Rischio Italia sbarca al G7. Usa monitorano sviluppi, fari su Italia rubano scena a JP Morgan
Il rischio Italia si prepara a sbarcare al prossimo G7 dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali, che si aprirà domani, giovedì 31 maggio, a Quebec, in Canada. Del destino politico, economico e finanziario dell’Italia ha parlato intanto già la Casa Bianca, affermando di star monitorando attentamente quanto sta avvenendo nel paese. Il G7, che durerà tre giorni, affronterà anche le minacce legate al protezionismo: a tal proposito, la riunione coinciderà con la data cruciale del 1° giugno, fissata dal presidente Usa Donald Trump per decidere se prorogare a favore dell’Ue le esenzioni dai dazi sull’acciaio e l’alluminio.
Intanto, mentre nella scena politica italiana si torna a parlare nuovamente di una opzione governo M5S-Lega, dopo che Luigi Di Maio ha lanciato l’appello chiaro “Fateci ripartire”, un funzionario del Tesoro Usa sottolinea a Reuters che sarebbe meglio, per l’Italia ma anche per altri paesi dell’Eurozona, cercare di risolvere i propri problemi nell’ambito dell’euro.
Il funzionario ha ammesso che il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti sta monitorando la crisi politica italiana, rassicurando allo stesso tempo sul fatto che al momento non c’è alcun rischio sistemico, legato alla volatilità degli asset italiani e internazionali, che possa essere fonte di preoccupazione per gli Stati Uniti. Tornando sul G7, non si sa, ha aggiunto, chi rappresenterà l’Italia alla riunione.
Gli Usa per ora stanno dunque sdrammatizzando il rischio contagio dell’Italia. C’è da dire, tuttavia, che il tonfo che ha piegato ieri i BTP e Piazza Affari, e che non ha risparmiato neanche l’euro, capitolato ai nuovi minimi degli ultimi dieci mesi nei confronti del dollaro, ha contagiato sicuramente Wall Street nella sessione di ieri, dove gli investitori hanno attaccato, in particolare, le banche, scontando anche il pericolo Italia.
La grande attenzione che tutti i mercati, a livello mondiale, stanno dando all’Italia, ha oscurato, almeno in Italia nell’immediato, una grande notizia arrivata direttamente da Wall Street: esattamente la dichiarazione di Daniel Pinto, co-direttore generale di JP Morgan, che ha avvertito che è probabile che il fatturato della divisione di trading del colosso bancario americano, relativo al secondo trimestre, risulti piatto su base annua, a causa degli oneri legati ad alcuni cambiamenti contabili e alle tasse.
La dichiarazione ha messo sotto pressione il titolo del colosso, provocando un sell off anche su altri titoli bancari Usa.
Detto questo, vale la pena riprendere le parole che l’economista Peter Cardillo ha rilasciato nel corso di un’intervista al “Corriere della Sera”, parlando della crisi politica italiana.
Responsabile economista mercati per Spartan Capital Securities di New York, Cardillo ha sottolinea che, “sulle quotazioni del listino (Wall Street) sta pesando anche il rallentamento delle banche statunitensi. In effetti, però, la crisi politica italiana sta avendo degli effetti sui mercati. La preoccupazione di fondo è che l’instabilità possa rallentare la crescita nell’Eurozona, che già non è così robusta”. Lanciando un chiaro avvertimento: il problema dello spread è più che concreto perchè se “Moody’s o Fitch dovessero tagliare il rating, lo spread potrebbe salire anche a 500-600 punti base” e, con “uno spread a 500 l’Italia non sarebbe più in grado di ottenere credito dal mercato”.