anni. Pur di restare dov’è – ha aggiunto – Conte cambia idea annualmente. Ieri vederlo leggere un testo di elogio a Biden dopo aver magnificato Trump è stato surreale”.