Risparmiatori truffati: con ricorso Anac 300 hanno ottenuto rimborsi pieni. Intanto governo valuta eliminazione prova a carico vittime
Grazie al ricorso all’arbitro Anac, ad oggi, circa 300 risparmiatori delle quattro banche tristemente note per essere state poste in risoluzione (Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti, Cariferrara) hanno ottenuto il rimborso pieno, pari al 100%, dei bond subordinati. La notizia è stata diffusa dal Fondo interbancario (Fitd), che gestisce il Fondo di solidarietà: i ricorsi con esito positivo al 20 luglio sono stati esattamente pari a 301 unità, per un ammontare di 11,64 milioni di euro. Le istanze presentate all’Anac dai risparmiatori che spesso vengono chiamati risparmiatori truffati o anche risparmiatori azzerati sono state in tutto 1.753.
Ora il Fondo, chiusi i ristori per quelle quattro banche, sta procedendo sui ristori per le banche venete, in gran parte micro-investitori: finora 934 pratiche liquidate per 4,5 milioni, per tre quarti (679) sotto i 5mila euro.
All’arbitro si poteva rivolgere chi non rispondeva ai requisiti indicati dalla legge per il ristoro all’80% (massimo 35mila euro di reddito o 100mila euro di patrimonio) o chi possedeva obbligazioni acquistate dopo il 12 giugno 2014 (data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della commissione Ue della direttiva Brrd). O anche chi voleva ‘scommettere’ su un rimborso del 100% anche se aveva i requisiti per chiedere l’indennizzo al Fondo di solidarietà, che liquida invece un rimborso forfettario fino all’80% dei titoli azzerati con il salvataggio delle 4 banche del novembre 2015.
L’Ansa riporta che per tutti questi motivi (le caratteristiche dei risparmiatori e il rimborso pieno) si tratta di assegni mediamente più cospicui di quelli liquidati direttamente dal Fitd con la procedura forfettaria che, nel caso delle 4 banche, per la stragrande maggioranza (10mila pratiche su 16mila trattate) hanno riguardato rimborsi sotto i 10mila euro.
Al momento sono circa la metà (921) le domande per le quali è già partita la procedura (le comunicazioni tra collegi arbitrali e banche interessate, intermediate dal Fondo) e sono state pochissime le istanze respinte dall’arbitro (poco più di una cinquantina).
Ancora più bassi gli importi liquidati finora agli obbligazionisti delle banche venete: le domande inoltrate al Fondo sono state in tutto 8.492 e quelle già lavorate finora 1.771.
L’obiettivo, ha spiegato il vice direttore generale del Fitd Salvatore Paterna, è quello di “concludere la procedura nel corso del 2019”.
La maggior parte delle domande è arrivata da risparmiatori della Banca Popolare di Vicenza (il 97%). Finora si è registrato un alto numero di pratiche rigettate legato al fatto che le banche venete avevano collocato un numero elevato di titoli a investitori istituzionali, quindi i risparmiatori retail non li hanno acquistati direttamente dalle banche (altro requisito per accedere al rimborso forfait). Per le venete comunque finora non c’è stato nessun rimborso superiore ai 100mila euro e appena 7 tra i 50mila e i 100mila euro.
La questione ristori per i risparmiatori truffati rimbalza intanto sul tavolo del governo M5S-Lega. Stando a quanto riporta sempre l’Ansa, per le vittime delle vendite fraudolente di obbligazioni subordinate delle quattro banche del Centro Italia (Marche, Etruria, Ferrara, Chieti) e delle due popolari di Vicenza e Veneto banca, il governo potrebbe eliminare presto l’onere della prova a carico del risparmiatore: che, nel caso di acquisti di obbligazioni prima del 2007, potrebbe risultare piuttosto difficile.
La Repubblica riporta a tal proposito che “presto il governo di Giuseppe Conte – che ha incontrato le associazioni di risparmiatori come uno dei suoi primi atti pubblici – vorrebbe compiere un salto di qualità, per giungere a un risarcimento anziché al semplice ‘ristoro’, e per estenderlo anche agli investitori in azioni, primi tra tutti quelli delle due banche venete. Per rimpolpare la dote, presto l’esecutivo potrebbe rivedere le norme messe a punto dal vecchio esecutivo per rendere operativo il nuovo fondo da 100 milioni spalmati su quattro anni”.
Intanto, porta proprio la data di ieri 5 agosto la lettera che l’associazione di risparmiatori veneti “Ezzelino da Onara” ha scritto al premier Giuseppe Conte.
“La imploriamo di dare seguito alla pubblicazione del Decreto di attuazione che doveva essere attuato entro il 30 marzo 2018. Capiamo le difficoltà del governo e l’impegnativa agenda di avvio ma l’emergenza ogni ora ci coinvolge con colloqui drammatici che non sempre riusciamo riportare a ragione, e anche noi siamo stanchi, non ce la facciamo più”.
“Ad agosto – concludono i rappresentanti dei soci azionisti e correntisti delle ex popolari venete – tanti risparmiatori e imprenditori non possono andare in vacanza, aspettano un atto immediato e concreto di cambiamento e di salvezza, l’inizio del rimborso dei loro risparmi espropriati”.