Risparmi ai minimi dal 2012, italiani sempre più cicale. In salita la fiducia sulla ripresa
Italiani sempre più cicale e sempre meno formiche. La percezione della crisi, per la prima volta, sembra attenuarsi, favorendo una maggiore propensione al consumo a scapito del risparmio. E se l’uscita definitiva da essa, tuttora percepita come grave dall’83% degli italiani, appare ancora lontana, lo è meno dello scorso anno: ci si attende che duri ancora 4 anni e mezzo contro i 5 del 2016. Questa la fotografia scattata da Acri e Ipsos in occasione della 93esima Giornata Mondiale del Risparmio, che si celebra oggi.
La quota di coloro che preferiscono godersi la vita senza pensare a risparmiare è tornata ai livelli pre-crisi. “Dopo gli anni della crisi economica che hanno creato enorme incertezza sul futuro portando le famiglie a ridurre drasticamente gli acquisti e a mettere da parte i soldi – commenta il presidente di Codacons, Carlo Rienzi– si registra finalmente una inversione di tendenza e una importante modifica dei comportamenti degli italiani, sempre più protesi al consumo e meno al risparmio”. La trasformazione dei cittadini da formiche a cicale era stata già certificata dall’Istat, che ha registrato nel secondo trimestre del 2017 una propensione al risparmio delle famiglie ai livelli minimi dal 2012.
Il numero di italiani propensi al risparmio rimane comunque estremamente elevato: sono l’86%, anche se in calo rispetto all’88% dell’anno scorso. Dopo quattro anni consecutivi di crescita, diminuisce di 3 punti percentuali la quota di italiani che affermano di aver risparmiato negli ultimi 12 mesi: passano dal 40% del 2016 al 37% attuale e aumentano coloro che consumano tutto il reddito (41%, erano il 34% nel 2016). Contemporaneamente torna ai livelli pre crisi la quota di coloro che preferiscono godersi la vita senza pensare a risparmiare: sono il 12% (+1 punto percentuale sul 2016). Chi lo fa, risparmia per il futuro e per tutelarsi personalmente (37%) o per poter pensare al futuro dei figli (25%). La preoccupazione per il futuro è confermata dal fatto che il 71% dei lavoratori è preoccupato per il proprio domani dopo la pensione.
Paura e preoccupazioni, pur ancora presenti, stanno però lasciando spazio a un atteggiamento più tranquillo e fiducioso nel futuro. Complessivamente, il numero dei fiduciosi sul miglioramento della propria situazione personale è nettamente superiore a quello degli sfiduciati (12% gli sfiduciati, 22% i fiduciosi), anche se il 64% degli intervistati non si attende cambiamenti della propria situazione economica. Il maggior recupero di fiducia si registra fra i 31 e i 44 anni, mentre permangono forti differenze territoriali: mentre nel Nord Ovest si registrano i principali segni di ritornata fiducia, nel Sud questi segni sono molto poco presenti, quando non del tutto assenti.
La situazione economica delle famiglie mostra un trend positivo, dopo l’interruzione dello scorso anno: quelle colpite direttamente dalla crisi sono meno di una su cinque (19% contro il 28% del 2016). Questa situazione determina un netto miglioramento in termini di soddisfazione rispetto alla propria situazione economica, che torna ai massimi del periodo post-Euro. Nel complesso, dunque, si assiste a una ripresa di ottimismo, trainata, oltre che dalla percezione legata al futuro personale, anche da una rinata fiducia nel futuro del proprio territorio e da aspettative nettamente migliori circa l’economia europea (saldo +5 contro il -10 del 2016).