Russia-Ucraina: Unimpresa, possibile balzo inflazione al 7% se conflitto durerà a lungo
Se il conflitto Russia-Ucraina durerà a lungo il Pil italiano potrebbe perdere 0,7 punti percentuali quest’anno, fermandosi al 3,4%, e 0,9 punti percentuali nel 2023, fermandosi all’1,9%, mentre l’inflazione salirebbe, rispettivamente, di 1,2 punti percentuali aggiuntivo nel 2022, fino al 6,2%, e di 3,5 punti percentuali in più l’anno prossimo, fino al 7%. È quanto evidenzia il Centro studi di Unimpresa, in un documento in cui descrive due scenari relativi alla situazione attuale e alla sua relativa durata.
Secondo Unimpresa, se il conflitto in Ucraina dovesse chiudersi rapidamente, l’impatto sul Pil dell’Italia sarebbe di 0,5 punti percentuali quest’anno, fermandolo al 3,6%, e nullo nel 2023, lasciandolo al previsto 2,8% mentre l’inflazione, salirebbe di un punto percentuale quest’anno, arrivando al 6%, e di 0,7 punti percentuali nel 2023, arrivando al 5,5%.
“L’economia italiana crescerà comunque sia quest’anno sia l’anno prossimo, ma crescerà meno di quanto previsto dalla Commissione europea, insomma c’è in ogni caso da essere particolarmente preoccupati” commenta il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Sul piano economico ci saranno danni enormi per la Russia e per l’Unione europea, danni che deriveranno dalla mancanza di materie prime e crollo generale dei consumi, e anche di turismo ed export, che provocheranno conseguenze negative per tutte le principali economie europee: Germania, Francia e la stessa Italia. Si tratta di danni e perdite per settori cruciali come le auto o il settore alimentare”.
L’Italia, che dalla Russia importa il 40% del gas comprato all’estero, rischia più di altri, in misura maggiore in quattro ambiti: il costo dell’energia delle imprese che potrebbe portare a una riduzione della produzione industriale; rischia per le bollette delle famiglie; poi potrebbero esserci effetti negativi per la mancanza di materie prime, oltre a gas; infine, diversi settori importanti che ne risentiranno come l’esportazione di vini pregiati, la moda e il lusso.
Questa situazione sta portando alla luce, inoltre, due grandi contraddizioni per l’Europa e per la Russia, secondo Unimpresa. Per l’Europa, le sanzioni sono un’arma pericolosa e l’Europa ha una enorme dipendenza economica dal gas russo che rende in parte contraddittorio il suo comportamento: prova a eliminare, con una bomba atomica-finanziaria, una nazione che è allo stesso tempo un fornitore vitale. La Russia incassa ogni giorno 700 milioni di dollari dalla vendita di materie prime, il gas in particolare. E in qualche modo continuerà a farlo perché l’esclusione dal circuito Swift non riguarda i pagamenti di gas.