Retroscena: decreto Carige per fuga depositi e alert Tria a maggioranza. ‘Banca non diventi nostra piccola Grecia’.
Decreto Carige, per lo Stato (leggi i contribuenti) il costo del salvataggio potrebbe salire fino a 4 miliardi. Si tratta di una cifra teorica, che emerge dal testo del decreto firmato ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e inviato alle Camere. La cosa sicura è che il Tesoro mette subito a disposizione della banca genovese 1,3 miliardi di euro: 1 miliardo al massimo di ricapitalizzazione e garanzie per 300 milioni sull’emissione di passività, fino a un massimo di 3 miliardi“. E’ questo “fino a un massimo di 3 miliardi che fa salire la cifra complessiva del salvataggio a 4 miliardi, anche se bisogna precisare che l’ammontare dei 3 miliardi si riferisce al valore limite delle obbligazioni emesse dalla banca su cui lo Stato può concedere la garanzia pubblica. Una ipotesi che il governo M5S-lega considera molto lontana.
Il Messaggero conferma: “Quattro i miliardi stanziati per evitare il naufragio dell’istituto di credito genovese”. Il quotidiano fa notare inoltre un particolare:
“Al termine del Cdm, il governo ha parlato di ricapitalizzazione precauzionale, definendola «un’ipotesi residuale e non attuale». Nella bozza del decreto però il Mef è autorizzato a sottoscrivere, sempre entro il 30 giugno 2019, «anche in deroga alle norme di contabilità di Stato, nel limite massimo di 1 miliardo di euro per l’anno 2019, azioni emesse da Banca Carige».
Intanto, arrivano indiscrezioni sul motivo per cui il decreto Carige sarebbe stato sfornato così in fretta. Dagospia, in via esclusiva, parla di quella telefonata che il commissario straordinario Pietro Modiano (già presidente di Banca Carige) avrebbe fatto al ministro dell’economia Giovanni Tria, per avvertirlo dell’esodo di grossi clienti dall’istituto genovese.
“Te credo – scrive Dagonews – quello che le istituzioni e i banchieri hanno cercato di far passare quasi come un ”atto dovuto” che serviva solo a ”rafforzare la governance”, ovvero il commissariamento, è stato invece percepito da correntisti e azionisti come un momento di non ritorno. D’altronde è la prima volta che la BCE usa i suoi poteri per mettere sotto tutela una banca. Modiano ha quindi dovuto avvertire il governo: occhio che qui si stanno svuotando le casse, molto più rapidamente di quanto si pensasse”.
A quel punto, Tria si sarebbe messo in moto per correre ai ripari, cercando di convincere come riporta il quotidiano la Repubblica soprattutto il vicepremier e leader della Lega Luigi Di Maio. Come ha segnalato a Bloomberg una fonte vicina al dossier, d’altronde, il picco della fuga dei depositi ci sarebbe stato lunedì 7 gennaio. E il decreto è arrivato in fretta e furia nella serata del 7 gennaio.
Così Repubblica nell’articolo dal titolo più che indicativo: “Tria convince la maggioranza: ‘Dobbiamo evitare che diventi la nostra piccola Grecia”.
“Lunedì sera fuori da Palazzo Chigi è già buio, dentro si riunisce un Consiglio dei ministri lampo. C’è un decreto da approvare, Tria ci lavora dal primo gennaio, anche se la bozza originaria è datata addirittura novembre. La Lega ci mette un attimo ad accettare la potenziale nazionalizzazione proposta dal Tesoro. Se Giancarlo Giorgetti non tentenna e anzi sostiene l’operazione, Luigi Di Maio è in crisi profonda. Sa di trovarsi di fronte a una mossa obbligata, che ha tentato di scongiurare lungo un’intera settimana per evitare un massacro pubblico. Il titolare di via XX settembre, ancora una volta, lo mette di fronte alla realtà, come già in occasione del cedimento ai parametri europei per la manovra: non sono in gioco soltanto i risparmi dei correntisti – sostiene Tria – ma tutti i prestiti alle famiglie e alle aziende di una Liguria già in ginocchio, e di una città come Genova colpita dalla tragedia del crollo del ponte Morandi. Il vicepremier dei cinquestelle è costretto a cedere. Nottetempo, telefona ai “comunicatori” della Casaleggio associati. Provano a impostare una strategia, prevedendo l’assalto imminente”.
A proposito di Carige e Grecia, non si può non notare come, per ironia della sorte, come l’anagramma della parola Carige sia…proprio Grecia. Su Twitter, l’anagramma è stato fatto notare in particolare dagli utenti @dottorpax e @PatroneLuca
#Carige = Grecia#anagramma
— Pax (@dottorpax) January 3, 2019
Da genovese, constatare che l’anagramma di #CARIGE è #GRECIA, è abbastanza inquietante. @GTimossi
— Luca Patrone (@PatroneLuca) June 29, 2015
Intanto, ospite di Porta a Porta nella puntata che è andata in onda ieri, il premier Giuseppe Conte si è rifiutato di definire l’insieme delle misure approvate dal governo per Carige una operazione di “salvataggio”.
“In questo momento non parliamo di salvataggio Carige, non siamo intervenuti per tramutare partecipazione dello Stato in partecipazioni. Confidiamo che gli azionisti possano ricapitalizzare. Se questo non avverrà confidiamo in operazioni di aggregazione. Non pensiamo vadano messi i soldi dello Stato, ove mai saranno messi non intendiamo socializzare i costi e privatizzare i profitti”.
Bloomberg riporta nel frattempo che 10 sarebbero i potenziali acquirenti, tra cui UniCredit, Banco BPM e BNP Paribas.